A Natale la Parola si è fatta carne

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Nella notte di Natale papa Francesco ci ha invitato a riconoscere Dio nella ‘mangiatoia’, in quanto lì si rivela il ‘mistero della speranza’:

“E con questo segno il Vangelo ci svela un paradosso: parla dell’imperatore, del governatore, dei grandi di quel tempo, ma Dio non si fa presente lì; non appare nella sala nobile di un palazzo regale, ma nella povertà di una stalla; non nei fasti dell’apparenza, ma nella semplicità della vita; non nel potere, ma in una piccolezza che sorprende. E per incontrarlo bisogna andare lì, dove Egli sta: occorre chinarsi, abbassarsi, farsi piccoli.

Il Bambino che nasce ci interpella: ci chiama a lasciare le illusioni dell’effimero per andare all’essenziale, a rinunciare alle nostre insaziabili pretese, ad abbandonare l’insoddisfazione perenne e la tristezza per qualche cosa che sempre ci mancherà. Ci farà bene lasciare queste cose per ritrovare nella semplicità di Dio-bambino la pace, la gioia, il senso luminoso della vita.

Lasciamoci interpellare dal Bambino nella mangiatoia, ma lasciamoci interpellare anche dai bambini che, oggi, non sono adagiati in una culla e accarezzati dall’affetto di una madre e di un padre, ma giacciono nelle squallide ‘mangiatoie di dignità’: nel rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti.

Lasciamoci interpellare dai bambini che non vengono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi”.

Anche l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha invitato i fedeli a riscoprire la ‘carnalità’ di Dio: “Dunque, il Natale ci dà questo annuncio: la carne, e cioè l’umanità del Figlio di Dio, è la via della salvezza, perché attraverso tutto ciò che è concretamente umano egli ci ha salvato.

Penso alla vita di famiglia in particolare, l’esperienza più umana e profonda che una persona possa fare e che può apparire oggi, purtroppo, quella più debole, ma che in realtà è la più forte di risorse positive per se stessa e il suo futuro, ma anche per la Chiesa e la società. Lì avviene il mistero di due che diventano una sola carne e lì ogni persona può trovare il suo spazio per vivere profondamente l’amore e il dolore, la gioia e la sofferenza.

Lì Dio si incarna continuamente nell’amore degli sposi, nel rapporto con i figli, nell’accoglienza degli anziani, nell’impegno di aiutarsi solidalmente. Sono convinto che la famiglia salverà il mondo, questo mondo virtuale e fatto di parole vuote, di promesse non mantenute, di speranze deluse. Ripartire dalla famiglia: questa è la via che Dio ha scelto per farsi carne, per farsi uno di noi. Questa può essere anche oggi la via per ridare ad ogni uomo la speranza certa di vincere il male e di costruire un mondo di pace”.

Dall’arcidiocesi di Milano, il card. Angelo Scola ha affermato che il Bambin Gesù illumina il mondo: “La Vergine che avvolge in fasce Gesù Bambino diventa l’icona della tenerezza eterna del Padre verso il Figlio per mezzo dello Spirito Santo. Riferendosi alla nudità di cui si vergognarono i nostri progenitori nel giardino dell’Eden dopo il peccato originale, i Padri della Chiesa ne parlano come del simbolo di ogni nostra miseria e fragilità.

Avvolgerla è la natura propria della Redenzione… Come cristiani il nostro modo di porsi è innanzitutto annunciare Gesù Cristo, con più vigore e meno complessi. Gesù non ha aspettato che le condizioni oggettive del suo tempo migliorassero, ma ha generato un soggetto nuovo nella storia. Nel nostro porsi c’è già anche l’opporsi.

L’opporsi a ogni violenza nel nome di Dio, come Papa Francesco non si stanca di richiamare. E al tempo stesso l’opporsi anche al sistema economico che fa sì che, come Paesi occidentali, chiudiamo gli occhi di fronte ai Paesi che fomentano il discorso estremista, nella speranza che si tratti soltanto di un discorso. No, non sono solo parole, sono fatti.

E morti, la maggior parte dei quali fuori dall’Europa. Troppo tempo abbiamo già perso svendendo le nostre convinzioni, la libertà religiosa in primis, per il nostro, moderno, piatto di lenticchie. E ora la minaccia è globale”.

Da Betlemme, l’amministratore apostolico, mons. Pierbattista Pizzaballa, ha affermato che la nascita di Gesù ha portato la libertà di essere figli: “Come Maria dopo l’annuncio dell’angelo, come Giuseppe dopo il sogno celeste, come i Pastori dopo il canto degli angeli, come i Magi dopo aver visto la stella, anche noi siamo invitati a metterci in cammino, a deciderci per l’impegno, ad uscire dalle nostre pigrizie e dai nostri ragionamenti per andare fino a Betlemme, per entrare nel nuovo spazio di vita e di pace, il Regno che Cristo viene a inaugurare. La porta è aperta, la nostra libertà è invitata…

Il Natale racconta di una gioia e di una pace che giungono se avremo la buona volontà di aprire le porte; se condivideremo la buona volontà di Dio che apre anziché chiudere, dona anziché prendere, perdona anziché vendicarsi. Possiamo passare dalla ideologia del nemico alla logica della fraternità, mossi da un Dio che ha avuto fiducia nell’uomo prima ancora che noi avessimo fiducia in Lui”.

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