Amore Divino Incarnato

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Preludio

L’alveo vivente in cui l’amore di Dio incontra la fragilità creaturale è il Verbo fatto carne. L’amore incarnato del Padre si fa presente nella Chiesa e con la sua grazia divina redime e divinizza il cuore ferito dell’uomo. Conferma l’angelo Gabriele a Maria: Nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37). E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria (Gv 1,14). L’amore del nostro Dio possibile annulla l’incapacità del nostro amore impossibile perché provato dal male e dal dolore.

Tre sono gli alvei in cui la fragile impossibilità umana si fa forza possibile divina.

La profondità del cuore

Creati dall’amore, viviamo per amare e ci realizziamo amando. Eppure, quest’invincibile e struggente bisogno d’amare è frustrato dall’egoismo, dalla superbia, dagli inganni che quotidianamente insidiano la vita di ciascuno e la storia dell’umanità. L’Amore fatto carne della nostra umana natura ci rende capaci d’amare oltre ogni misura. Quest’amore è chiamato Agape che non è rifiuto dell’eros, ma lo arricchisce, lo purifica, lo innalza con l’irradiante amore che viene dall’alto e tende verso l’alto come dono di Dio accolto dall’uomo e da lui ricambiato. Non c’è, dunque, opposizione tra Agape, amore oblativo, ed eros, amore passionale, ma armonia profonda e feconda nell’unità della persona umana.

Il sì a Dio, che sana e fortifica l’amore, è il sì al cuore dell’uomo bisognoso d’amare. Nella vera e piena umanità di Cristo, dotata di sensi e di pathos, si è rivelato questo rapporto “sponsale” tra Dio e l’uomo, «senza confusione, e mutamento, senza divisione e separazione», afferma con chiara espressione il Concilio di Calcedonia.

L’energia dei ritmi del tempo nello spazio

Solo l’amore costruisce la civiltà della concordia e della pace. La storia non sarà mai costruita da muri di separazione, ma da ponti di dialogo che propongono scelte di giustizia cosmica. Soltanto la forza dell’amore è capace di operare tali scelte, perché la sua energia svuota ogni violenza e costruisce legami liberanti di libertà. La carità, dunque, è il fondamento di tutti i veri rapporti umani, perché l’amore è l’unica speranza di tutti coloro che coltivano in cuore il bene comune degli uomini.

Questo Amore è stato rivelato e donato da Gesù Cristo che è in persona l’Amore, l’unico che con la sua Grazia ci rende capaci di amare se accogliamo il suo amore.

La presenza della Chiesa nel mondo

Ogni rinnovamento autentico è il risultato dell’amore accolto e ridonato nell’apertura di cuore, nella docilità e nell’obbedienza allo Spirito. Il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita se crede fermamente all’amore di Dio attraverso l’incontro con l’evento dell’Incarnazione attraverso la Persona inviata dal Padre che è il Verbo: Amore divino incarnato. Soltanto nella sequela di Cristo s’impara ad amare col suo stesso amore divino. È l’amore con cui Gesù ci ha dato prova di amarci e che solo lui è capace di accendere nel nostro cuore perché lo viviamo come lui lo ha vissuto. La certezza rimane in quella frase che l’Angelo dice a Maria nell’annunciazione: Nulla è impossibile a Dio. Quest’amore possibile s’innesta nella verità che siamo creati da Dio a sua immagine e somiglianza e divinizzati in Cristo dallo Spirito. Chi accoglie il Signore Gesù sperimenta l’impossibile possibilità divina che rende capaci d’amare vivendo cor ad cor con la Trinità. L’incontro con l’amore divino umanizza, trasforma e divinizza il credente che l’accoglie in entusiasmo. Sta tutta qui la giovinezza della Chiesa, il suo slancio missionario creativo e operativo che la rende viva, presente e credibile.

Postludio

Quando l’eros, nella sua assolutizzazione egoistica, è ripiegato sui capricci dell’”io” e non è sostanziato dalla fiamma dell’Agape, rimane carne e ai fini della salvezza non giova a nulla. L’amore che viene dal Padre è Agape. Non c’è accesso all’amore agapico se non ci si apre all’amore con cui il Padre ama il Figlio già prima della creazione del mondo e che ha trovato il suo epilogo nell’incarnazione e nella morte per la salvezza di tutti gli uomini. Il mondo potrà anche conoscere un Dio conforme alle spremute del proprio cervello, ma un simile Dio è senza gloria, ed è senza gloria perché è senza amore ed è senza amore perché è senza incarnazione e senza croce.

La luce della stella, nella notte di gioia in cui il Verbo s’incarna, è preludio al buio del sole nell’ora nona, quando il Verbo è trafitto in croce e muore in attesa che l’alba del terzo giorno si trasfiguri in splendore di Risurrezione glorificata.

La Cena eucaristica è il segno di questo misterioso capovolgimento. L’Agape non è solo un sereno banchetto animato da buoni sentimenti di fraternità, ma la rivoluzione e la rivelazione dell’Amore con cui Gesù ha amato l’umanità facendosi carne della nostra umana natura e versando il sangue per la redenzione dell’umanità. L’amore che salva è l’accettazione di fede del suo annientamento e l’adozione del suo esempio come norma di vita che attinge la novità di Vita nell’Agape eucaristica in cui sempre deve riconoscersi la comunità dei credenti per rimanere credibile.

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