San Nicola di Bari punto tra Occidente ed Oriente

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Per la festa di san Nicola Bari è stato il punto d’incontro tra Occidente ed Oriente, come ha scritto papa Francesco nel saluto al patriarca Bartolomeo: “Bartolomeo I a Bari, il messaggio di Papa Francesco:

“Desidero unirmi spiritualmente al carissimo fratello Bartolomeo nella venerazione del Santo Vescovo di Myra Nicola, le cui reliquie sono custodite a Bari da quasi mille anni, affidando alla intercessione di questo Pastore tanto amato in Oriente e in Occidente la nostra preghiera per il desiderato raggiungimento della piena unità dei cristiani”.

Il primate ortodosso ha definito l’incontro un ‘gesto d’amore’: “Mira e Bari, Oriente e Occidente sono spiritualmente legati attraverso questo Santo, la cui venerazione ha varcato tutti i confini degli uomini”, ha sottolineato infatti il patriarca. “Egli è il Santo forse più venerato nell’Oriente Cristiano, dopo la Vergine Maria, la Madre di Dio, la Theotokos, e per questo ogni anno si riversano in questa città miglia di pellegrini ortodossi da tutti gli angoli della terra, per poter passare accanto alla Cripta del Santo, per essere pellegrini con Lui, per ottenere una grazia con le Sue preghiere”.

E nella visita al seminario di Molfetta ha ribadito cosa è la teologia: “Teologia non significa apprendere solamente delle nozioni offerte dalle varie materie dell’ordinamento degli studi; Teologo, è colui che prega, è colui che parla delle cose di Dio, non come un osservatore esterno, ma come un vero imitatore, immerso nella conoscenza di Dio”. Concetto ribadito durante la messa pontificale in onore del Santo:

“La vocazione ecumenica e lo stile ospitale di questa terra, lambita dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio, ha fatto sì che essa sia terra di accoglienza, nel passato come nel presente. Nel passato qui trovarono rifugio i cristiani perseguitati a seguito di invasioni straniere, a guerre fratricide e conseguenti carestie dei paesi che si affacciano sull’altro versante del mare.

Vennero accolti e si integrarono con l’allora tessuto sociale, anche mantenendo le tradizioni delle loro terre di origine, arricchendo nel contempo la nuova patria. Abbiamo visto numerose testimonianze nelle iscrizioni e nella iconografia bizantina di numerosi reperti storico-ecclesiastici, ma anche vestigia di questa presenza nella terra del Salento”.

Ecco teologia significa anche accoglienza: “Nonostante le difficoltà che tutto questo comporta, agli inevitabili problemi che possono sorgere, questa terra non ha mai chiuso le sue porte, non è mai rimasta indifferente al grido di aiuto di tanti fratelli e sorelle nel bisogno. Oggi purtroppo, ancora una volta il Mare Mediterraneo, mare di cultura, mare di solidarietà, mare di collaborazione, è divenuto mare di ondate di profughi e migranti da ogni dove”.

Ed ha invitato i cristiani a non restare indifferenti al grido di chi chiede aiuto: “Come cristiani non restiamo indifferenti a questo grido di dolore, e questa terra sappiamo che continua a fare la sua parte, ma allo stesso tempo non possiamo tacere davanti allo scandalo delle mercificazione dell’essere umano, del fondamentalismo religioso che pretende di agire nel nome di Dio, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del depauperamento delle risorse naturali a vantaggio di pochi e a svantaggio di molti, soprattutto dei più poveri.

La Casa comune, l’ambiente naturale appartiene a Dio e non siamo solo i suoi economi, non siamo nuovi dei senza Dio. Per questo abbiamo alzato il grido assieme al nostro amato Fratello a Roma, Papa Francesco dall’Isola di Lesbo verso tutti i potenti della terra, verso coloro che hanno in mano le sorti dell’umanità, e continuiamo a farlo nel nome di Dio, Padre Onnipotente e Padre Misericordioso”.

Infine, citando il teologo ortodosso Evdokimov, ha richiamato ad un cammino verso la santità: “I Santi infatti, anche dopo la loro dipartita, continuano ad essere membra viventi della Chiesa, con la loro preghiera sono un legame tra le cose di lassù e le cose di quaggiù. Supplicando i santi, scriveva il noto teologo Evdokimov, noi preghiamo Cristo presente in loro e ci rivolgiamo a quella potenza di amore di Cristo che fa tutti il suo corpo.

Così noi tributiamo il giusto onore e la venerazione alle Sante Reliquie dei Santi per la grazia del legame incorruttibile del corpo con lo Spirito divino e secondo la tradizione della Chiesa Antica, anche con la analoga presenza testimoniata dalla loro Icona”. E san Nicola è l’icona di questa santità, perché è il santo di tutti:

“Dopo la Icona di Cristo e della Vergine, la Icona di San Nicola è quella più conosciuta, più onorata, non manca nelle case dei fedeli. Ma perché questo Santo è così amato, nonostante non ci siamo scritti teologici o documenti rilevanti sulla sua opera. Crediamo perché San Nicola è stato un vescovo amato dal suo popolo, un vescovo che ha vissuto per la verità della fede, nella sua battaglia contro la eresia ariana del suo tempo, ma anche il vescovo giusto nella sua Chiesa.

Difensore dei poveri, giudice implacabile di fronte alle ingiustizie dei potenti e ferreo combattente del peccato. Ma anche uomo mite, pieno di continenza, pronto al perdono, pieno di compassione per la debolezza dei fedeli, che iniziava a manifestarsi con la libertà della fede cristiana a seguito dell’Editto di Milano, ma fermo aiutante nella difesa dei costumi e della rettitudine.

Per questo la sua fama si è diffusa al di là dei confini della sua Chiesa a Mira di Licia”. Ed ha concluso con un saluto a papa Francesco, tratto dal Doxastikon delle Lodi:

“Pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore, èmulo del buon pastore; i malati facendo l’elogio del medico; quelli che sono nei pericoli, del liberatore; i peccatori, dell’avvocato; il poveri, del tesoro; gli afflitti, del conforto; i viaggiatori, del compagno di viaggio; quelli che sono in mare, del nocchiero: tutti, facendo l’elogio del grandissimo pontefice che ovunque a noi fervido accorre, così diciamo: Santissimo Nicola, affrettati a liberarci dall’angustia presente, e con le tue supplice, salva il tuo gregge”.

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