Il papa ha invitato gli studenti ad affermare la verità

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Promosso e organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, si è tenuto a Roma il IV Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti Internazionali, che aveva come tema ‘Evangelii Gaudium di Papa Francesco e sfide morali nel mondo intellettuale degli studenti internazionali verso una società più sana’, a cui hanno partecipato 130 persone provenienti da 36 Paesi dei cinque continenti, tra cui 30 giovani che stanno vivendo l’esperienza di studiare in un Paese diverso dal loro.

Infatti secondo una statistica sono circa 5.000.000 i giovani che hanno lasciato la loro terra d’origine e si sono recati all’estero per completare gli studi superiori nelle diverse istituzioni accademiche del pianeta. L’obiettivo del Congresso era quello di valutare gli incoraggiamenti, le riflessioni e le considerazioni dell’Esortazione Apostolica ‘Evangelii Gaudium’ come base per una pastorale studentesca più attuale ed efficace.

Esperti del settore, cappellani degli istituti universitari e operatori pastorali hanno evidenziato le sfide culturali, religiose e umane presenti nei contesti scolastici attuali, in modo particolare per quanto riguarda la pastorale degli studenti internazionali. Dal convegno è emersa la necessità di una pastorale che accompagni personalmente gli studenti universitari, che li metta al centro delle attività proposte, li faccia ideatori e promotori di nuove iniziative, senza tralasciare il fruttuoso scambio tra giovani che appartengono a diverso credo religioso.

Formatori e studenti sono stati concordi nell’incoraggiare i giovani universitari cristiani ad essere gioiosi evangelizzatori nel loro contesto quotidiano, anche all’interno degli Atenei. Desiderio dei giovani studenti è di sentirsi parte attiva nel Paese che li accoglie, condividendo sfide e speranze, difficoltà e progetti, superando il rischio di cadere nell’anonimato e di soffrire la solitudine per la lontananza dagli affetti familiari e l’inserimento nel nuovo contesto di vita.

Molti giovani studenti hanno raccontato i momenti di solitudine vissuti dopo il trasferimento all’estero quando, immersi in un ambiente diverso, si sono sentiti spaesati e confusi. Essi hanno chiesto che cappellani e operatori pastorali diventino punto di riferimento anche per l’inserimento nella nuova rete di rapporti.

Alcuni hanno raccontato che una gioiosa esperienza di fede è possibile solo se supportati dalla comunità ospitante. Per questo, hanno chiesto che le comunità si dispongano adeguatamente all’accoglienza, che costituisce il fondamento per la crescita personale e spirituale degli studenti internazionali.

Preziosa è stata la testimonianza di rappresentanti del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, della Comunione Anglicana, della Federazione Luterana mondiale e del Consiglio mondiale delle Chiese, come pure è stato assai arricchente il contributo di studenti appartenenti al buddismo, all’islam e all’induismo, che hanno sollecitato esperienze di mutua conoscenza, reciprocità e collaborazione nell’ambizioso progetto di creare società moralmente sane, nella giustizia, nella pace e nel rispetto del creato.

Momento culminante del Congresso è stata l’udienza con papa Francesco che ha spronato i giovani a portare con gioia l’annuncio del Vangelo senza spaventarsi di fronte alle sfide e ha esortato accompagnatori e insegnanti a formare in modo etico le nuove generazioni: “Nel nostro tempo, le sfide morali da affrontare sono molte e non è sempre facile lottare per l’affermazione della verità e dei valori, soprattutto quando si è giovani.

Ma con l’aiuto di Dio, e con la sincera volontà di fare il bene, ogni ostacolo può essere superato. Sono contento perché, se siete qui, è per dimostrare che le sfide non vi fanno paura, ma vi spronano a lavorare per costruire un mondo più umano. Non fermatevi mai e non scoraggiatevi, perché lo Spirito di Cristo vi guiderà, se ascolterete la sua voce”.

Eppoi ha sottolineato il compito che spetta all’intellettuale cattolico: “Alla concezione moderna dell’intellettuale, impegnato nella realizzazione di sé stesso e in cerca di riconoscimenti personali, spesso senza tener conto del prossimo, è necessario contrapporre un modello più solidale, che si adoperi per il bene comune e per la pace.

Solo così il mondo intellettuale diventa capace di costruire una società più sana. Chi ha il dono di poter studiare ha anche una responsabilità di servizio per il bene dell’umanità. Il sapere è una via privilegiata per lo sviluppo integrale della società; e l’essere studenti in un Paese diverso dal proprio, in un altro orizzonte culturale, permette di apprendere nuove lingue, nuovi usi e costumi.

Consente di guardare il mondo da un’altra prospettiva e di aprirsi senza paura all’altro e al diverso. Questo porta gli studenti, e chi li accoglie, a diventare più tolleranti e ospitali. Aumentando le capacità relazionali, cresce la fiducia in sé stessi e negli altri, gli orizzonti si espandono, la visione del futuro si amplia e nasce il desiderio di costruire insieme il bene comune”.

Concludendo l’udienza papa Francesco li ha esortati ad essere ‘sentinelle del mattino’, come li aveva chiamati papa san Giovanni Paolo II: “Vi incoraggio a esserlo ogni giorno, con lo sguardo rivolto a Cristo e alla storia. Così riuscirete ad annunciare la salvezza di Gesù e a portare la sua luce in un mondo troppo spesso oscurato dalle tenebre dell’indifferenza, dell’egoismo e della guerra”.

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