Dopo il referendum i cattolici si interrogano

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Il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, durante la ricorrenza di santa Barbara, ha commentato il risultato del referendum ai cronisti: “Adesso è il momento di una grande responsabilità, come sempre a tutte le parti e a tutti i livelli”.

Ed il segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, al Tg2000 ha aggiunto: “Non lo so se chiedo molto, ma veramente chiedo che un pò tutti sotterrino l’ascia di guerra fatta di parole pesanti, fatta anche di espressioni tante volte al limite della volgarità… In questa maniera non si va da nessuna parte, non si contribuisce a costruire il bene comune e soprattutto non si crea un clima nel quale la democrazia possa essere vissuta come alternanza anche nel governo e nell’Amministrazione”.

Comunque il referendum ha portato un dato certo: la partecipazione al voto. Infatti sono stati 33.243.845 gli italiani che hanno partecipato al referendum costituzionale. Quasi il 70% degli aventi diritto (68,48% per la precisione, 65,47% se tiene conto anche dei votanti all’estero). Il No ha ottenuto il 59,11%, il Sì si è fermato al 40,89%.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto ai partiti una nuova fase di rinnovamento: “Occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco. Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento”.

Comunque ci vorrà tempo per analizzare una consultazione così importante; una prima analisi del voto è stata fatta da ‘Aggiornamenti Sociali’, la rivista dei gesuiti: “Dopo una campagna elettorale lunga e faticosa per i toni accesi e le contrapposizioni forti, i risultati del voto referendario ci consegnano alcune certezze e sollevano interrogativi…

Due motivi in particolare hanno reso possibile questo risultato: l’importanza del voto espresso, che aveva per oggetto la modifica della Costituzione, e la percezione che potesse essere l’occasione per ‘dare una spallata’ al Governo Renzi… Un secondo elemento certo è la netta vittoria del ‘no’ a livello nazionale. Solo in poche province ha prevalso il ‘sì’ e non vi è stata la netta e paventata spaccatura tra Nord e Sud del Paese, come quella che si verificò a seguito del referendum sulla scelta tra monarchia e repubblica del 1946.

Le conseguenze politiche di questo voto, dopo la decisione presa dal presidente Renzi di dimettersi e di concludere l’esperienza del suo Governo, sono ancora difficili da determinare e gli interrogativi al riguardo troveranno una prima risposta solo nei prossimi giorni”. La rivista però si domanda se ancora ha senso mettere all’ordine del giorno il tema delle riforme della Parte II della Costituzione? Quindi ha invitato a trarre una lezione dall’ennesimo fallimento in una storia lunga ormai più di trent’anni:

“Quando decideremo di ritornare a discutere di riforme costituzionali, sarà bene prendere esempio da esperienze di coinvolgimento dei cittadini nella fase di elaborazione delle proposte che si sono già realizzate in altri Paesi, come ad esempio l’Irlanda, e che hanno dato buona prova di sé. Un processo di riforma condiviso, in cui politici e cittadini lavorano fianco a fianco, non può non dare maggior forza alle proposte avanzate e aiutare ad abbassare i toni delle contrapposizioni”.

Un altro punto da non sottovalutare per la rivista dei gesuiti riguarda l’informazione: “Bisogna prendere atto che molti oggi ripongono la propria fiducia in modo assoluto nelle posizioni e nelle notizie diffuse da siti o realtà in cui si riconoscono, credendovi appunto al di là della verità di quanto sostenuto. In parte è stato così per la campagna referendaria in Italia, che si è contraddistinta non solo per la durezza dei toni, ma anche per le cosiddette bufale che riguardavano gli argomenti tanto del ‘sì’ quanto del ‘no’.

Questo tema diviene allora prioritario e coinvolge diversi attori: i media tradizionali, i nuovi media, chi gestisce le piattaforme dei social network e tutti noi, che da lettori rilanciamo le notizie. Sono certamente responsabilità diversificate e possibilità di intervento distinte, che richiedono tuttavia una riflessione attenta sull’etica della comunicazione.

A un livello che ci tocca direttamente, come lettori e utenti dei social network, possiamo però iniziare a esercitare maggiormente il nostro spirito critico per non dar credito a notizie verosimili, non sostenere siti e testate che fanno disinformazione e non aumentare il livello di contrapposizione nel dibattito”.

Anche il presidente delle Acli, Roberto Rossini ha sottolineato il bisogno delle riforme per l’Italia: “Con una grande manifestazione di passione popolare, la democrazia italiana ha offerto un chiaro segnale di forza partecipativa. Magari diminuiscono le manifestazioni di piazza e le tessere dei partiti, ma si riscopre il valore del voto, gesto essenziale di ogni democrazia. Con la notevole affermazione del No rimane invariata la Costituzione; sono salvi il Cnel, la legislazione concorrente e il bicameralismo paritario.

Eppure l’Italia, e noi lo abbiamo auspicato, necessita di riforme; ci auguriamo che quanto prima le forze politiche dialoghino per questo fine e riscoprano una passione riformista, magari più insieme”. Infine per l’Azione Cattolica Italiana occorre rigenerare la democrazia italiana:

“C’è dunque un impegno che possiamo tutti condividere già da subito: lavorare per contribuire a pacificare gli animi e ricostruire un tessuto valoriale unitario. D’altronde, se c’è una ragione che, su tutte, ha sollecitato nelle scorse settimane l’impegno dell’Azione Cattolica intorno al referendum costituzionale, affinché si sviluppasse il più ampio e partecipato dibattito sui suoi contenuti, questa è proprio la consapevolezza che la Costituzione sia di tutti, e non di una parte soltanto di questo paese.

Come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo sito, l’auspicio è che dal giorno dopo la celebrazione del referendum, e cioè da oggi, bisognerà, tutti, impegnarci ancor di più per contribuire a ricucire i conflitti e restituire piena dignità al valore costituzionale della partecipazione. C’è una democrazia da rigenerare”.

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