La rivoluzione della misericordia

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… e attendo

con trepida impazienza

un giubileo

senza suoni di trombe

annunziato soltanto dal silenzio

che canta nella cella del cuore

lì dove s’adora

col cuore del Figlio

il Padre

in Spirito e Verità!

L’esperienza ci istruisce che i malanni della psicologia umana derivano dall’orgoglio, dall’egoismo e dall’ipocrisia. L’orgoglioso è chi ricerca disordinatamente il prestigio, il valore, l’affermazione della propria persona. L’egoista guerreggia, calunnia, distrugge e ricerca disordinatamente il proprio comodo, l’utile, l’interesse, la convenienza. In effetti, l’orgoglioso egoista rappresenta quella sorta di mafioso che uccide l’altro con le armi che tiene a sua disposizione o che gli danno i mandanti di ogni assassinio e sono quei capi che non hanno né volto né nome. Questi individui bisogna lasciarli nel loro inferno di superbia in attesa che, toccati dall’amore, si convertano al rispetto dovuto alla dignità, alla libertà, alla nobiltà di ogni persona e a tutte quelle virtù umane che sono l’espressione di stima e di riguardo per tutti.

L’altro malanno della psicologia umana è l’ipocrisia. L’ipocrita, nell’aspetto appare gentile, raffinato, meticoloso e scrupoloso; dentro, invece, ha il cuore di pietra infarcito di sporcizia. Fuori, elargisce ossequi con falsi sorrisi accennati; dentro ha solo il peccato senza ravvedimento, senza dolore e senza sete di redenzione.

Il Vangelo ci illumina e ci istruisce che non si può essere veri cristiani se, nello stile di vita, non si lascia trasparire la Verità nella Carità di Gesù. I suoi discepoli del Maestro, infatti, non sono chiamati a recitare la sua storia facendo spettacolo di se stessi, ma a tradurla all’interno del vissuto quotidiano con l’umiltà della verità e il sacramento della carità.

L’ipocrita è il commediante della fede che interpreta il suo punto di vista personale come se fosse verità assoluta. In effetti, l’ipocrisia è il cattivo sentimento per eccellenza, è un vero giudizio pervertito: si pretende di essere segni di misericordia avendo, invece, un cuore e uno sguardo senza misericordia. L’ipocrita è il fariseo che sottrae a Dio il compito di stabilire ciò che è bene da ciò che è male. Gesù, giustamente, lo definisce come sepolcro imbiancato e cadavere vivente. Il fariseo s’illude di mostrarsi vivo e verace ma in realtà, avendo un cuore di pietra, è cieco, spento e senza vita.

Sappiamo bene che il maligno tenta sempre con quella falsa umiltà che è menzogna su se stessi attraverso l’innaturalità, l’insincerità e la falsa correttezza. Soltanto l’umile è capace di realizzare la verità nell’amore con la nobiltà del cuore, l’amabilità della persona, la trasparenza della coscienza, l’intensità dell’affetto e la libertà di spirito. La verità non provoca mai orgoglio, egoismo e ipocrisia; non induce mai al malumore, al pettegolezzo, alla maldicenza, alla calunnia e alla vendetta. La verità è pulizia di cuore e di mente, di sguardo e di bocca.

La veritas in caritate non è solo affettività ed emozione. La verità nutrita di carità non cerca mai gratificazioni o autorealizzazioni egocentriche ma è capacità del dono gratuito di se stessi. Non è spontaneità emotiva, strumentalizzazione dell’altro per esaltare se stessi ma cosciente e intelligente “espropriazione della soggettività” che non è mancanza di personalità. San Paolo, nel celebre inno della lettera ai Filippesi, canta che Gesù, pur essendo di natura divina, spogliò se stesso divenendo simile agli uomini. Cristo vive e offre la sua regalità sotto le sembianze dell’umiliazione e dello spogliamento. Questa strana regalità del Crocifisso rappacifica il cielo e la terra, e ne fa un unico regno (cf 2, 5-11). Però, se non si è sensibili all’azione dello Spirito Santo, il regno delle relazioni umane condurrà allo sfascio tragico e penoso della discordia che provoca guerre d’ogni genere.

Tutto deve evolversi alla luce di Dio che crea l’uomo a sua immagine ed esige che questa immagine sia rispettata e tenuta in onore. Con la creazione e la redenzione, Dio tiene gelosamente in onore la sua creatura. I nostri rapporti umani saranno santi, meravigliosi e incoraggianti se si costruiranno all’interno del piano misericordioso di Dio che è intimità d’amore tra noi in Lui.

Fare misericordia, non è giocare tra giustizia e giustizialismo all’interno di un concetto ambiguo di amore. La finta misericordia è sempre inganno. Soltanto il cuore misericordioso è trasparenza del cuore di Dio e capacità di realizzare l’amore divino nella verità, nell’umiltà e nella bellezza della concordia: è questo il magnifico e drammatico cammino dell’uomo pellegrino verso l’Assoluto. L’amore è vero quando il sorriso sulle labbra sboccia dalla sincerità del cuore come visione dello stesso amore.

Siamo nati per amore e per amare di quello stesso amore con cui Dio ci ama da sempre. Dio ci ha destinati ad amarci vicendevolmente. L’amore umano è esperienza e trasparenza dell’amore con cui Dio rivela se stesso. Ogni qualvolta facciamo esperienza della tenerezza, della cordialità e dell’amore agapico verso l’altra persona umana, facciamo esperienza dell’amore di Dio, rivelando il suo volto di Padre! Questa è la vera rivoluzione della misericordia che fa rinascere, che redime e divinizza l’uomo!

Il Vangelo insegna che esiste un’intima relazione tra operare pace misericordiosa e filiazione divina. Dio, nel suo regno escatologico, chiamerà “suoi figli” soltanto gli artefici di pace, così come consolerà gli afflitti, sazierà gli assetati di giustizia e farà misericordia ai misericordiosi. Può esserci titolo sublime più nobilitante di questo? Chi non è capace di operare misericordia e pace, può possedere tutti i titoli di qualsiasi regno, ma non avrà mai quello regale di “figlio di Dio”.

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