Papa Francesco contro la tratta umana

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Nella scorsa settimana papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti alla seconda assemblea sulla tratta degli esseri umani promosso da ‘RENATE’ (Religious in Europe Networking Against Trafficking and Exploitation). Il papa ha ringraziato suor Imelda Poole per aver organizzato l’incontro a Roma durante il Giubileo Straordinario della Misericordia:

“In questo tempo di grazia, tutti noi siamo invitati ad entrare più profondamente nel mistero della misericordia di Dio e, come il Buon Samaritano, portare il balsamo di tale misericordia alle tante ferite presenti nel nostro mondo. Una delle più dolorose di queste ferite aperte è la tratta di esseri umani, una moderna forma di schiavitù, che viola la dignità, dono di Dio, in tanti nostri fratelli e sorelle e costituisce un vero crimine contro l’umanità.

Mentre molto è stato fatto per conoscere la gravità e l’estensione del fenomeno, molto di più resta da compiere per innalzare il livello di consapevolezza nell’opinione pubblica e per stabilire un migliore coordinamento di sforzi da parte dei governi, delle autorità giudiziarie, di quelle legislative e degli operatori sociali”.

Riprendendo l’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ ha parlato della connessione tra interessi economici e reti criminose: “Per questa ragione esprimo il mio apprezzamento per il vostro impegno al fine di accrescere la coscienza sociale circa la dimensione di questa piaga, che colpisce specialmente le donne e i bambini. Ma in modo del tutto speciale vi ringrazio per la vostra fedele testimonianza al Vangelo della misericordia, come è dimostrato dal vostro impegno nel recupero e nella riabilitazione delle vittime.

La vostra attività in questo ambito ci ricorda gli ‘enormi e spesso silenziosi sforzi che sono stati fatti per molti anni da congregazioni religiose, specialmente femminili’ nel prendersi cura di coloro che sono stati feriti nella loro dignità e segnati dalle loro esperienze. Penso in modo particolare al contributo specifico offerto da donne nell’accompagnare altre donne e bambini in un profondo e personale itinerario di guarigione e di reintegrazione”.

In apertura del convegno Il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, card. Antonio Maria Vegliò, ha ricordato che la sfida da affrontare è l’attuazione dei trattati e delle raccomandazioni sui diritti umani, in modo che la collaborazione di Stato e di governi, della comunità internazionale, del settore imprenditoriale e della società civile possa essere efficace per sradicare questa piaga, grave offesa contro la persona e crimine contro l’umanità:

“La tratta è un problema multidimensionale, spesso legata alla migrazione internazionale, che include, tra l’altro, il lavoro forzato o il lavoro coatto, lo sfruttamento sessuale, la servitù, il prelievo di organi, i metodi abusivi di adozione, il reclutamento di minori negli eserciti e nei gruppi di ribelli, la schiavitù o pratiche simili alla schiavitù”.

Inoltre ha ricordato che il Vaticano ha attivamente appoggiato tutti gli sforzi per la salvaguardia della dignità umana delle persone, sostenendo le misure appropriate contro la tratta, attraverso diverse istituzioni, come l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite. La tratta di esseri umani, ha affermato il cardinale, è un reato che non può essere correttamente affrontato da alcun governo o istituzione in maniera isolata:

“E’ necessario in particolare l’impegno, da parte della Chiesa, per una formazione specifica dei sacerdoti, religiosi e laici. Le Conferenze episcopali, le diocesi e le parrocchie, così come le congregazioni religiose, devono avere persone formate a questo tipo di pastorale specifica, anche attraverso la collaborazione con altri organismi nazionali ed internazionali che sono coinvolti nella lotta a questa attività criminale”.

A tale proposito, la Chiesa propone un approccio olistico, necessario per raggiungere e stimolare ‘la coscienza del mondo’. Inoltre a Radio Vaticana suor Monica Chikwe ha tracciato il percorso nella lotta contro la tratta: “Tutti dobbiamo fare qualche cosa, non solo la società, non solo la Chiesa. Prima di tutto la società e lo Stato, devono fare in maniera che le leggi che si fanno si preoccupino veramente di punire chiunque venga trovato colpevole.

Ma la legge deve essere applicata! Un’altra cosa è combattere i fattori principali di questo fenomeno, che sarebbero i consumatori e i trafficanti. La Chiesa sta facendo tanto, specialmente tramite le suore. Quante suore, fin dal 1980, hanno iniziato ad aprire le loro case per farle diventare case di accoglienza per queste ragazze, perché avevano capito che le ragazze sono sulla strada non perché vogliano stare sulla strada, ma perché qualcuno le mette lì! Per questo, loro fanno di tutto per accogliere, salvare e riabilitare queste ragazze”.

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