CCEE: san Martino e il valore del dono

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Venerdì 11 novembre in Ungheria si è chiuso l’anno commemorativo per il 17° centenario della nascita di san Martino, figlio di un importante ufficiale dell’esercito romano. Quando ancora era soldato, ebbe la visione che diverrà l’episodio più conosciuto della sua vita. Si trovava alle porte della città di Amiens, con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D’impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante.

Quella stessa notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: ‘Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito’. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che si fece battezzare il giorno seguente e divenne cristiano, all’età di 22 anni, nel 339. Decise di lasciare l’esercito, e si recò a Poitiers, dove sant’Ilario gli conferì l’esorcistato.

E nella lettera ai vescovi ungheresi la presidenza del CCEE ha sottolineato che il santo ha saputo incarnare il ‘volto della Misericordia’: “A qualche giorno della chiusura del Giubileo della Misericordia, non possiamo non notare la felice coincidenza con la memoria di uno dei santi che meglio seppero incarnare nel loro tempo il volto misericordioso di Cristo.

La vita di san Martino ci dice che nell’incontro con il mendicante infreddolito il santo scoprì Gesù Cristo, si convertì, cambiò vita, mettendola non più al servizio di un potere mondano ma di Dio. Con questo incontro, Cristo rese San Martino capace di vivere e di amare. Obbedendo alla chiamata divina san Martino, intraprese un itinerario di vita cristiana che lo portò a prendersi cura dei poveri e degli oppressi, a diffondere il Vangelo con coraggio, a combattere gli errori del suo tempo, a edificare le comunità ecclesiali con spirito di pastore, con i sentimenti di Cristo e la capacità di vedere il mondo con gli occhi di Dio”.

Infatti san Giovanni Paolo II ha indicato il santo come uno dei fondatori del monachesimo occidentale e perciò le Chiese europee lo indicano come uno tra coloro che hanno dato le basi culturali dell’accoglienza europea: “La figura e il ministero di san Martino testimoniano l’immenso contributo umano, culturale e spirituale, che il cristianesimo ha offerto all’Europa. Il continente è erede di San Martino, di quegli uomini e di quelle donne, che come lui, sono alla base dell’umanesimo europeo.

Anche nel nostro tempo è necessario ricordare che la vita cristiana unisce la profondità della preghiera, la vita comunitaria, l’annuncio del Vangelo, l’attenzione e la dedizione ai poveri e a quanti soffrono… Sull’esempio di S. Martino, anche noi, vogliamo annunciare gioiosamente che Cristo è la nostra vita e il perenne fondamento di civiltà e cultura”.

Anche nel messaggio per la 66^ giornata del Ringraziamento la Cei ha sottolineato il valore del dono: “Nutrire il pianeta è, dunque, impresa assai più percorribile se si sanno valorizzare tutti i frutti della madre terra.

I cibi che vengono dai legumi possono apparire modesti e spesso nell’immaginario corrente sono associati ad una condizione di povertà, ma offrono in realtà un contributo assai importante alla nostra vita sul pianeta. Facili da conservare, in diverse aree essi sono stati, assieme ai cereali, una fonte primaria di sostentamento per molte generazioni”.

Quindi il dono implica una nuova visione degli stili di vita, cioè una conversione: “Abbiamo bisogno di una spiritualità del coltivare la terra, che ci aiuti a riscoprirla come madre ed a lavorarla in modo sostenibile. Dobbiamo riscoprire la nostra condizione di figli che tramite essa ricevono grati ogni giorno dal Signore ‘vino che allieta il cuore dell’uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore’…

Questa visione complessiva sta ispirando opere concrete nella diversificazione dei modelli di produzione e consumo del cibo, come la rivalorizzazione dei mercati locali, l’inclusione di soggetti socialmente deboli o svantaggiati nell’agricoltura sociale, le iniziative per la legalità e il recupero all’attività agricola dei terreni confiscati alle varie mafie, l’impegno per la trasparenza dell’informazione ai consumatori.

Quest’ultimo è un impegno formativo ed educativo indispensabile per una sana nutrizione che recupera la sobrietà delle tradizioni alimentari, apre spazi di diversificazione a favore delle produzioni tipiche e locali, risponde alle domande della società civile sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, del ciclo dei prodotti, con particolare riguardo al cambiamento climatico; richieste essenziali per rendere effettiva una responsabilità sociale d’impresa e un consumo responsabile all’altezza delle sfide dei tempi e del dono della terra e dei suoi frutti”.

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