Il card. Scola conferma la visita del papa a Milano

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Fine settimana di metà ottobre intenso per l’arcidiocesi di Milano, culminata con l’annuncio della visita di papa Francesco sabato 25 marzo 2017 in visita all’Arcidiocesi di Milano, rimandata per le celebrazioni dell’Anno Santo Straordinario della Misericordia:

“Sono certo che nessun chierichetto mancherà alla grande Messa che sarà il cuore della visita tra noi del Papa. Sono poche le città italiane che hanno questo privilegio. Cominciate fin da ora ad invitare i vostri amici e i compagni di scuola. Non importa se vi prendono un po’ in giro. Avete preso una strada che vi porta a stare saldi al centro della vita e della comunità cristiana”.

Ed avvicinandosi la conclusione dell’Anno santo della Misericordia il card. Angelo Scola ha celebrato il giubileo dei chierichetti, promosso dal Mo.Chi: “Ho saputo che venite anche da molto lontano e vedervi, qui, cosi numerosi mi fa molto contento”. Oltre 3000 ragazzi ministanti hanno passato la Porta Santa del Duomo: “Vi vedo attenti e questo mi fa piacere perché vuol dire che siete consapevoli del gesto che state compiendo.

Noi siamo pietre vive: guardate questo stupendo Duomo che, con la nuova illuminazione, noi vediamo nel suo splendore, come prima generazione che lo può fare… Eppure, questo tempio conosciuto in tutto il mondo è niente rispetto al tempio di pietre vive che noi siamo, lasciandoci riunire da Gesù che è venuto e viene in mezzo a noi”.

Nell’omelia ha invitato i ragazzi ad essere ‘pietre vive’: “La potenza dello Spirito Santo è e resta dentro la storia. Gesù è in noi, sopra di noi e con noi: è una compagnia bellissima il cui cuore è l’Eucaristia. Voi avete il grande privilegio di servire all’altare e di aiutare il sacerdote nel gesto più grande che possiamo compiere perché è partecipazione diretta alle grandi opere con cui Gesù redime e libera ogni donna e uomo nell’abbraccio della sua Misericordia”.

Eppoi ha raccontato un episodio succedutogli da bambino nel suo paese natale nel 1951: “A Malgrate, nel mio paese venne in visita il beato Schuster e il sacerdote ci disse che avremmo dovuto essere in chiesa alle 3 del mattino. Quando arrivò il Cardinale si mise in ginocchio sull’altare e lì stette fermo due ore in preghiera.

Io non ce la facevo più, ma vi assicuro che quella scena mi è rimasta in mente e vi sono ritornato poco prima di diventare prete, come segno della grandezza che noi cristiani diamo, nel partecipare al Mistero eucaristico di Gesù, potendolo servire. Questo è il modo più diretto per dirvi la bellezza del vostro compito”.

Non è mancato il riferimento al gesto di generosità con cui i ‘chierichetti’ hanno voluto raccogliere offerte per i terremotati del Centro Italia: “Nel passare la Porta Santa, vi siete impegnati a condividere il bisogno degli altri, soprattutto di chi sopporta grandi prove. Ho accolto con grande gioia l’impegno a dare la vostra disponibilità.

Così come sono certo che pregate per i ragazzi e ragazze che hanno dato la vita in alcuni punti di questo mondo… Dobbiamo sempre pregare per e con loro. Ho visto a Erbil (un Campo profughi nel Kurdistan iracheno dove l’Arcivescovo si è recato l’anno scorso) 150.000 sfollati. Cristiani cacciati dalle loro case, gente come noi che ha dato tutto per salvare la propria fede.

Tra loro tanti ragazzi e ragazze che vivevano a 50°, senza acqua. Ma se noi diamo noi stessi, anche rinunciando un poco a ciò che ci è necessario, allora il Giubileo prenderà tutto il suo vero sapore e usciremo da questo Duomo carichi di gioia”. Ed ha concluso l’omelia invitando i ragazzi ad essere vivi:

“Ragazze, ragazzi, siate vivi. Avete davanti l’avventura bella della vita, ma ciò che cambia il mondo è la tua persona, la nostra comunità, è la compagnia della Chiesa. L’arcivescovo vi sta vicino, vi è grato per la bella testimonianza, vi accompagna, con i sacerdoti e i genitori, ed è come se vi abbracciasse a uno a uno”.

Il giorno seguente nella celebrazione per la dedicazione del Duomo, il card. Scola ha affermato che la chiesa deve lasciar trasparire il ‘Misericordiae Vultus’: “La Prima Lettera di Pietro ci invita a stringerci attorno a Cristo ‘pietra viva’, per costruire il tempio spirituale di cui il tempio di Gerusalemme era stato solo la preparazione. L’immolazione degli animali sull’altare dei sacrifici era in fondo simbolica e sostitutiva: l’uomo sacrificava un animale invece di offrire se stesso.

Il sacrificio reale, non simbolico, è quello di Cristo: dove l’uomo per la prima volta ha immolato se stesso. L’aggettivo spirituale, quindi, riferito sia al tempio della Chiesa che ai sacrifici, significa reale, concreto, dentro la vita… In Dio la corrispondenza è totale e perfetta: Gesù è il Verbo, la Parola incarnata del Padre.

Ma noi uomini possiamo mentire, perciò bisogna esaminare e osservare: alla lunga non la singola parola, ma tutto il comportamento tradirà qual è la nostra posizione interiore. Come l’albero viene conosciuto dai suoi frutti, così l’uomo dalla sua condotta complessiva. Per essere uomini buoni, cioè veri, siamo chiamati a immedesimarci con la ‘misura’ (pensiero e sentimenti) del Signore Gesù, la Parola incarnata del Padre”.

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