Terremoto: le clarisse di Camerino chiedono aiuto

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Non accenna a dare tregua il terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito duramente l’Umbria e le Marche, con un pesantissimo bilancio di morte e radendo al suolo i centri abitati. Oltre ad aver pianto i propri morti le Marche fanno i conti con una realtà, già tristemente vissuta nel terremoto del 1997: la chiusura delle chiese e le lesioni ai numerosi edifici religiosi che costituiscono, per tutto il territorio, dal Pesarese al Piceno, un patrimonio culturale immenso.

La Chiesa di Ascoli Piceno ha subito i danni più gravi, come ha affermato don Elio Nevigari, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici: “Tutti gli edifici sacri dei comuni di Montegallo e Arquata del Tronto sono stati dichiarati inagibili su ordinanza del sindaco. Si tratta di inagibilità presunta, dettata da ragioni di sicurezza… A Pescara del Tronto la chiesa è andata completamente distrutta. Ad Ascoli città risultano inagibili le chiese del Santissimo Crocifisso, S. Giacomo Apostolo e S. Vittore per leggeri danni all’interno”.

Ma anche nella diocesi di Camerino-San Severino Marche, distante solo 70 km dall’epicentro, la situazione è preoccupante, come ha affermato mons. Francesco Giovanni Brugnaro: “Mi sono confrontato con monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e ho ricevuto solidarietà anche dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, sollecitando anche l’attenzione da parte del Governatore delle Marche in termini di ricostruzione. Come ribadito anche al cardinale Edoardo Menichelli, in qualità di presidente della Conferenza episcopale marchigiana, auguriamoci che la nostra regione possa beneficiare dei fondi necessari per risolvere questa catastrofe”.

Camerino, oltre agli edifici pubblici, ha le principali chiese inagibili: la cattedrale di S. Maria, il santuario di San Venanzio, la basilica di S. Maria in via (riaperta di recente dopo un lungo restauro che, evidentemente, non ha risolto del tutto i complessi problemi strutturali); ad esse si aggiungono la Madonna delle carceri e la chiesa di S. Maria alle Mosse.

Nel resoconto anche la diocesi di Fermo lamenta forti disagi: ad Amandola si è registrato il crollo del campanile della chiesa di San Francesco rimasta gravemente danneggiata anche all’interno; particolari danni si sono verificati nella chiesa del Santuario della Madonna dell’Ambro, dove il sisma ha creato lesioni agli affreschi ed ha aperto una lacerazione sulla volta; nel Fermano, inoltre, i maggiori danni si riscontrano in tre chiese di Rapagnano, a S. Vittoria in Matenano e a S. Angelo in Pontano. Chiuse anche quattro chiese a Corridonia e Mogliano.

Nella diocesi di Macerata si sono contate tre chiese inagibili per danni ingenti accertati, 16 quelle chiuse per danni verificati e ancora da approfondire, 12 le parrocchie interessate. Quindi la dimensione di quanto è accaduto assume contorni sempre più ampi, mostrando le ferite di un territorio che supera largamente i confini dell’epicentro.

Però è una storia quella che colpisce: quella delle clarisse Camerino, retta per tre secoli dalla famiglia Da Varano, che tra le costruzioni fecero anche il monastero di Santa Chiara che Giulio Cesare Varano ampliò per ospitarvi la figlia prediletta, Camilla Battista, entrata nel monastero, insieme ad otto consorelle provenienti da Urbino, il 4 gennaio 1484. Camilla Battista da Varano è stata canonizzata nel 2010 da papa Benedetto XVI; le sue spoglie riposano proprio nel Monastero di Camerino. Nel 2004 tre suore provenienti dal monastero di San Severino Marche si trasferirono a Camerino per rifondare la comunità di clarisse, e seguire i lavori di ristrutturazione a seguito del terremoto che colpì la zona di Assisi nel 1997.

Dopo il recente terremoto le facciate del monastero si sono distaccate dal corpo dell’edificio e sono pericolanti, molte crepe profonde e tanti calcinacci in quasi tutte le aree. Anche la casa di accoglienza in cui molti andavano per un periodo di vacanza e preghiera è inagibile. Nei giorni scorsi le sorelle clarisse di Camerino, con una lettera pubblica, hanno raccontato la loro vita di questi giorni post sisma:

“In questi giorni successivi al sisma del 24 agosto, moltissimi di voi, hanno tentato di contattarci telefonicamente per avere notizie riguardanti la nostra situazione. Con questa mail purtroppo vi dobbiamo informare che i danni del terremoto ci hanno colpito in modo grave, così come in tutta Camerino, anche se la TV e altri mezzi di comunicazione ne hanno dato poco conto, come è ovvio in questo momento. In effetti, quel che è successo a noi non è niente in confronto alla perdita di vita, di case e paesi interi distrutti, ma è pur vero che la nostra chiesa è stata dichiarata inagibile, così come 3/4 del Monastero!..

Noi, per il momento, ci siamo spostate tutte in una parte del Monastero, quella meno pericolosa, e stiamo nuovamente adattando come luogo per le celebrazioni il Salone della Crocifissione, (attualmente usato come parlatorio per i gruppi) proprio quello da cui tutto, più di 10 anni fa, aveva avuto inizio. Stiamo cercando di vivere tutto nella fede e nell’abbandono più totale, compresa la situazione sempre grave della nostra Madre Chiara Laura che dovrà essere rioperata alla colonna vertebrale, perché da alcuni mesi vive sempre a letto con grandi dolori.

A causa di questa nuova situazione siamo costrette anche a rinviare l’intervento perché non avremmo nemmeno le forze per affrontarlo. Il nostro grazie, lo diciamo come testimonianza, va alle Sorelle di S. Severino Marche che non ci fanno mai mancare il loro aiuto e il loro sostegno. E’ tutto molto faticoso e difficile, quasi ‘misteriosamente incomprensibile’ e noi, ve lo confessiamo, siamo molto stanche e provate nel corpo e nello spirito.

Vogliamo chiedervi fin da subito di offrire per noi al Signore la vostra preghiera perché ci sostenga con la sua Grazia e la sua Misericordia; inoltre non vi nascondiamo che anche economicamente per noi è catastrofico perché, se nel 2000 c’erano i fondi dello Stato per la zona di Camerino, ora sicuramente dovremo affrontare tutto da sole, e la nostra povertà è davvero grande con la sola entrata della pensione minima di suor Chiara Agostina e suor Maria Vittoria…

e le offerte della gente con le quali paghiamo le bollette, medicine e poco più. Per non dire che ancora dobbiamo finire di pagare i debiti per il lavori della precedente ricostruzione. Insomma, chiediamo il vostro soccorso, in qualsiasi modo. Vi ringraziamo, e approfittiamo per dirvi che la nostra preghiera al Signore, anche davanti all’urna di santa Camilla Battista, non vi abbandona mai”.

Per chi vuole dare un aiuto economico si può usare il bonifico bancario: IT77H0306968830000000001032 intestato a Monastero S. Chiara – Camerino presso Banca Intesa – agenzia di Camerino, oppure il CCP 17194606, intestato a Monastero S. Chiara – Camerino. L’appello della diocesi di Camerino – San Severino è stato accolto con particolare fervore dalla diocesi di Cremona, in quanto il suo vescovo, mons. Antonio Napolioni, è originario di San Severino Marche:

“Ho telefonato al vescovo, alla badessa delle clarisse e ai miei famigliari. Ci sono stati alcuni danni strutturali, specialmente agli edifici più grandi, ma non sono neppure paragonabili a quanto accaduto nelle zone colpite più gravemente, pur essendo molto vicini. Conosco bene le zone colpite, crocevia tra Regioni”. Intanto la Diocesi di Cremona, attraverso la Caritas, ha stanziato € 10.000 per le prime necessità, come ha spiegato don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas Cremonese:

“Come Caritas della Lombardia siamo in contatto con Caritas Marche, cui abbiamo garantito il nostro supporto. In questa prima fase dell’emergenza occorre concentrarsi sull’azione di primo soccorso, coordinata dalla Protezione civile. Non ci sono richieste di cibo o vestiario, per questo non raccogliamo alcun tipo di materiale, anche perché sul posto manca la disponibilità di spazi per il deposito e, inoltre, sono già state donate molte cose.

Lasciamo che siano le Istituzioni, attraverso la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, l’Esercito a gestire questa fase di primo soccorso. La Caritas sarà pronta e disponibile subito dopo, quando l’onda delle emozioni si placherà per lasciare il posto ad una nuova quotidianità tutta da organizzare”.

Infine anche le Acli marchigiane si stanno impegnando attivamente per dare risposte concrete alle necessità manifestate dalle popolazioni terremotate mettendo in campo progetti in quegli ambiti di specifica competenza dell’associazione: famiglia, educazione dei bambini, sostegno agli anziani, nonché assistenza previdenziale e fiscale, aprendo un conto corrente intestato a Acli Marche – emergenza terremoto centro Italia – IT54B0501802600000000234750.

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