I giovani si incontrano a Taizè

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Fino al 4 settembre si è svolto a Taizé un incontro per giovani dai 18 ai 35 anni con l’obiettivo di permettere di incontrarsi e discutere il loro futuro visto alla luce della fede. Ci sarà una introduzione biblica per tutti alla fine della preghiera del mattino. Nel corso della settimana frère Alois ha offerto alcune meditazioni sulla misericordia quale fonte di gioia, commentando il brano evangelico di san Matteo 13, 44-46:

“Gesù paragona la venuta di Dio nella nostra vita e nel nostro mondo alla felicità di una scoperta, alla gioia che suscita ciò che è incomparabilmente prezioso, infinitamente bello. Un uomo lavora il suo campo. La sua aratro incontra un ostacolo. Ma non è una grossa pietra o una radice. Obbligato ad interrompere il suo lavoro, guarda più da vicino e capisce che è piombato su un tesoro. Ha fatto la scoperta della sua vita! Un tesoro di valore inestimabile riposava nel campo che stava lavorando, e nessuno lo sapeva.

Il protagonista della seconda parabola è un mercante. Cercare perle preziose per poi rivenderle è il suo lavoro. Ma come per l’agricoltore, un giorno succede un evento inaudito. Trova ben più di quello che cerca: una perla così preziosa come mai ne aveva viste, e che adesso sconvolge la sua vita. Il cuore del contadino batteva forte quando ha trovato il tesoro. La sua vita è ormai al sicuro, non dovrà mai più farsi problemi. E’ preso dalla felicità, mantiene però il sangue freddo.

Nasconde di nuovo il tesoro, nessuno deve sapere della sua esistenza. Vuole essere sicuro che potrà averlo per lui. Per procurarsi il denaro necessario per acquistare il campo dove il tesoro è nascosto, vende tutto ciò che possiede. Compra il campo e guadagna il tesoro. Il mercante di perle è anche lui felice quando trova la perla della sua vita, più bella che abbia mai visto. E anche lui vende tutto ciò che possiede per avere ciò che fa la felicità dei suoi occhi e la gioia del suo cuore”.

Ed allora frère Alois ha domandato in quale modo occorre accogliere il regno di Dio: “La sua venuta mette di fronte ad una scelta molto particolare. Non si tratta di scegliere fra il bene e il male. Ciò a cui il contadino e il commerciante rinunciano non è un male. Al contrario, rinunciano ai loro beni. Rinunciano con gioia a ciò che è buono per avere ciò che è infinitamente bello ed incomparabilmente prezioso. Quando Dio viene ed entra nella nostra vita, bisogna scegliere.

Gesù ci propone di optare per la gioia, per il tesoro, per la perla preziosa. Le parole di Gesù mettono in evidenza che la gioia va di pari passo con le rinunce. La gioia ha privato i protagonisti delle due parabole di tutti i loro beni. Hanno osato gioire e la loro gioia ha permesso loro di vendere tutto ciò che possedevano.

Cristo ci invita a preferire la gioia di Dio ai nostri beni, ai nostri successi ed ai nostri progetti. Potrà succederci di preferire la gioia a noi stessi. La gioia cammina con la rinuncia ai propri interessi. Le storie del contadino e del mercante che rinunciano gioiosamente ai loro beni ci insegnano fino a che punto la gioia rende liberi”.

In questa libertà di scelta si manifesta la gioia cristiana: “La gioia cristiana è una gioia pasquale. Non è distrutta dalla sofferenza e dalla morte, a causa della assenza dell’Amato, l’assenza di Dio. La gioia cristiana è una gioia pasquale. Non è il contrario della tristezza. La gioia pasquale abita nelle nostre pene e nelle nostre tristezze, e le trasforma dal di dentro. Le pene e la tristezza non si arrendono alla gioia, sono cambiate in gioia. E anche se non sempre cambiate in gioia, sono visitate e rischiarate da una gioia”.

Frère Roger nella Regola di Taizé, ha scritto: ‘Non temere di condividere le prove altrui, non aver paura della sofferenza, perché molto spesso è proprio in fondo all’abisso che viene donata la perfezione di gioia nella comunione di Gesù Cristo’: “Gioia, semplicità e misericordia sono parole, frère Roger diceva realtà, alle quali egli tornava sempre nel corso della sua vita. Aveva il sentore che queste potevano contribuire a condurci al cuore stesso del Vangelo, al cuore stesso della realtà di Dio… Gesù indica un altro modo di agire.

E’ quello di Dio, e si caratterizza per il fatto di essere ‘benevolo verso gli ingrati e i malvagi’. Il modo di vedere le cose di Dio è diverso dal nostro perché Dio non cambia il suo comportamento a seconda del comportamento del proprio interlocutore. Dio è ‘impassibile’. Detto in altri termini, Dio non può che amare. La novità nel messaggio di Gesù non è tanto il fatto che Dio è misericordioso. L’autore di Isaia 55 lo sapeva già, e si trova questa idea dappertutto nelle Scritture ebraiche, molti secoli prima di Cristo.

La novità non è dunque il fatto che Dio è misericordioso, ma che noi, gli esseri umani, possiamo essere misericordioso ad immagine di Dio! Gesù ci esorta ad essere donne e uomini che sono davvero ad immagine di Dio, capaci di amare i nostri nemici, di fare il bene anche a coloro che ci maltrattano, di dare senza aspettarsi qualcosa in cambio”.

La differenza tra il mondo ed il cristiano è lo stile di vita, che frère Alois indica in quello della misericordia: “Ecco la novità del Vangelo. Venendo sulla terra come essere umano, il Figlio di Dio ha portato lo Spirito Santo di Dio, l’energia personificata del suo amore, fin nel pieno della condizione umana. Attraverso la potenza dello Spirito Gesù ha potuto guarire le malattie e perdonare i peccatori.

Ha potuto arrivare fino al dono della propria vita per noi sulla croce, concedendo il suo perdono anche a coloro che lo hanno torturato ed ucciso. E dopo la sua risurrezione, ha trasmesso questo stesso Spirito ai suoi discepoli. In quanto discepoli di Gesù, noi facciamo parte della comunità dei credenti animata dallo Spirito di Dio.

Ciò che ha colpito coloro che hanno incontrato i primi cristiani, era vedere una comunità di donne e di uomini di differenti origini vivere insieme come fratelli e sorelle, condividere i loro beni materiali e spirituali, perdonarsi reciprocamente. Piuttosto che dividere le persone in due gruppi, quelli sopra e quelli sotto, essi accoglievano tutti. Sono andati verso gli altri. Hanno provato a vivere una solidarietà universale.

Era evidente che il loro modo di vivere era diversa da quella delle persone ‘ordinarie’. E questo ha attirato molta gente verso di loro. Questo stesso Spirito che ha animato Gesù ed i primi cristiani, ci è offerto sempre. Sì, è possibile per noi condurre una vita ad immagine di Dio. Possiamo essere misericordiosi, come nostro Padre è misericordioso. Ma lo possiamo fare solo stando insieme, sostenendoci vicendevolmente, e non possiamo farlo se non apriamo i nostri cuori a Dio nella preghiera, affinché egli possa trasformare a poco a poco il nostro modo di pensare e di agire. Allora, l’impossibile diventa possibile”.

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