Card. Kasper: Chiesa casa di misericordia

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‘Testimone della misericordia: il mio viaggio con Francesco’ del cardinale Walter Kasper e del giornalista Raffaele Luise, presidente Ucsi Lazio, è il libro vincitore della IV edizione del Premio cardinale Michele Giordano.

In questi mesi ho avuto occasione al Centro di Studi Biblici di Montefano, piccolo paese dell’entroterra maceratese, diretto da padre Alberto Maggi e da padre Ricardo Perez Marquez, di ascoltare il dialogo tra i due autori del libro vincitore. Nel dialogo il card. Kasper ha affermato che la misericordia è un tema “trascurato nella teologia sistematica e ridotto a un piccolo sottolemma della giustizia, su cui, inoltre, gli autori spesso si mostrano in difficoltà.

Infatti, si domandano in che modo un Dio, che per loro è primariamente giusto, possa essere misericordioso, perché, in quanto è giusto, Egli deve condannare e punire i cattivi e premiare i buoni. Pensavo, che idea povera e miserabile di Dio, di un Dio che è costretto ad agire secondo le nostre regole della giustizia! Questo è un Dio che è un idolo delle nostre concezioni e un’ideologizzazione, un esecutore e persino un prigioniero delle nostre richieste di un ordine presumibilmente giusto! Un tale Dio non sarebbe più Dio, ma un idolo che diventa ideologia”.

Il card. Kasper ha fatto un breve excursus dell’uso di questa parola nei discorsi dei papi del dopo Concilio Vaticano II: “Già Papa Giovanni XXIII iniziò una svolta, Nel suo discorso indimenticabile di apertura del Concilio Vaticano II, ha detto: ‘Oggi la Chiesa preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità’. Con questo parole il Papa buono già dall’inizio ha indicato il tema fondamentale del concilio, che in poi è stato chiamato la linea pastorale del concilio e del dopo concilio.

Ciò che papa Giovanni disse all’inizio, papa Paolo VI riprese alla fine. Nel suo ultimo discorso nella Aula conciliare si domandò: Che cosa è la spiritualità del concilio? Vuol dire: Che cosa sarà l’eredità del concilio? La sua risposta fu chiara: La spiritualità del concilio è quella del Buon Samaritano, cioè lasciarsi toccare della compassione, uscire sulle strade e abbassarsi nel sporco della strada, fascinare le ferite delle persone cadute nelle mani dei briganti e pagare anche per loro, e questo oltre gli obblighi della pura giustizia.

Il futuro papa Giovanni Paolo II ha vissuto il terrore della Seconda Guerra Mondiale, la dittatura nazista e comunista in Polonia, è cresciuto vicino Auschwitz e ha sperimentato così una situazione di ingiustizia, di mancanza di diritto e di misericordia. In tale situazione ha scoperto di nuovo l’importanza della misericordia biblica e ha promulgato la sua seconda enciclica del suo pontificato sul tema della misericordia, ‘Dives in misericordia’.

Poi decise intenzionalmente di promulgare come la prima santa del nuovo millennio una mistica della misericordia la suora Faustina Kowalska, come risposta ai terrori del secolo scorso e come programma per il nuovo secolo. Papa Benedetto ha approfondito questo messaggio 10 anni fa nella sua enciclica ‘Dio è amore. Se adesso papa Francesco ha fatto della misericordia il tema centrale e fondamentale del suo Pontificato e ha iniziato in tutta la Chiesa l’anno santo della misericordia, sta in piena continuità con i suoi predecessori.

Anche in lui c’è un fondo di esperienza personale. Negli slum di Buenos Aires ha incontrato gente che si sente considerata ed è considerata come scarto, uomini e donne, bambini e anziani che sono esclusi dal progresso economico e culturale, bambini di strada, spesso abusati… Pertanto con papa Francesco si può dire: Nella Chiesa stiamo all’inizio di una epoca della misericordia”.

Rifacendosi alla frase della prima lettera di san Giovanni apostolo (‘Dio è amore’) il porporato ha precisato: “Prima di tutto, Dio è comunicazione di se stesso nella Trinità. Dio non è un Dio solitario, il Dio trinitario è comunione. Nel suo agire esteriore Dio è fedele a se stesso. Perché è amore non può agire altrimenti che con amore e cioè con misericordia. La misericordia è l’aspetto esteriore di quest’amore e di questa comunicazione che Dio è in se stesso.

Essa è la fedeltà di Dio a se stesso, con cui è giusto a se stesso. La misericordia è la giustizia di Dio. Fedeltà in ebraico è emet, che dice anche verità e veracità. La misericordia è la verità di Dio su se stesso; la sua prima e fondamentale auto-rivelazione. Essa ci lascia guardare nel intimo, nel cuore di Dio; essa è lo specchio di Dio e della Trinità”.

Per questo la misericordia è la chiave dell’esistenza cristiana nella società: “La tradizione cristiana elenca sette opere di misericordia corporale e sette opere di misericordia spirituale. Alcune di queste opere sono molto attuali: dare da mangiare e bere ci chiama alla giustizia in un mondo in cui le risorse della vita sono distribuite in un modo molto ingiusto; ospitare i forestieri diventa una questione di coscienza di fronte a milioni di rifugiati, questione che oggi è un segno dei tempi;

visitare i malati e gli anziani diventa sempre più importante in una società in cui conta spesso solo chi è giovane, chi è sano e forte e chi ha successo, mentre nella nostra società aumenta il numero degli anziani che spesso rimangono da soli; liberare i prigionieri significa migliorare e umanizzare la situazione dei prigionieri e impegnarsi per coloro che ingiustamente sono in prigione (prigionieri politici, prigionieri a causa della religione, per non dimenticare i cristiani perseguitati, ecc.).

Tutto il realismo cristiano viene alla luce quando ci rivolgiamo alle opere della misericordia spirituale. Infatti, non esiste solo la povertà materiale, ma anche la povertà culturale, quella povertà di coloro che non hanno accesso alla cultura (veniamo al problema dell’analfabetismo), la povertà relazionale, cioè la povertà di comunicazione di chi è in solitudine, non ultima la povertà spirituale, il vuoto e sempre crescente deserto interiore, la mancanza e lo smarrimento di orientamento nella vita.

In questo senso, le opere della misericordia spirituale diventano di nuovo molto attuali: istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti, correggere i peccatori, perdonare chi ci ha offeso, sopportare gli antipatici, pregare per tutti”.

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