Il card. Parolin ha ricordato papa Luciani come uomo di misericordia

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Albino Luciani fu il primo papa di cui le origini operaie sono certe: durante l’infanzia egli lavorò insieme al padre come soffiatore del vetro a Murano. Il 7 luglio 1935 fu ordinato sacerdote a Belluno. Dal 1937 al 1958 fu insegnante di teologia presso il seminario gregoriano di Belluno; smise l’insegnamento solo quando papa Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Vittorio Veneto.

Da vescovo Albino Luciani si manifestò come una figura spirituale e pastorale della Chiesa, molto lontano dai modelli allora in voga: difficilmente si spostava dalla sua residenza, dove spesso passava molto tempo a studiare opere, non necessariamente di carattere religioso. Le sue capacità piacquero a papa Paolo VI che lo nominò prima patriarca e poi, nel 1973, cardinale di Venezia.

E nella scorsa settimana a Canale d’Agordo, sua città natale, il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin lo ha ricordato con l’immagine del ‘sorriso di Dio’, a 39 anni dall’elezione papale, facendo un ritratto della figura e dell’opera di Giovanni Paolo I. In apertura Stefania Falasca, vicepostulatrice della causa di beatificazione ha anticipato importanti novità del processo di beatificazione: la ‘positio’, ossia il dossier che certifica le virtù cristiane professate da Luciani, e che consiste in ben 5 volumi e 3600 pagine, sta per essere esaminato da due commissioni, quella dei teologi e quella dei vescovi e dei cardinali.

Se l’esito sarà positivo, papa Francesco concluderà questa parte del processo con la proclamazione dell’esercizio eroico di queste virtù. A quel punto saranno prese in esame le presunte guarigioni prodigiose che potrebbero poi essere riconosciute come miracolo. Resterebbe in piedi quella di Giuseppe Denora, pugliese, che ha superato l’esame diocesano. Inoltre la postulatrice ha confermato che ci sono alcune ‘grazie, da studiare, segnalate in particolare dall’America Latina.

Ed infatti il card. Parolin ha precisato: “E’ il desiderio di molti che papa Giovanni Paolo I possa avere riconosciuta dalla chiesa la sua santità e che quindi sia proposto come modello… Io credo che le virtù che ha incarnato Giovanni Paolo I possano essere un modello per tutti i cristiani. In questo senso credo che il riconoscimento della sua santità sarà di beneficio per tutta la chiesa”. Nella relazione il card. Parolin papa Giovanni Paolo I è stato sempre un prete che non ha mai smesso di vivere l’humilitas (mutuato da san Carlo Borromeo), fedele al motto che si era cucito addosso, e di fare il catechista, neppure nei trentatré giorni di pontificato.

Nell’anno della misericordia il card. Parolin ha ricordato la celebre frase pronunciata da papa Luciani nell’Angelus del 10 settembre 1978, in disse che Dio “è papà; più ancora è madre… non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma”.

Queste parole di Giovanni Paolo I, ha proseguito il card. Parolin, “fanno riflettere perché ha mostrato al mondo la tenerezza di Dio, la sua misericordia, la sua compassione: è stato una manifestazione particolarmente luminosa e trasparente della misericordia divina tra gli uomini, un segno tangibile dell’amore del Padre nei confronti dell’umanità”.

Per la comprensione del pensiero di papa Giovanni Paolo I il card. Parolin ha invitato alla rilettura della sua omelia del 6 gennaio 1959, tenuta ella pieve di San Giovanni Battista, appena nominato vescovo di Vittorio Veneto: “Io sono il piccolo di una volta, io sono colui che viene dai campi, io sono la pura e povera polvere; su questa polvere il Signore ha scritto la dignità episcopale dell’illustre diocesi di Vittorio Veneto. Se qualche cosa mai di buono salterà fuori da tutto questo, sia ben chiaro fin da adesso: è solo frutto della bontà, della grazia, della misericordia del Signore”.

Commentando la frase il segretario di stato ha affermato che proprio in questa frase “è contenuta tutta la ricchezza spirituale di papa Luciani: ogni progresso spirituale, ogni opera di bene compiuta, ogni gesto realizzato a favore del prossimo vengono da lui ricondotti alla bontà di Dio… Ma ciò è stato possibile in lui perché ha lasciato spazio all’azione dello Spirito Santo, ha permesso a Cristo di crescere dentro di sé, e si è abbandonato alla Provvidenza.

Davvero papa Luciani è stato l’uomo della fiducia completa nel Signore, dal quale si sentiva amato e cercato: ha sempre considerato ogni sua esperienza spirituale come un dono della misericordia divina. E grazie a questa certezza, aveva imparato a riconoscere la mano di Dio anche negli eventi più imprevisti e pieni di difficoltà”.

Ma questa umiltà nascondeva una grande cultura, che sapeva comunicare alla gente: “Da uomo colto qual era riusciva a farsi comprendere da gente di ogni estrazione sociale. Aveva il dono della comunicazione. Le persone che lo ascoltavano percepivano che la parola che usciva dalla sua bocca era sincera, corrispondeva al profondo sentire dell’anima. Non vi era in lui dicotomia tra il vissuto e il predicato. Era il primo a dare l’esempio di quanto i valori del Vangelo fossero autentici e fonte di vita per gli uomini.

Aveva ben chiaro che per trasmettere il messaggio di salvezza di Cristo doveva farsi tutto a tutti ed entrare in sintonia con i suoi interlocutori… Egli aveva la capacità di far arrivare la sua parola a tutti e di sintetizzare i dogmi della fede e i precetti rendendoli familiari. Evitava lunghi ed elaborati discorsi e interpretazioni difficili. Il suo obiettivo era di formare i battezzati e farli maturare nella fede. Egli era un catechista nell’anima e anche da vescovo non perse mai occasione di raccomandare ai suoi sacerdoti di occuparsi del catechismo”.

A questo proposito, è significativo quanto affermò durante la presa di possesso della cattedra romana nella basilica Lateranense il 23 settembre 1978: “E’ legge di Dio che non si possa fare del bene a qualcuno, se prima non gli si vuole bene. Per questo, san Pio X, entrando patriarca a Venezia, aveva esclamato in San Marco: cosa sarebbe di me, veneziani, se non vi amassi? Io dico ai romani qualcosa di simile: posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono”.

Da queste parole, secondo il card. Parolin, si può comprendere in quale modo papa Giovanni Paolo I intendeva esercitare il ministero petrino: “Un atto di amore e di servizio nei confronti dei fratelli a lui affidati. Sentiva questa paternità come una missione a cui il Signore lo chiamava.

Non poteva sottrarsi alla richiesta di Dio, perché era convinto che, se era stato scelto, la grazia divina non gli sarebbe mai mancata per portare a compimento il suo dovere. Il ministero sacerdotale era, quindi, per lui la massima espressione dell’amore verso i fratelli”.

E nel paese natale di papa Luciani è stato inaugurato il museo, che raccoglie filmati, registrazioni audio, foto per far comprendere il percorso umano di quello che fu chiamato ‘il Papa del Sorriso’. Inoltre il museo può avvalersi di un centro studi con archivio e biblioteca.

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