Il Meeting da appuntamento al prossimo anno

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“Per noi questo Meeting è stato una bellissima esperienza e spero che anche voi vi siate trovati bene”: con queste parole rivolte ai giornalisti, ha iniziato il suo intervento alla conferenza stampa conclusiva dell’edizione 2016, il Presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri. Ed ha dato appuntamento alla prossima edizione, che si svolgerà da venerdì 18 a giovedì 24 agosto 2017 ed ha una frase tratta dal ‘Faust’ di Goethe: ‘Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo’.

La presidente del Meeting ha sintetizzato la 37^ edizione della manifestazione internazionale di Rimini proponendo alcune osservazioni. “Il dialogo non è stato appena uno scambio di idee nelle tavole rotonde, ma è diventato incontro reale di persone, momento di una storia capace anche di generare progetti comuni… Già quest’anno molte delle mostre proposte nascevano dalla collaborazione con altri soggetti esterni al Meeting.

Penso che questo, che non riguarda solo le mostre, abbia reso evidente un dato: l’esperienza cristiana che ci anima ci carica di una passione per l’uomo, non astratta o ideologica, ma concreta”. Infine un pensiero agli avvenimenti degli ultimi giorni: “Abbiamo trascorso questi due ultimi giorni condividendo un fatto assolutamente inaspettato:

il terremoto del Centro Italia, con un pesante bilancio di morti, purtroppo destinato a crescere. La vita è veramente una cosa seria e va spesa per capire che senso ha. Noi facciamo il Meeting per andare sempre più a fondo a una domanda che anche quello che è successo ripropone con forza”.

Il portavoce del Meeting e capo ufficio stampa, Stefano Pichi Sermolli, ha fornito i numeri: “Nel complesso possiamo confermare intorno alle 800.000 presenze, come negli ultimi anni, quelle registrate dal Meeting 2016. Tra le 8.000 e le 10.000 persone al giorno si sono collegate con le dirette streaming della manifestazione”.

Anche il cartellone degli spettacoli ha tirato le sue somme, registrando cifre decisamente positive: sono stati infatti oltre 33.000 gli spettatori che hanno affollato i luoghi del Meeting per partecipare a una ricca agenda che prevedeva nove spettacoli serali, sei concerti (dal rock al cantautorato, dal country alla musica classica), tre film, tre presentazioni di cd musicali e sette ‘Aperitivo con…’, felice formula di chiacchierata tra il pubblico e i musicisti e attori presenti al Meeting”.

Comunque anche la giornata conclusiva ha riservato alcune iniziative interessanti, a partire dalla mostra sul terremoto del Friuli del 1976 con la testimonianza di chi lo ha subito e di chi ha portato gli aiuti ed insieme hanno ricostruito, grazie all’opera di don Antonio Villa, che ha voluto con forza far riprendere ai bambini la scuola, dietro la sollecitazione delle madri.

Inoltre al meeting si è parlato di riconciliazione internazionale tra USA e Cuba. Pedro Freyre, Azionista e Co-presidente dell’International Practice Group nello studio legale Akerman Senterfitt, ha raccontato: “Il nuovo rapporto tra Usa e Cuba testimonia che ‘tu sei un bene per me’. I due paesi sono vicini, ma negli ultimi cento anni opposti, nonostante condividano tanti valori e desideri.

Sono come due sorelle, una molto grande, ricca e potente, e una molto bella, più povera e più dolce, divise da problemi, come in ogni famiglia… Dopo oltre 50 anni di tensioni e di drammi e povertà legati all’embargo e all’emigrazione, abbiamo messo fine al conflitto. Gli Stati Uniti non sono più nemici di Cuba: non ne condividono la forma di governo, ma non saranno più una minaccia. E per questo è stato determinante il contributo di tre papi”.

Rolando Guillermo Suárez Cobián, consigliere giuridico della Conferenza Episcopale di Cuba, ha aggiunto: “Del resto Cuba è un’isola, la sua frontiera è il mare, che può unire ma anche separare. In realtà il conflitto non ha mai coinvolto i popoli americano e cubano, ma i due stati: però ha danneggiato le famiglie cubane, poiché in quasi ognuna di essi un componente è emigrato negli Stati Uniti e ha perso i contatti con i suoi familiari. Dobbiamo, invece, riavvicinare queste persone, ne trarrà beneficio anche l’economia”.

Ed un’ultima storia della misericordia dell’incontro è stata raccontata da Rossana Gobbi; insegna italiano ai detenuti nelle due sezioni, maschile e femminile, del carcere Dozza a Bologna, che ospita 750 carcerati di cui la maggior parte è di origine straniera: “Non immaginavo che nel nostro paese ci fossero persone incapaci di leggere e scrivere. Una parte del mio lavoro è farli arrivare all’esame di licenza elementare”.

Il carcere così diventa un’opportunità per uscire dall’analfabetismo. L’insegnante ha raccontato che, stando in aula, si aprono rapporti, insieme alla grammatica entra la vita: “Una ragazza arrivò in classe arrabbiata, le era giunta la notizia che sua zia era stata uccisa. Mi chiese: ‘Che senso ha la vita, perché devo venire qui a scuola?’ Sono stata costretta ad andare a fondo di me. La risposta è stata: facciamoci compagnia”.

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