Il card. Parolin invita a fare esperienza della misericordia di Dio

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Con la celebrazione eucaristica del card. Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, si è conclusa la XXXVI Tendopoli di san Gabriele dell’Addolorata. Una tendopoli che ha visto la partecipazione di molti giovani, che si sono confrontati sul tema della ‘misericordia nella tenda’, ed apertasi con il saluto di p. Francesco Cordeschi, fondatore e anima della Tendopoli, ai tendopolisti dicendo che Dio si fa incontrare ai giovani nel quotidiano:

“una delle quali è quella ad essere tendopolisti e in questo modo ad essere parte della famiglia passionista”. Un particolare momento di gioia ha pervaso l’assemblea quando sono stati chiamati per i saluti i giovani della Tendopoli provenienti dalla Colombia e dal Venezuela, che di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù in Polonia si sono fermati in tenda con i ragazzi.

Nella prima relazione don Roberto Cecconi, docente all’Istituto Teologico di Ancona, ha affermato che “Misericordia è il nome del nostro Dio. Misericordia è una parola che contiene in se il vocabolo cuore. Significa il cuore di Dio aperto e spalancato sul misero, su ciascuno di noi. Dio si presenta come colui che abita con noi. Un Dio che vede scruta la nostra storia e poi scende per intervenire a nostro favore.

La tenda che Dio pianta in mezzo al suo popolo è il simbolo di un cuore aperto sulla miseria di un popolo in cammino, segnato dal peccato. Ma Dio non ama soltanto il suo popolo ma tu gli esseri umani a qualsiasi cultura essi appartengano. La misericordia di Dio è per tutti. Non c’è peccato o situazione di melma che possa impedire di seguire Gesù. Gesù ti chiama comunque.

Il peccato non è impedimento a seguire Gesù, purché cadendo ci si rialza. I nostri limiti sono una benedizione, dobbiamo ringraziare Dio per i nostri limiti che ci tengono un po’ bassi, umili. La misericordia va vissuta nella vita di tutti i giorni”. Un cenno particolare è stato fatto a riguardo dell’opera di misericordia sull’istruzione degli ignoranti: “Gesù ha una misericordia particolare verso una caratteristica del nostro mondo: l’ignoranza.

L’ignoranza chiude ai valori veri, alla bellezza. Gesù sa che il primo passo verso la fratellanza è sconfiggere l’ignoranza. La parola di Dio è a nostra disposizione. La misericordia di Gesù si estende a tutti gli ambiti della nostra vita. Gesù si preoccupa di tutto. Non abbiate paura a raccontargli tutto. Se c’è un luogo, un contesto in cui la misericordia di Gesù si rivela al sommo grado questo luogo è la passione.

E allora ragazzi vi invito a sostare di fronte alla parola di Gesù perché la vostra vita possa riprendere anche dopo la caduta. La preghiera va intesa come quattro chiacchiere con Gesù, come se stessimo parlando ad un amico. Questa è la preghiera. Un dialogo, un ascolto, un parlare a tu per tu”.

Alternando testimonianze e relazioni la parola è stata al centro dell’incontro con mons. Paolo Girardi, vicario generale della diocesi di Poggio Mirteto con la relazione ‘non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere’: “Le opere di carità servono, ma non bastano. Non sono sufficienti, poiché si tratta di riempire ciò che facciamo con motivazioni più profonde: non lo faccio perché bisogna farlo, ma perché è qualcosa che non riesco a trattenere, che non posso tenere per me. Cosa è più importante il servizio o la preghiera?

A volte si pensa che pregare sia tempo sprecato quando ci sono cose importanti da fare, quando devi aiutare gli altri. Attenzione, se non entri in relazione con colui che è samaritano della tua vita, se non preghi, ti rimarrà difficile fare il buon samaritano. Il punto di partenza è l’amore di Dio. Scoprire e vivere questo amore che Dio ha nei miei confronti. Lui è il buon samaritano della mia vita. E’ colui che mi raccoglie dalla strada.

E colui che si accorge di me, delle ferite che mi sono procurato o che gli altri mi hanno inflitto. E’ lui che si prende cura di me. Lui ha dimostrato di amarci sul serio morendo in croce per noi. E l’ultimo ritrovato dell’amore incredibile che Gesù ha avuto per noi è l’eucarestia. E’ il modo concreto che si è inventato per rimanere con noi. L’Eucarestia è memoriale del mistero pasquale, cioè il compendio della storia della salvezza”.

Particolarmente interessante è stata la testimonianza della giornalista siriana Asmae Dachan, autrice del blog ‘Diario di Siria’: “Quando sono arrivata in Siria, dal confine turco, ho visto centinaia di migliaia di persone intrappolate in una terra di confine. Il colpo d’occhio, arrivando da lontano, è stato impressionante: un’infinita distesa di tende che sembrano formare una vera città in mezzo agli olivi e alla terra rossa.

Una città precaria che è arrivata ad accogliere fino a 28.000 persone, mi raccontavano i responsabili, nonostante fosse stato costruito per ospitarne 2.000… La situazione è altrettanto drammatica in altre città, come a Darayya, dove i massicci bombardamenti e l’assedio stanno provocando lo stillicidio degli ultimi abitanti rimasti nella città. E allora ragazzi preghiamo insieme per la pace. Siamo tutti figli dello stesso Dio: cristiani o musulmani non fa la differenza.

Il nome di Dio non può essere usato per uccidere, il nome di Dio è amore. E’ una bestemmia uccidere in nome della religione. L’Isis non è altro che un’organizzazione terroristica, una multinazionale del terrore che per darsi una parvenza di legalità usa la bandiera della religione. Dobbiamo combattere insieme questa battaglia culturale”.

E nella celebrazione eucaristica conclusiva mons. Parolin ha invitato i giovani a vivere il tempo di grazia datoci: “Celebrare il Giubileo della misericordia significa innanzitutto fare esperienza della misericordia di Dio. Forse qualcuno di voi ha un peso nel cuore: non temete Lui vi aspetta. Lui è padre: ci aspetta sempre.

Com’è bello incontrare nel sacramento della riconciliazione l’abbraccio misericordioso del Padre, scoprire il confessionale come il luogo della Misericordia, lasciarci toccare da questo amore misericordioso del Signore che ci perdona sempre. In questa luce il Papa ci invita a riscoprire le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti.

Senza dimenticare le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Io ragazzi vi invito subito a fare un’opera di misericordia spirituale, l’ultima.

Pregare Dio per i vivi e per i morti”. Vivere la misericordia è vivere la pienezza della vita, ha esortato il segretario di Stato, invitando a seguire l’esempio di san Gabriele: “Non manchi mai una Bibbia nei vostri zaini. Sia come una torcia che deve rischiararvi nell’oscurità. Lasciate che la Parola di dio parli al vostro cuore, perché in essa troverete la fonte della vita e la risposta alle vostre domande.

Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio e da tanta disperazione”.

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