Il martirio di padre Hamel e le critiche a papa Francesco

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Lo scorso 6 giugno padre Jacques Hamel, assassinato il 26 luglio in chiesa a Rouen, aveva pubblicato un editoriale sul bollettino parrocchiale, chiedendo di approfittare delle vacanze estive per rendere il mondo più umano con la preghiera e la misericordia: “L’augurio è che possiamo in quei momenti sentire l’invito di Dio a prenderci cura di questo mondo, a farne, là dove viviamo, un mondo più caloroso, più umano, più fraterno. Un tempo di incontro, con familiari e amici.

Un momento per prendersi il tempo di vivere qualcosa insieme. Un momento per essere attenti agli altri, chiunque essi siano. Un tempo di condivisione. Condivisione della nostra amicizia, della nostra gioia. Condivisione del nostro aiuto ai figli, mostrando che per noi contano. Anche un tempo di preghiera. Attenti a ciò che avverrà nel nostro mondo in quel momento. Preghiamo per coloro che ne hanno più bisogno, per la pace, per un migliore vivere insieme”.

E nell’omelia funebre l’arcivescovo di Rouen, mons. Dominique Lebrun, lo ha ricordato in questo modo: “Il male è un mistero, e i suoi orrori trovano il loro culmine con il contributo umano. Non è quello che intendevi, Jacques, con le tue ultime parole? Sei caduto a terra dopo la prima coltellata; hai cercato di respingere il tuo assalitore con i piedi, e hai detto: ‘Vattene, Satana!’ Hai detto ancora: ‘Lontano da me, Satana!’

In questo hai espresso la tua fiducia nell’umanità, creata buona, ma alla mercé del demonio… Di fronte alla violenza diabolica, a queste frenesie demoniache che portano alla morte, ricordiamo nel nostro cuore che Dio ci ha modellati per l’amore; lasciamo vincere l’amore. Ricordiamo che la Madonna chiede di pregare perché Dio li liberi dalle grinfie del demonio”.

Anche papa Francesco ha dato una risposta a questo omicidio: “A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: quello che uccide la fidanzata, un altro che uccide la suocera… Ho avuto un lungo dialogo con il Grande Imam dell’Università di al-Azhar e so cosa pensano loro: cercano la pace, l’incontro”.

La risposta ha suscitato polemiche nei social media, da cui molti cattolici sono ‘usciti’ disorientati, tantochè il vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, è intervenuto con una lettera, ‘Critiche al Papa. Perché?’ indirizzata ai suoi fedeli per chiarire la posizione del papa e della Chiesa, invitando oli ad ‘intensificare la preghiera’ per comprendere i ‘segni dei tempi’, per una ‘costante ricerca della volontà di Dio’.

Secondo mons. D’Ercole la risposta del papa è servita a ‘deteologizzare’ il potenziale conflitto tra il mondo islamico e quello cristiano: “A togliere cioè a esso il crisma religioso per ricondurlo al progetto proprio di ogni teologia politica, la quale si serve del nome di Dio per realizzare la città dell’uomo, ponendo la gloria di Dio al servizio della potenza dell’uomo. Questo progetto è oggi portato avanti dallo Stato islamico, dall’Isis che bestemmia Dio in nome di Dio.

In ciò Francesco ripete la posizione di Giovanni Paolo II il quale, durante la guerra dell’Occidente contro l’Iraq di Saddam Hussein, nel 2004, si oppose fermamente al conflitto e alle ragioni ‘religiose’ accampate allora dall’Occidente ‘cristiano’. Deteologizzando il conflitto, il papa toglie all’Isis la sua legittimazione, impedisce la sua automatica identificazione con l’Islam, e consente all’Islam più autentico di prendere, se vuole, le distanze da questa metastasi che, al momento, ne sta infettando il corpo. Offre all’Islam una mano tesa affinché si liberi dai demoni che, dall’interno, lo assalgono. Non dobbiamo infatti dimenticare che le prime vittime dell’Isis sono gli stessi islamici. Questo mi appare un passaggio importante su cui riflettere”.

Poi ha affermato che il ‘martirio’ di p. Hamel ha scosso anche le coscienze di molti mussulmani e la loro partecipazione nelle chiese costituisce una risposta nuova, che provoca le coscienze: “Quanto più l’Isis compie i suoi efferati attentati sul suolo europeo tanto più i cristiani si chiudono. E’ una reazione comprensibile.

Per questo la mano tesa del Papa all’Islam è indispensabile che sia sostenuta dalle comunità islamiche mediante una ferma dissociazione dalla violenza e un’educazione capillare, una conversione del cuore a una fede nel Dio misericordioso”. Infine per mons. D’Ercole il cammino di papa Francesco segue la strada percorsa dai due papi che lo hanno preceduto:

“Gli ultimi papi, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI con il suo discorso di Ratisbona, si sono fermamente opposti all’uso politico-ideologico della religione. Dissociare la religione dalla violenza e collegarla alla ragione e alla misericordia: questo è il contributo cattolico alla pace mondiale….La Chiesa torna qui all’orizzonte degli anni ’50, che il teologo Hans Urs von Balthasar descrive nel suo libro: ‘Abbattere i bastioni’… La Chiesa non è mai una fortezza che si chiude, è la ‘civitas Dei’ che, docile all’azione dello Spirito Santo, vive mescolata al mondo, ‘in partibus infidelium’, come 100 anni fa scriveva il poeta Charles Peguy”.

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