Alla Cittadella di Assisi la conversione delle fedi

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Dal 24 al 28 agosto al 74° Corso di studi cristiani presso la Cittadella di Assisi, alcuni teologi, antropologi, sociologi e giornalisti, si interrogheranno sui grandi mutamenti e nuovi scenari delle Fedi, sul bisogno di ritrovare i volti dei propri simili segnati e feriti dalla fragilità, ma anche desiderosi di amore e di bellezza.

Se l’umana fragilità diventa luce rivelatrice profetica, in quanto invita alla paradossale conversione delle Fedi, questo ci dà la misura dei grandi mutamenti dei ‘segni dei tempi’ e dei nuovi scenari su cui riflettere per operare coerenti scelte di vita e di testimonianza della propria fede, organizzato dalla Pro Civitate Christiana, in collaborazione con la Comunità ecumenica di Bose, l’Editrice Queriniana ed Exodus.

‘La conversione delle Fedi alla luce dell’umana fragilità’ è il tema delle quattro giornate di Assisi in cui alcuni tra i più noti teologi, antropologi, sociologi e giornalisti proveranno a mettere in relazione le seguenti connessioni dialettiche: Fedi e profezia; fragilità e servizio; fragilità e Religioni; fragilità e istituzioni; fragilità e misericordia; fragilità e potere.

La Commissione Teologica Internazionale nel quinquennio aveva condotto uno studio circa alcuni aspetti del discorso cristiano su Dio, confrontandosi in particolare con la tesi secondo la quale esisterebbe un rapporto necessario fra il monoteismo e la violenza, scrivendo al n^ 28:

“Il senso ultimo dell’alleanza di Dio con l’antico popolo rimane la rivelazione della sua misericordia e della sua giustizia. Si pensi, ad esempio, all’ispirato ripensamento della tradizione deuteronomista circa il senso e il fraintendimento dell’alleanza con Dio, legata alla qualità della fede più che al formalismo della legge. O all’apporto della tradizione Profetica in ordine alla critica dell’auto-esaltazione dell’istituzione politico-religiosa, che mortifica il primato della fede e la ricerca della giustizia di Dio.

O ancora, all’immensa rilettura dell’antica esperienza di Dio e della storia di Israele, che la tradizione della Sapienza indaga nell’ottica della ‘alleanza originaria’ di Dio con la vita dell’uomo iscritta nella costituzione del ‘mondo creato’: aprono al confronto della Parola di Dio con la bellezza e con la drammatica dell’universale condizione umana”.

Quindi a scrutare gli orizzonti e la ‘voglia di conversione’ delle stesse fedi, ci saranno tra gli altri: Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità ecumenica di Bose; Cristina Arcidiacono, pastora battista; Mohamed Ba, scrittore, autore e interprete di teatro; Rosy Bindi, presidente Commissione Parlamentare Antimafia; Eugenio Borgna, psichiatra e scrittore; Gabriella Caramore, direttrice trasmissione RAI ‘Uomini e profeti’, scrittrice; Luigi Ciotti, fondatore Gruppo Abele e Libera; Rosella De Leonibus, psicologa e psicoterapeuta; Vania De Luca, vaticanista RaiNews24, presidente Unione Cattolica Stampa Italiana; Raffaele Luise, giornalista e scrittore;

Leila Karami, iraniana, dottore di ricerca in civiltà islamica; Stella Morra, teologa; Salvatore Natoli, ordinario di filosofia teoretica all’università di Milano Bicocca; Brunetto Salvarani, teologo e scrittore; Bruno Secondin, teologo; Bruno Segre, già direttore della rivista di vita e cultura ebraica Keshet e presidente ‘Amici di Nevè Shalom’; Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, Nocera, Gualdo Tadino; Marco Valli, della comunità buddista di Reggio Emilia; Marco Ventura, ordinario di diritto delle religioni all’università di Lovanio e di Siena, direttore Fondazione Kessler di Trento.

Ed in occasione di questo Corso di studi, la Cittadella di Assisi inaugurerà la mostra fotografica ‘Dal seme alla luce’ con opere dell’artista roveretano Silvio Gamberoni, mercoledì 24 agosto (ore 18.15) alla presenza dell’autore. In serata il programma prevede un momento artistico con la recitazione da ‘L’avventura di un povero cristiano’ di Ignazio Silone ad opera del Gruppo Teatro Studio Assisi.

Ad ‘animare’ il convegno sarà una frase di Simone Weil, tratta dal libro ‘Attesa di Dio’: “La nostra carne è fragile: qualsiasi pezzo di materia in movimento può trafiggerla, lacerarla, schiacciarla, oppure inceppare per sempre uno dei suoi congegni interni. La nostra anima è vulnerabile, soggetta a depressioni immotivate, penosamente in balia di ogni genere di cose e di esseri altrettanto fragili o capricciosi.

La nostra persona sociale, da cui dipende quasi il sentimento dell’esistenza è costantemente e interamente esposta al caso. Il centro stesso del nostro essere è legato alle sue tre parti con fibre tali da risentire delle ferite di ciascuna, anche se non gravi, fino a sanguinare. In particolare è come se ogni cosa che sminuisce o distrugge il nostro prestigio sociale, il nostro diritto alla considerazione altrui alterasse o sopprimesse la nostra stessa essenza…”.

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