A Torino festa per i 33 anni di Arsenale della Pace

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Il 2 Agosto 1983 Ernesto Olivero con alcuni giovani sono entrati nell’ex Arsenale militare dell’Esercito, a Torino, per trasformarlo nell’Arsenale della Pace, dove dal 2012 è custodita l’icona di Maria Madre dei Giovani, detta anche delle ‘Tre Mani’. Ogni anno l’icona è portata in marcia per le vie della città o del mondo

quest’anno 300 giovani provenienti da tutta Italia hanno ‘marciato per la speranza’, iniziando nella chiesa interna dell’Arsenale, con un saluto dell’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, e terminando in Duomo, dove Ernesto Olivero ha ricordato la storia dell’icona: “15 agosto 2010, Festa dell’Assunta. Esco stordito dal Palazzo dei Papi di Castel Gandolfo. E’ una giornata di piena estate e il sole illumina il cammino dell’icona che tengo stretta sotto il braccio. Che storia straordinaria, quella di questa Madonna arrivata dalla Russia!

Una delle più incredibili della mia vita. Scriverla e dire che è una storia di Dio mi fa venire i brividi. Ma Lui opera, è vivo e continua a chinarsi sull’umanità con segni e carezze. Questa storia vorrei poterla raccontare come la racconterebbe Lui, vorrei che il mistero e la sua bellezza ci avvolgessero. Ma dobbiamo entrarci in punta d’anima, con una purezza infinita, perché per entrare nelle cose di Dio, malgrado i nostri limiti, occorre un cuore puro. Solo il tempo può dire che una storia è di Dio, non le emozioni di un momento.

Solo il tempo amato la può raccontare con stupore. Quando nasce una storia così, è quasi impossibile percepirla, perché in noi c’è troppa umanità: vediamo solo ciò che gli occhi ci fanno vedere, sentiamo solo ciò che le orecchie ci fanno sentire. Eppure, quando qualcuno inizia a vedere ciò che altri non vedono, in tanti cominciamo a riconoscere la mano di Dio. Per questa ragione ho sentito l’esigenza di raccontare la storia di Maria Madre dei giovani”.

Infine i ragazzi hanno scritto una preghiera su un lungo telo bianco, per affidare a Maria Madre dei Giovani i loro sogni e speranze. E nella lettera mensile agli amici del Sermig Olivero ha così scritto: “Mio Dio, mi hai affidato un dono che si chiama Sermig. Non avrei mai immaginato quanto potesse diventare grande, quanto potesse estendersi questo dono. Ti chiedo di continuare a proteggerlo, da ora a sempre, perché resti la Tua meraviglia, perché resti sempre e solamente Tuo.

Te lo chiedo perché la storia testimonia di altri doni, forse ancora più grandi del nostro, che nel tempo si sono persi perché hanno incontrato l’abitudine, la durezza, l’aridità, il potere. Mi sento responsabile di quanto ci hai affidato. So che sono molto più povero, molto più debole e scarso di tanti che mi hanno preceduto. Ti chiedo il dono della fedeltà da ora a sempre. Non te lo chiedo per essere migliore degli altri, ma perché Tu lo meriti e lo meritano gli amici che mi hai affidato.

Non avrei mai immaginato di incontrarli nella fedeltà e nell’onestà, mille volte più buoni di me, mille volte migliori di me. E Tu sai che non è un modo di dire, ma è un sentimento di riconoscenza. Ora te li affido uno ad uno, ti chiedo per ognuno la grazia, le grazie di cui hanno bisogno perché gli atti di generosità, i loro sacrifici, la loro fedeltà lo meritano. Tu mi hai affidato un dono speciale, te lo chiedo anche io perché questi tempi sono davvero difficili.

Te lo chiedo in ginocchio, con tutta la mia forza: donaci il privilegio di lavorare 24 ore su 24 per te, per tutte quelle situazioni che sembrano davvero impossibili”. Eppoi rivolgendosi ai giovani, affidando a Maria soprattutto i giovani profughi della Siria e dell’Iraq, ha scritto:

“Vorrei che la vostra vita diventasse un annuncio di speranza per il mondo, quasi un fragore. Perché il mondo possa diventare veramente nuovo, uno spazio dove nessuno si senta straniero, dove la diversità sia davvero ricchezza, dove la paura non faccia più il nido in voi, ma venga snidata da una mano amica e si trasformi in energia di vita. Questa è la strada perché le vostre personalità si realizzino pienamente secondo i vostri talenti, e i talenti, ricordatevelo, ci sono sempre!

Ognuno ha i suoi e li deve scoprire: se li metterete a frutto potrete diventare quello che desiderate nel vostro cuore. Attori, banchieri, pittori, scienziati, politici, sacerdoti, artigiani, astronomi, agricoltori, imprenditori, inventori, scrittori, registi, ministri, falegnami, calciatori… Il resto mettetelo voi! Ma qualunque cosa farete, se in voi ci sarà energia di vita e un no deciso ai mercanti di morte, la farete bene. Solo con voi, positivi e pieni di vita, possiamo costruire un mondo che assomigli a come Dio lo ha immaginato…

Solo con voi il mondo può cambiare: sì, con voi che per il potere non contate nulla, nulla per chi vive di superbia, per chi risolve i problemi con l’inganno e l’ingiustizia. Solo con la vostra purezza, con la vostra umanità fragile e forte, con la parte di voi che sogna, è possibile costruire un futuro in cui una persona non valga più in base al colore della pelle, alla ricchezza, al Paese di origine…

La vostra vita può diventare un canto d’amore. Non importa sapere subito quanti saremo. Fossimo anche uno, due, basta un pugno di giovani per cambiare il corso della storia di un quartiere, di una città, del mondo. E’ vero: una rondine non fa primavera, ma basta una rondine per annunciarla. Le altre vengono dietro”.

Quindi ha annunciato che il prossimo Appuntamento sarà il 13 maggio 2017 a Padova, “dove ancora una volta voi giovani sarete protagonisti con le vostre testimonianze, con i vostri sogni. Quel giorno vorremmo invitare i grandi della politica, dell’economia, della cultura, delle religioni, della scienza a venirvi ad ascoltare per capire che la pace è possibile se ognuno di noi si batte per la felicità degli altri. Se vince l’odio perdiamo tutti!”

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