I cristiani perseguitati nel mondo e l’assordante silenzio

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La denuncia arriva dal World Watch List 2016, il report annuale dell’associazione ‘OpenDoors’, che ha stilato un rendiconto sui martiri cristiani. Si è passati dai 4.344 morti del 2014 sino ai 7.000 del 2015. Il tutto nel quasi totale anonimato dei media. A poco servono gli appelli internazionali di facciata, se poi nella sostanza serve altro.

Dai numeri rilasciati dalla Caritas internazionale, solo in Iraq il sedicente Stato islamico avrebbe costretto 2.000.000 di fedeli a scappare dalle angherie e dalle persecuzioni religiose. A questi si sommano i tribolati siriani, che avrebbero già raggiunto il milione, scappati dalla terra natia per avere salva la vita. Se ad Aleppo prima dello scoppio della guerra i cristiani erano 150.000, adesso i 2/3 sono profughi e rifugiati in cerca d’asilo.

Non si dimentichi Boko Haram, l’organizzazione terroristica che in Nigeria fa più morti di una pestilenza. Chiese assediate e date alle fiamme, con numeri che sfiorano l’inverosimile – 2.400 gli edifici sacri colpiti. Oltre 1.500.000 i cristiani che sono scappati, dai soprusi dei fondamentalisti islamici. Certo, l’appello umanitario può scuotere le coscienze, può accendere la luce laddove c’è buio, ma per quanto?

Il tempo di una nuova persecuzione, un nuovo abominio, una nuova strage? Un reale servizio reso a tali reietti della società sarebbe il non costringerli a scappare dai proprio affetti, dalle proprie terre e dai propri ricordi. Il nunzio in Siria, Mons. Mario Zenari, dopo il messaggio di Papa Francesco durante l’Angelus domenicale che puntava il dito contro la mancata volontà dei potenti a contribuire alla pace in Siria, non usa mezzi termini:

“Purtroppo, per quanto riguarda la protezione dei civili, si è rivelato un fallimento; se pensiamo che quotidianamente sono colpiti ospedali, scuole, mercati popolari, addirittura campi profughi, chiese, moschee; se pensiamo che la popolazione civile innocente è stata più volte ormai nel corso degli ultimi tre anni vittima, per esempio, dell’arma chimica: la comunità internazionale ha accertato, purtroppo, l’uso di questa arma chimica anche se non ha ancora individuato i colpevoli”.

Conclude il Porporato esortando a non perdere la speranza: “Noi abbiamo quest’arma in cui crediamo; ed è l’arma, anzitutto, della preghiera. E’ stato un bel momento, quando Papa Francesco ha chiamato tutti a pregare in silenzio e poi a pregare insieme la Vergine Maria per la pace.

Crediamo – continua Mons. Zenari – in quest’arma della preghiera. E poi la solidarietà: la solidarietà fattiva per venire incontro a questa sofferenza e a questa povertà che cresce di giorno in giorno; la solidarietà che fa sì che non si dimentichi questa tragedia che stanno soffrendo tanti nostri fratelli e sorelle”.

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