Il Papa ad Assisi: il perdono apre la strada del Paradiso

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La visita di papa Francesco ad Assisi si è conclusa con un ‘fuori programma’: si è messo in un confessionale ed ha confessato 19 persone, perché ha affermato che il perdono necessità gesti concreti, perché ‘è bello essere perdonati. Lo ha fatto in questa seconda visita nella città di san Francesco a Santa Maria degli Angeli, nella ricorrenza dell’ottavo Centenario del Perdono di Assisi.

Il papa ha ricordato la bellissima frase del santo assisano: ‘Voglio mandarvi tutti in paradiso!’: “Cosa poteva chiedere di più bello il Poverello di Assisi, se non il dono della salvezza, della vita eterna con Dio e della gioia senza fine, che Gesù ci ha acquistato con la sua morte e risurrezione? Il paradiso, d’altronde, che cos’è se non quel mistero di amore che ci lega per sempre a Dio per contemplarlo senza fine? La Chiesa da sempre professa questa fede quando dice di credere nella comunione dei santi”.

Commentando la preghiera del Padre Nostro ha affermato che il perdono è la strada del Paradiso: “Quella del perdono è certamente la strada maestra da seguire per raggiungere quel posto in Paradiso… E qui alla Porziuncola tutto parla di perdono! Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare, al meno avere la voglia di perdonare, per farci toccare con mano la misericordia del Padre! Abbiamo ascoltato poco fa la parabola con la quale Gesù ci insegna a perdonare. Perché dovremmo perdonare una persona che ci ha fatto del male?

Perché noi per primi siamo stati perdonati, e infinitamente di più… La parabola ci dice proprio questo: come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male… Precisamente come nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre Nostro, quando diciamo: ‘Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori’. I debiti sono i nostri peccati davanti a Dio, e i nostri debitori sono quelli a cui anche noi dobbiamo perdonare”.

Ma non ha nascosto le difficoltà del perdono: “E’ difficile perdonare? Eh? Pensiamoci un po’… Alla Porziuncola tutto parla di perdono! Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare, o almeno aver la voglia di perdonare – per farci toccare con mano la misericordia del Padre!..

Noi per primi siamo stati perdonati, e infinitamente di più. Non c’è nessuno tra noi che non sia stato perdonato, pensiamo alle cose brutte che abbiamo fatto e come il Signore ci ha perdonato. Come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male. E’ la carezza del perdono, tanto lontano da quel ‘me la pagherai!’”.

Solo il perdono, attraverso la confessione, rinsalda la fede, e più siamo perdonati e più siamo grati: “Sappiamo bene, infatti, che siamo pieni di difetti e ricadiamo spesso negli stessi peccati. Eppure, Dio non si stanca di offrire sempre il suo perdono ogni volta che lo chiediamo. E’ un perdono pieno, totale, con il quale ci dà certezza che, nonostante possiamo ricadere negli stessi peccati, Lui ha pietà di noi e non smette di amarci.

Come il padrone della parabola, Dio si impietosisce, cioè prova un sentimento di pietà unito alla tenerezza: è un’espressione per indicare la sua misericordia nei nostri confronti. Il nostro Padre, infatti, si impietosisce sempre quando siamo pentiti, e ci rimanda a casa con il cuore tranquillo e sereno dicendoci che ci ha condonato ogni cosa e perdonato tutto.

Il perdono di Dio non conosce limiti; va oltre ogni nostra immaginazione e raggiunge chiunque, nell’intimo del cuore, riconosce di avere sbagliato e vuole ritornare a Lui. Dio guarda al cuore che chiede di essere perdonato”.

Però la difficoltà di accettare la misericordia di Dio è insita nell’uomo: “Il problema, purtroppo, nasce quando noi ci troviamo a confrontarci con un nostro fratello che ci ha fatto un piccolo torto. La reazione che abbiamo ascoltato nella parabola è molto espressiva: lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: ‘Restituisci quello che devi!’. In questa scena troviamo tutto il dramma dei nostri rapporti umani.

Tutto il dramma! Quando siamo noi in debito con gli altri, pretendiamo la misericordia; quando invece siamo in credito, invochiamo la giustizia! Tutti facciamo così, tutti. Non è questa la reazione del discepolo di Cristo e non può essere questo lo stile di vita dei cristiani. Gesù ci insegna a perdonare, e a farlo senza limiti: ‘Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette’”.

Ma la misericordia oltrepassa la nostra la nostra pretesa di giustizia umana, perché il perdono tocca la carne: “Fermarsi a questa, infatti, non ci farebbe riconoscere come discepoli di Cristo, che hanno ottenuto misericordia ai piedi della Croce solo in forza dell’amore del Figlio di Dio. Non dimentichiamo, dunque, le parole severe con le quali si chiude la parabola: ‘Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello’.

Cari fratelli e sorelle, il perdono di cui san Francesco si è fatto ‘canale’ qui alla Porziuncola continua a ‘generare paradiso’ ancora dopo otto secoli. In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi”.

Ed ha concluso affermando che il mondo ha bisogno di perdono: “La strada del perdono della Misericordia può davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace. Preghiamo per diventare umili strumenti di misericordia.

E possiamo pregare su questo. Ognuno come lo sente. Invito i frati, i vescovi ad andare nei confessionali, anche io ci andrò, per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme. Che il Signore ci dia la grazia di dire quella parola che il Padre non ci lascia finire, quella che ha detto il figliol prodigo: ‘Padre ho peccato con…’ e gli ha tappato la bocca, lo ha abbracciato.

Noi incominciamo a dire e Lui ci tapperà la bocca e ci vestirà. ‘Ma padre, domani ho paura di fare lo stesso’. Ma torni! Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il figliol prodigo; e tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia”. Prima del ritorno a Roma ha incontrato 15 poveri e rifugiati e, nell’infermeria del Convento, ha salutato i religiosi ammalati.

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