Il santo che spinse Wojtyła alla scelta radicale del sacerdozio

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Si è conclusa la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Centinaia di migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo si sono recati in Polonia per vivere assieme ai loro coetanei giorni di preghiera, di missione e di incontro con Dio.

L’evento, culminato con la Santa Messa presieduta da Papa Francesco domenica 31 luglio, ha rappresentato anche un’occasione per conoscere la bellezza, la storia e la fede di questo paese europeo profondamente radicato nella tradizione cristiana, che conserva le tracce della sofferenza e della santità del suo popolo.

In occasione di questo grande appuntamento ecclesiale la Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato ha dato alle stampe un “Vademecum del Pellegrino” intitolato “Con San Giovanni Paolo Magno in Polonia“ (non lasciatevi ingannare dal titolo, non è una guida culinaria!). Si tratta di un cammino nella patria di San Giovanni Paolo, un itinerario nelle città dove visse o passò il Pontefice polacco: Wadowice, Cracovia, Niegowic, Lublino, Varsavia, ma anche Auschwitz e Czestochowa. La guida offre anche informazioni turistiche e i dettagli storici ed artistici su palazzi, monumenti, chiese e santuari della Polonia. Non mancano i preziosi accenni alle vite di alcuni santi ed eroi della storia polacca (oltre a Wojtyła, San Massimiliano Kolbe, Santa Faustina Kowalska, Jerzy Popieluzko, il cardinale Wyszynski…).Il tutto illustrato con immagini a colori, foto e mappe stradali.

L’attenzione dei curatori si focalizza sui luoghi segnati dalla presenza di Karol Wojtyła. Tra i molti posti legati alla vita del santo, dove è possibile fermarsi per riflettere e pregare, c’è un luogo particolare che vale la pensa di visitare. Probabilmente non sarà forse la meta principale di tutti i pellegrini, che hanno affollato le basiliche e i santuari più conosciuti ed importanti del paese, ma si tratta sicuramente un luogo molto speciale per Cracovia e per la sua Chiesa.

Al civico 10 di via Woronicza, si trova il Santuario dell’Ecce Homo che prende il nome dall’opera più conosciuta del pittore polacco Adamo Chmielowski; la tela è esposta in questa piccola chiesa accanto ai resti mortali del suo autore.

Dopo una profonda crisi di senso, il pittore polacco Adam Chmielowski lasciò l’arte e l’accademia per dedicarsi ai poveri della sua Cracovia. Visse e morì come santo e la Chiesa riconobbe le sue virtù eroiche e la sua santità di vita elevandolo agli onori degli altari nel 1989 (leggi la storia di sant’Alberto Chmielowski).

La storia di questo santo (conosciuto col suo nome da religioso: fratel Alberto) commosse e ispirò un’altro giovane che coltivava la passione per l’arte e la recitazione, spingendolo ad abbandonare il teatro per dedicarsi completamente al Dio: parliamo del giovane Karol Wojtyła.

“Mi domando a volte quale ruolo abbia svolto nella mia vocazione la figura del Santo Frate Alberto”, si chiede Giovanni Paolo II nel suo libro Dono e Mistero, scritto nel 1996 in occasione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio, dove che narra la storia e la geografia della sua vocazione.

Nel periodo della mia passione per il teatro rapsodico e per l’arte, la figura di quest’uomo coraggioso, che aveva partecipato all’«insurrezione di gennaio» (1864) perdendo una gamba durante i combattimenti, esercitava su di me un fascino spirituale particolare.

…Quest’uomo a un certo punto della sua vita rompe con l’arte, perché comprende che Dio lo chiama a compiti ben più importanti. Venuto a conoscenza dell’ambiente dei miserabili di Cracovia, il cui punto d’incontro era il pubblico dormitorio, detto anche «posto di riscaldamento», in via Krakowska, Adam Chmielowski decide di diventare uno di loro, non come elemosiniere che arriva da fuori per distribuire dei doni, ma come uno che dona se stesso per servire i diseredati.

…Morirà nel Natale del 1916. La sua opera, tuttavia, gli sopravviverà diventando espressione delle tradizioni polacche di radicalismo evangelico, sulle orme di San Francesco d’Assisi e di San Giovanni della Croce. Nella storia della spiritualità polacca, il Santo Frate Alberto occupa un posto speciale.

Riflettendo sulla sua vocazione sacerdotale e sulla sua radicale scelta di rompere col teatro per seguire la chiamata di Dio, Wojtyła afferma che la figura di fratel Alberto Chmielowski ha giocato un ruolo “determinante” offrendogli un esempio da seguire ed incoraggiandolo a compiere una “svolta radicale” nella propria vita:

Per me la sua figura è stata determinante, perché trovai in lui un particolare appoggio spirituale e un esempio nel mio allontanarmi dall’arte, dalla letteratura e dal teatro, per la scelta radicale della vocazione al sacerdozio.

E’ con particolare commozione che Giovanni Paolo II ricorda il giorno in cui, ormai diventato Papa, elevò fratel Alberto agli onori degli altari proprio nell’anno in cui cadeva il Muro di Berlino simbolo di quel regime comunista che piegò la Polonia per lunghi anni. Una coincidenza speciale per chi, come sant’Alberto, guardava al povero come un Alter Christus e non come una forza rivoluzionaria da domare e utilizzare per scopi politici ed ideologici.

Una delle gioie più grandi che ho avuto da Papa è stata quella di innalzare questo poverello di Cracovia in tonaca grigia agli onori degli altari, prima con la beatificazione a Blonie Krakowskie durante il viaggio in Polonia del 1983, poi con la canonizzazione a Roma nel novembre del memorabile anno 1989.

Il giovane Karol fu attore ma anche autore di opere teatrali: tra il 1939 e il 1964 scrisse ben sei drammi tra I quali “La Bottega dell’orefice”: un opera teatrale sul tema del fidanzamento e dell’amore coniugale che raccolse un successo straordinario in tutto il mondo dopo l’elezione dell’autore a Sommo Pontefice. Pubblicata nel 1960 cuando Wojtyła era vescovo ausiliare di Cracovia, con lo pseudonimo di Andrzej Jawien, l’opera fu successivamente tradotta in molte lingue, rappresentata nei teatri di tutto il mondo e adattata in un film nel 1989 dal regista Michael Andrerson.

Nel 1948, mentre era ancora viceparroco della parrocchia di Niegowic (sud di Cracovia), don Karol Wojtyła scrisse un opera dedicata alla figura di Fratel Alberto Chmielowski, quel santo polacco che tanto lo affascinava e del quale conservava un ritratto nella sua camera da letto. Così lo racconta nelle sue memorie:

Molti autori della letteratura polacca hanno immortalato la figura di Frate Alberto (…). Anch’io, da giovane sacerdote, nel periodo in cui ero vicario presso la chiesa di San Floriano a Cracovia, gli dedicai un’opera drammatica intitolata: «Il Fratello del nostro Dio», pagando in tal modo il debito di gratitudine che avevo contratto con lui.

Nella stessa santuario dell’Ecce Homo riposa il corpo della fondatrice del ramo femminile delle suore albertine: la beata Bernardina Jabłonska (morta nel 1940). Sulla destra c’è un altare, un immagine di Giovanni Paolo II e una sua reliquia del suo sangue.

Fonti:

A. Riccardi, Giovanni Paolo II. La biografia, San Paolo 2004.

Aa.Vv., Con San Giovanni Paolo II Magno in Polonia. Vademecum del pellegrino, Ed. IVI 2016.

Giovanni Paolo II, Dono e Mistero: Diario di un sacerdote, LEV 2011.

Leggi anche:

Santi e beati polacchi (sito ufficiale della GMG di Cracovia)

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