Siria: catastrofe umanitaria incombe su Aleppo

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Sono trascorsi più di 1100 giorni dal rapimento del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, avvenuto il 29 luglio 2013 a Raqqa, e la Siria è sempre più sull’orlo di una catastrofe umanitaria: la popolazione non accede agli aiuti di cui avrebbe bisogno e i bombardamenti si intensificano.

Secondo le Nazioni Unite, le scorte di cibo ad Aleppo sono destinate a esaurirsi a metà agosto. Tra le 200.000 e le 300.000 persone potrebbero trovarsi in piena crisi umanitaria. Negli ultimi giorni gli attacchi dell’esercito siriano contro case, ospedali e strutture sanitarie ad Aleppo e nei dintorni si sono intensificati. Nel giro di pochi giorni, sette ospedali e strutture sanitarie sono stati attaccati. In città ne funzionano ancora soltanto tre.

Tra il 10 e il 23 luglio, secondo la Rete siriana per i diritti umani, 99 abitanti di Aleppo (tra cui 25 bambini e 16 donne) sono stati uccisi dalle forze governative siriane. Nuovi raid aerei hanno devastato anche l’ospedale della città di Idlib, costringendo migliaia di famiglie a fuggire dalle loro case.

Save the Children ha espresso indignazione, attraverso le dichiarazioni di Sonia Khush, direttore della ong in Siria: “In questo momento, i nostri pensieri sono rivolti a tutti il nostro coraggioso staff operatori siriani che lavorano nell’ospedale e a tutte le famigle colpite.

Bombardare un ospedale con un reparto maternità, dove si stanno aiutando tante donne che vivono all’ombra della guerra a dare alla luce in sicurezza i loro piccoli è un atto vergognoso, sia che sia stato compiuto intenzionalmente, sia che sia accaduto perché non è stata prestata la dovuta attenzione a non colpire aree civili.

Non ci sono scuse e questo purtroppo è solo l’ultimo di una lunga serie di attachi a strutture sanitarie inel Paese. Condanniamo nel modo più assoluto possibile questi attacchi, contrari alla legge internazionale. E’ necessario un immediato cessate il fuoco in tutta la Siria e occorre intervenire per porre fine agli spaventosi bombardamenti di strutture mediche”.

Infatti gli ospedali, le scuole e altre vitali infrastrutture civili vengono attaccate indiscriminatamente: almeno nove strutture mediche sono state bombardate la scorsa settimana tra Aleppo e Idlib. Tutte le scuole di Aleppo sono state chiuse fino al 12 agosto a causa dell’elevato rischio per i bambini. Il laboratorio medico nella sede provvisoria della Direzione sanitaria di Idlib, che disponeva dell’unica apparecchiatura per TAC in città, è stato gravemente danneggiato.

L’unico ospedale pediatrico di Aleppo è stato chiuso dopo essere stato distrutto dai bombardamenti e diverse ambulanze sono state danneggiate. L’assedio impedisce ai pazienti in condizioni critiche di lasciare Aleppo per ricevere cure e assistenza, mettendo a repentaglio le loro vite. Si stima che 4.000 famiglie (circa 20.000 persone) siano fuggite da Idlib nel corso della scorsa settimana.

Save the Children e i partner locali stanno distribuendo aiuti finanziari per aiutarle a comprare cibo e rifornimenti essenziali e gestiscono quattro cliniche mobili nella zona per assistere i bambini malati e le loro madri. Sempre secondo Sonia Khush il Gruppo di sostegno internazionale alla Siria deve intervenire con urgenza:

“Dopo aver subito anni di bombardamenti, i civili ad Aleppo rischiano ora di dover affrontare i morsi della fame. Le forniture alimentari si esauriranno entro poche settimane se non verrà permesso agli aiuti di entrare. E’ scandaloso che tutte le promesse di lasciare entrare gli aiuti nelle aree assediate che abbiamo sentito negli ultimi sei mesi siano state vane, mentre quello che potrebbe essere il più pesante assedio dall’inizio del conflitto continua ad accadere davanti al nostro occhi.

E’ in gioco la credibilità della comunità internazionale. I medici locali e gli operatori umanitari stanno lavorando nelle condizioni più difficili e pericolose che si possano immaginare per cercare di salvare vite umane, mentre le bombe continuano a cadere intorno a loro. Deve essere urgentemente consentito l’accesso agli aiuti prima che muoiano altri bambini”.

E Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, ha chiesto di non bloccare gli aiuti umanitari: “Da anni il governo siriano blocca l’ingresso degli aiuti nelle aree assediate, le sottopone quotidianamente a bombardamenti e usa la fame come arma di guerra, procurando volutamente indicibili sofferenze ai civili che vivono nelle zone controllate dall’opposizione. Le vie d’uscita sicure per i civili che vogliono lasciare Aleppo non possono rappresentare un sostituto per l’ingresso degli aiuti umanitari”.

E pochi giorni dopo è stata danneggiata anche la ludoteca allestita da Amici dei Bambini a Binnish nel 2014, nel contesto di un progetto finanziato dalla Provincia di Bolzano: “Benché lo spazio sia stato ricavato in un ambiente relativamente sicuro, ogni difesa è vana contro la capacità di penetrazione delle famigerate ‘cluster bomb’. Benché non si possa parlare, come nel caso del forno, di un attacco mirato alla struttura, questo episodio dimostra tuttavia che l’utilizzo di armi indiscriminate e proibite dal diritto internazionale è purtroppo assai diffuso in Siria… Però nonostante le difficoltà, vogliamo rimanere qui, per continuare ad alleviare le sofferenze dei nostri bambini”.

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