Per il 70% dei giovani Papa Francesco è un punto di riferimento

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In Polonia i giovani hanno ‘invaso’ Cracovia e le città vicine per stare insieme a papa Francesco, perché gli vogliono bene: così dice il Rapporto Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, promosso in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo. Infatti il 70% dei giovani italiani ha assoluta fiducia in Papa Francesco perché lo ritiene una figura credibile capace di contribuire a un deciso rinnovamento nel mondo ecclesiale e lo riconoscono come figura di riferimento per guardare al proprio futuro con meno incertezza e preoccupazione.

Il Rapporto Giovani 2016 è il frutto di una nuova fase di ricerca e mappatura che è partita nell’autunno 2015 con un rinnovato campione di 9.000 giovani tra i 18 e i 32 anni. I temi chiave sono: lavoro, felicità, istituzioni, Europa, Chiesa e figure di riferimento. Infatti, il 91% degli italiani tra i 18 e i 32 anni concorda su come affrontare il futuro (88%) e per costruirsi una vita familiare (87,5%). Un pò più bassa la quota di chi lo considera soprattutto come modalità di autorealizzazione (85%).

Sempre dal Rapporto Giovani emerge che il 40% dei giovani italiani è convinto che occorra accogliere solo i profughi che raggiungono il nostro Paese. Questa percentuale sale al 64% se si considerano anche i ragazzi che sono convinti che sia necessario accogliere tutti. Su questo tema i dati dell’Istituto Toniolo hanno messo in parallelo anche quelli dei giovani di altre nazioni europee.

Infatti, per il 51% dei giovani tedeschi è giusto accogliere solo i profughi (questa percentuale sale al 74% se si considerano quelli che sono convinti che occorra accogliere tutti); per il 39% dei giovani francesi è giusto accogliere solo i rifugiati (anche in questo caso la percentuale sale al 42% se si considerano quelli che vogliono accogliere tutti); i ragazzi inglesi propensi all’accoglienza (molto o abbastanza) nel ritenere il lavoro come uno strumento diretto a procurare reddito, cruciale per dei profughi sono al 34% (percentuale che arriva al 51% con quelli che sono per l’accoglienza a tutti); infine i ragazzi spagnoli che sono d’accordo con l’accogliere solo i rifugiati al 30% (questa percentuale come negli altri casi europei arriva al 57% considerando anche quelli che sono per accogliere tutti indistintamente).

Inoltre i dati e le analisi del Rapporto mostrano come l’influenza dei genitori risulti nel complesso maggiore in Italia, più che in Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, sia sul percorso di studio dei figli che sul lavoro e sulla carriera professionale. Dal confronto con il loro coetanei europei, infatti, emerge che per i giovani italiani le tappe per la transizione allo stato adulto dall’autonomia dai genitori fino alla formazione di una propria famiglia e alla nascita del primo figlio sono più dilatate nel tempo rispetto ai coetanei europei.

L’età media di uscita dalla famiglia di origine è attorno ai 30 anni nel nostro paese, mentre è inferiore ai 25 nei paesi scandinavi, in Francia, Germania e Regno Unito. Però quando ai giovani si pone la domanda sul grado di fiducia verso le istituzioni (compresa la Chiesa Cattolica) le risposte sono decisamente orientate al pessimismo: prevale il disincanto, il senso di distacco e di lontananza. Infatti si dichiara ateo il 15,2% della popolazione giovanile, agnostico il 7,8%, credente in un’entità superiore, ma senza fare riferimento a una divinità specifica, il 10%.

Solo il 15,4% dei giovani dice di partecipare a un rito religioso ogni settimana. Non solo: anche tra coloro che si dichiarano cattolici, solo il 24,1% è un praticante settimanale. Anche l’atteggiamento nei confronti della Chiesa è piuttosto critico: è stato chiesto ai giovani di dare un voto da 1 a 10 al loro grado di fiducia; il voto medio ottenuto è del 4 (4,2 per gli uomini, 3,8 per le donne). Invece, le risposte date dai giovani in merito a papa Francesco sono di segno opposto.

Per più del 90% di loro è una persona di grandi capacità comunicative, che suscita simpatia (80%) e ispira fiducia (70%). Nel loro rapporto con la fede è presente la dimensione comunitaria. In questo contesto, i giovani richiamano spesso l’attenzione agli altri e il desiderio di offrire loro un aiuto. I giovani intervistati raramente, però, parlano della Chiesa.

Più facilmente privilegiano i temi dell’incontro e dell’accoglienza, sottolineando la dimensione umana e sociale più che quella teologica e sacramentale, come ha spiegato mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’università Cattolica di Milano, e presente a Cracovia:

“Dalle loro risposte viene fuori un dialogo intimo dei nostri ragazzi con Dio, che è molto presente nella loro vita, anche se con una percezione molto personale. Il rapporto dei giovani con la fede fa parte di un universo ancora inesplorato e se la Chiesa vuole dialogare con le nuove generazioni deve imparare a percorrere le loro strade, senza paura di ascoltare le loro opinioni”.

E la curatrice del rapporto, Paola Bignardi, esorta la Chiesa a convertirsi ai giovani: “Una Chiesa che vuole educare alla fede deve avere uno sguardo profondo per scrutare l’animo giovanile dietro un’apparenza che nasconde tesori di interiorità e un’inedita attesa di Dio. Ma per questo occorre convertirsi ad un atteggiamento capace di fiducia nelle nuove generazioni, e ad un modello pastorale in cui l’ascolto e l’attenzione all’interlocutore hanno un posto significativo.

Le domande nella coscienza dei giovani sono presenti, sono numerose e a volte inquietanti; occorre saperle far emergere, essere disposti a partire da esse, a interagire sulle questioni che pongono”. E papa Francesco,come papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI, hanno fiducia nei giovani.

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