Papa Francesco: “Il Signore non mantiene le distanze, ma sta in mezzo a noi”

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Dopo aver pregato nel Monastero di Jasna Gora, davanti l’immagine sacra della Madonna Nera, Papa Francesco, in questo secondo giorno di visita pastorale in Polonia, presiede la celebrazione eucaristica, in occasione del 1050° anniversario del Battesimo della Polonia, nell’area del Santuario a Częstochowa. Durante l’omelia il Pontefice sottolinea: «Colpisce, soprattutto come si realizza la venuta di Dio nella storia: “nato da donna”. Nessun ingresso trionfale, nessuna manifestazione imponente dell’Onnipotente: Egli non si mostra come un sole abbagliante, ma entra nel mondo nel modo più semplice, come un bimbo dalla mamma, come il più piccolo dei semi che germoglia e cresce. Viene nella piccolezza, nell’umiltà».

A Cana – prosegue Francesco – «un gesto eclatante compiuto davanti alla folla, nemmeno un intervento che risolve una questione politica scottante, come la sottomissione del popolo al dominio romano», il fatto cioè che «il Signore non mantiene le distanze, ma è vicino e concreto, sta in mezzo a noi e si prende cura di noi, senza decidere al posto nostro e senza occuparsi di questioni di potere. Predilige infatti farsi contenere in ciò che è piccolo, al contrario dell’uomo, che tende a voler possedere qualcosa di sempre più grande».  L’umanità ci porta a cercare la grandezza, la visibilità e il potere… una realtà – sottolinea il Papa – tragicamente umana, «una grande tentazione che cerca di insinuarsi ovunque; donarsi agli altri, azzerando le distanze, dimorando nella piccolezza e abitando concretamente la quotidianità, questo è squisitamente divino».  Dio, invece, ci salva facendosi piccolo, vicino e in mezzo alla sua gente; sceglie i piccoli e a loro rivela il Regno di Dio.

Dio, ricorda il Papa, «non desidera essere temuto come un sovrano potente e distante […]. Siamo chiamati sempre ad ascoltare, coinvolgerci e farci prossimi, condividendo le gioie e le fatiche della gente, così che il Vangelo passi nel modo più coerente e che porta maggior frutto: per positiva irradiazione, attraverso la trasparenza della vita».

Francesco parla poi di una Polonia «impastata di Vangelo, croce e fedeltà alla Chiesa, ha visto il positivo contagio di una fede genuina, trasmessa di famiglia in famiglia, di padre in figlio, e soprattutto dalle mamme e dalle nonne, che bisogna tanto ringraziare». Riferendosi alla Vergine Maria, aggiunge: «Se c’è qualche gloria umana, qualche nostro merito nella pienezza del tempo, è lei: è lei quello spazio, preservato libero dal male, in cui Dio si è rispecchiato», bisogna invocarla perché «infonda il desiderio di andare oltre i torti e le ferite del passato, e di creare comunione con tutti, all’interno e all’esterno, senza mai cedere alla tentazione di isolarsi e di imporsi».

«A poco serve – conclude il Papa – il passaggio tra il prima e il dopo Cristo, se rimane una data negli annali di storia. Che possa compiersi, per tutti e per ciascuno, un passaggio interiore, una Pasqua del cuore verso lo stile divino incarnato da Maria: operare nella piccolezza e accompagnare da vicino, con cuore semplice e aperto».

Foto: CTV

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