In Polonia papa Francesco da speranza all’Europa

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Papa Francesco è arrivato in Polonia ed ha pregato nella Cattedrale di Cracovia. davanti alla tomba di san Stanislao e alle reliquie di San Giovanni Paolo II, accolto dal card. Stanisław Dziwisz, arcivescovo metropolita di Cracovia, e da 130 vescovi:

“Nelle mura di questo tempio da un migliaio di anni è registrata la memoria della nazione polacca; la memoria dei grandi eventi della nostra storia, delle nostre vittorie e sconfitte, delle nostre sofferenze e speranze. Qui batte il cuore della Polonia! Qui riposa il vescovo di Cracovia e martire, san Stanislao, intrepido difensore dei diritti dell’uomo, che nel sec. XI ha dato la vita in difesa del popolo ed è diventato il patrono dell’ordine morale nella nostra Patria.

In questa cattedrale molte volte ha celebrato l’Eucaristia il metropolita di Cracovia, card. Karol Wojtyła. Da qui egli, nell’ottobre 1978, è partito per Roma, per diventare Vescovo della Città Eterna. E’ ritornato qui varie volte, come Giovanni Paolo II. Oggi il Vescovo di Roma è venuto da noi, per vivere in questi giorni, con i giovani di tutto il mondo, la festa della fede, per confermare noi tutti nella fede per mostrare al mondo il volto giovane e misericordioso della Chiesa.

Come non ringraziare l’Onnipotente per tutto quello che stiamo vivendo, nel 1050^ anniversario del Battesimo della Polonia e nell’Anno Santo della Misericordia? Padre Santo, Ti diamo il benvenuto con grandissima gioia! La tua presenza tra noi rende più profonda la nostra consapevolezza di appartenere alla Chiesa universale, che supera i confini delle nazioni, delle culture e delle lingue. Presteremo orecchio alle tue parole. Terremo gli occhi fissi sul tuo amichevole viso”.

Eppoi ha sostato in preghiera sulle tombe di papa Giovanni Paolo II, canonizzato nel 2014, e di san Stanislao: così si chiude la prima giornata polacca di papa Francesco, che nel pomeriggio era stato accolto da molte persone all’aeroporto al presidente della Repubblica di Polonia, Andrzej Duda e dal cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanisław Dziwisz, con il contorno di migliaia di fedeli comuni, in uno sbandierio di colori bianco-gialli e bianco-rossi: ‘Benvenuto a Cracovia!’.

Dopo il saluto del presidente, il papa si è detto “lieto di iniziare dalla Polonia, che ha avuto fra i suoi figli l’indimenticabile san Giovanni Paolo II, ideatore e promotore delle Giornate Mondiali della Gioventù… Egli amava parlare dell’Europa che respira con i suoi due polmoni: il sogno di un nuovo umanesimo europeo è animato dal respiro creativo e armonico di questi due polmoni e dalla comune civiltà che trova nel cristianesimo le sue radici più solide”.

A questo proposito egli ha ricordato la fedeltà del popolo polacco alla Chiesa ed all’uomo: “La memoria contraddistingue il popolo polacco. Mi ha sempre impressionato il vivo senso della storia di Papa Giovanni Paolo II. Quando parlava dei popoli, egli partiva dalla loro storia per farne risaltare i tesori di umanità e spiritualità. La coscienza dell’identità, libera da complessi di superiorità, è indispensabile per organizzare una comunità nazionale sulla base del suo patrimonio umano, sociale, politico, economico e religioso, per ispirare la società e la cultura, mantenendole fedeli alla tradizione e al tempo stesso aperte al rinnovamento e al futuro.

In questa prospettiva avete da poco celebrato il 1050° anniversario del Battesimo della Polonia. E’ stato certamente un forte momento di unità nazionale, che ha confermato come la concordia, pur nella diversità delle opinioni, sia la strada sicura per raggiungere il bene comune dell’intero popolo polacco”.

Proprio questa memoria del popolo polacco, secondo il papa, consente di intraprendere con fiducia il cammino in questo momento storico: “La consapevolezza del cammino compiuto e la gioia per i traguardi raggiunti danno forza e serenità per affrontare le sfide del momento, che richiedono il coraggio della verità e un costante impegno etico, affinché i processi decisionali e operativi come pure le relazioni umane siano sempre rispettosi della dignità della persona.

Ogni attività ne è coinvolta: anche l’economia, il rapporto con l’ambiente e il modo stesso di gestire il complesso fenomeno migratorio. Quest’ultimo richiede un supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene. Occorre individuare le cause dell’emigrazione dalla Polonia, facilitando quanti vogliono ritornare. Al tempo stesso, occorre la disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame; la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede.

Nello stesso tempo vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria. Si tratta così di fare il possibile per alleviare le loro sofferenze, senza stancarsi di operare con intelligenza e continuità per la giustizia e la pace, testimoniando nei fatti i valori umani e cristiani”.

L’incessante preghiera del papa per la pace è stata ribadita durante il viaggio verso la terra polacca con i giornalisti: “Una parola che si ripete tanto è ‘insicurezza’. Ma la vera parola è ‘guerra’. Da tempo diciamo: ‘il mondo è in guerra a pezzi’. Questa è guerra. C’era quella del ’14, con i suoi metodi; poi quella del ’39 – ’45, un’altra grande guerra nel mondo; e adesso è questa.

Non è tanto organica, forse; organizzata, sì, ma organica… Ma è guerra. Questo santo sacerdote, che è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per tutta la Chiesa, è uno; ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini… Pensiamo alla Nigeria, per esempio. ‘Ma quella è l’Africa…’. E’ guerra. Non abbiamo paura di dire questa verità: il mondo è in guerra, perché ha perso la pace… La gioventù sempre ci dice speranza. Speriamo che i giovani ci dicano qualcosa che ci dia un po’ più di speranza, in questo momento”.

Poi ha voluto precisare: “Una sola parola vorrei dire per chiarire. Quando io parlo di guerra, parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione, no. C’è guerra di interessi, c’è guerra per i soldi, c’è guerra per le risorse della natura, c’è guerra per il dominio dei popoli: questa è la guerra. Qualcuno può pensare: ‘Sta parlando di guerra di religione’. No. Tutte le religioni vogliono la pace. La guerra, la vogliono gli altri. Capito?”.

E prima della partenza per Cracovia, papa Francesco si è fermato in preghiera nella basilica vaticana, davanti alla tomba del suo predecessore San Giovanni Paolo II, salutando un gruppo di bambini malati e le loro famiglie, accompagnati dai rappresentanti dell’associazione Peter Pan.

Di seguito è stato salutato anche da un gruppo di 15 giovani rifugiati, nove ragazzi e sei ragazze, di diverse nazionalità, giunti da poco in Italia e ancora privi di documenti per recarsi all’estero, che, accompagnati dall’Elemosineria Apostolica, gli hanno augurato: “buon viaggio e una felice partecipazione alla GMG”, a cui essi non possono partecipare ma a cui si uniscono spiritualmente.

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