Morte, sentimenti umani e risurrezione. Il Papa celebra per i confratelli defunti

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I cardinali e i vescovi morti nell’anno “’hanno conosciuto’ Dio mediante Gesù, hanno conosciuto il suo nome, e l’amore del Padre e del Figlio, lo Spirito Santo, ha dimorato in loro, aprendo la loro vita al Cielo, all’eternità”. Celebrazione eucaristica in San Pietro per papa Benedetto, che questa mattina ha voluto ricordare i suoi confratelli “che il Padre ha dato a Gesù”, “all’indomani della Commemorazione liturgica di tutti i fedeli defunti”. Citando il Libro del profeta Osea il Papa si è riferito alla “risurrezione di Gesù, al mistero della sua morte e del suo risveglio alla vita immortale”, ma soprattutto a come Cristo stesso sia “andato incontro alla passione”, e abbia “imboccato con decisione la via della croce”.

 

“Anche noi di fronte alla morte, non possiamo non provare i sentimenti e i pensieri dettati dalla nostra condizione umana – spiega Benedetto XVI -. E sempre ci sorprende e ci supera un Dio che si fa così vicino a noi da non fermarsi nemmeno davanti all’abisso della morte, che anzi lo attraversa, rimanendo per due giorni nel sepolcro. Ma proprio qui si attua il mistero del ‘terzo giorno’. Cristo assume fino in fondo la nostra carne mortale affinché essa sia investita dalla gloriosa potenza di Dio, dal vento dello Spirito vivificante, che la trasforma e la rigenera”.

Prendendo spunto dal brano della liturgia Benedetto XVI ha ricordato che “al tempo del profeta Osea, la fede degli Israeliti minacciava di contaminarsi con le religioni naturalistiche della terra di Canaan, ma questa fede non è in grado di salvare nessuno dalla morte. Invece l’intervento di Dio nel dramma della storia umana non obbedisce a nessun ciclo naturale, obbedisce solamente alla sua grazia e alla sua fedeltà”. “La vita nuova ed eterna – ha continuato il papa – è frutto dell’albero della Croce, un albero che fiorisce e fruttifica per la luce e la forza che provengono dal sole di Dio. Senza la Croce di Cristo, tutta l’energia della natura rimane impotente di fronte alla forza negativa del peccato”. “Era necessaria una forza benefica più grande di quella che manda avanti i cicli della natura, un Bene più grande – ha sottolineato il Pontefice – di quello della stessa creazione: un Amore che procede dal “cuore” stesso di Dio e che, mentre rivela il senso ultimo del creato, lo rinnova e lo orienta alla sua meta originaria e ultima.”

La messa di oggi giunge dopo la preghiera privata di ieri pomeriggio, quando il papa si è recato nelle Grotte Vaticane per pregare in suffragio dei pontefici sepolti sotto la basilica e in memoria di tutti i defunti.

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