L’unicità della persona al 38^ pellegrinaggio Macerata-Loreto

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E’ arrivata la 38° edizione del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto di sabato 11 giugno, che coinvolgerà 3.000 volontari per garantire il buon andamento dei numerosi servizi. I numeri anche quest’anno sono in crescita nei vari settori, a cominciare dalla segreteria che vede all’opera ben 300 persone, mentre per il servizio accoglienza è stata toccata quota 800, con giovani provenienti, oltre che dalle Marche, anche da Abruzzo, Emilia-Romagna e Lombardia.

Più di 100 persone impiegate nel coro, 150 nel servizio liturgico (con circa 20.000 ostie da utilizzare), oltre 30 per l’accoglienza autorità ed ospiti, 140 per l’allestimento stadio, 30 per l’ufficio stampa, ben 500 volontari tra personale medico e paramedico (tra cui 50 medici), con l’impiego di 30 ambulanze e la presenza di quattro postazioni mediche avanzate, 10 punti di primo intervento e 15 postazioni mobili.

Sono 35 le persone tra podisti, accompagnatori e speaker impiegate con la fiaccola per la pace e durante il cammino saranno una trentina i podisti di varie società sportive provenienti, oltre che dalle Marche, da Padova, Terni, Lecce, Perugia. A proposito della fiaccola della pace, essa ha concluso il pellegrinaggio in Polonia, dove il 20 maggio scorso ha partecipato a Cracovia all’inaugurazione del nuovo Centro Giovanni Paolo II, in collaborazione con il Centro Giovanni Paolo II di Loreto, in occasione della prossima GMG, visitando anche il santuario della Madonna Nera di Czestochowa.

E dopo la benedizione di papa Francesco la fiaccola ha percorso le strade umbro marchigiane, visitando il monastero di Vitorchiano e la basilica di san Giuseppe da Capertino ad Osimo, fino a giungere nello stadio maceratese, dopo 300 km, pochi minuti prima dell’avvio del pellegrinaggio. La santa messa nello stadio maceratese è celebrata dal card. Edoardo Menichelli, arcivescovo della Diocesi di Ancona-Osimo.

Nel messaggio ai pellegrini, il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julián Carrón, ha scritto: “Il pellegrinaggio è una grande opportunità per imparare ad aspettare il Signore giorno e notte e per poter riconoscere Cristo che, venendoci incontro, suscita in noi il bisogno di essere perdonati, ci strappa dalla nostra distrazione e ci attira di nuovo a Sé, come ha fatto con i discepoli di Emmaus.

Vi auguro di rivivere l’esperienza del figliol prodigo in cammino verso casa pieno di nostalgia del padre, come ha detto il Papa nei giorni scorsi, percependo ‘come batte il cuore di nostro Padre. Era un cuore che batteva di ansia, quando tutti i giorni saliva sul terrazzo a guardare. Cosa guardava? Se il figlio tornasse… La misericordia ci fa sperimentare la nostra libertà’. Niente infatti è meccanico, come ogni passo che dovrete compiere, sempre la libertà deve decidere quale posizione assumere: la gratitudine sconfinata del figliol prodigo o lo scandalo del figlio rimasto a casa. La gratitudine fa avanzare, lo scandalo blocca”.

Infatti il titolo del pellegrinaggio è scaturito dopo l’udienza generale del 27 aprile scorso di papa Francesco: “Dio ha compassione di noi. Cosa vuol dire? Patisce con noi, le nostre sofferenze Lui le sente. Compassione significa ‘compartire con’. Il verbo indica che le viscere si muovono e fremono alla vista del male dell’uomo. E nei gesti e nelle azioni del buon samaritano riconosciamo l’agire misericordioso di Dio in tutta la storia della salvezza.

E’ la stessa compassione con cui il Signore viene incontro a ciascuno di noi: Lui non ci ignora, conosce i nostri dolori, sa quanto abbiamo bisogno di aiuto e di consolazione. Ci viene vicino e non ci abbandona mai. Ognuno di noi, farsi la domanda e rispondere nel cuore: ‘Io ci credo? Io credo che il Signore ha compassione di me, così come sono, peccatore, con tanti problemi e tanti cose?’. Pensare a quello e la risposta è: ‘Sì!’. Ma ognuno deve guardare nel cuore se ha la fede in questa compassione di Dio, di Dio buono che si avvicina, ci guarisce, ci accarezza. E se noi lo rifiutiamo, Lui aspetta: è paziente ed è sempre accanto a noi”.

Partendo da questa osservazione abbiamo chiesto all’ideatore del pellegrinaggio, mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano e Matelica, la spiegazione della scelta del titolo, ‘Tu sei unico’: “Il titolo è tratta da una frase che ha detto papa Francesco ad un giovane, mentre lo abbracciava, che gli aveva detto qualcosa. Il papa gli ha detto: ‘Tu sei unico!’. Allora, abbiamo detto: ‘La prendiamo anche noi’, perché di fronte a Dio ognuno è importante; è una persona che vale. Per Gesù ognuno di noi è un valore”.

Perciò il pellegrinaggio esprime un concetto di bellezza. Come essa può essere liberante?
“La bellezza è proprio l’espressione della misericordia: Dio che è somma Bellezza, è Colui che ama le cose belle e ci vuole felici”.
Nell’anno del Giubileo della Misericordia cosa significa fare il pellegrinaggio?
“In questo anno della Misericordia compiere il pellegrinaggio vuol dire per credenti e non credenti, perché Gesù è venuto per tutti, che c’è una via ancora più bella e possibile per la felicità nella vita, che è l’incontro con Gesù”.

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