Maria Ausiliatrice è la Madre della Misericordia

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Il mese di maggio, che ormai va declinando, è dedicato dalla Chiesa alla Madre di Dio, titolo attribuitole dalla Chiesa nel 431 durante il Concilio di Efeso: “Madre di Dio… non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è nato secondo la carne”.

Ma la Madre di Dio vanta tanti altri titoli sublimi; tra questi uno molto bello è quello datole da don Bosco: ‘Maria, Madre Ausiliatrice’. Infatti in tempi particolarmente difficili per la Chiesa, don Bosco divenne apostolo della devozione all’Ausiliatrice. Nel 1862 così confidava a don Cagliero:

“La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine santissima ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana… Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine, gloriosa e benedetta”.

Eresse a Torino la Basilica a lei intitolata, volle che le sue Figlie fossero il grazie che a Lei si prolunga nel tempo e diffuse in tutto il mondo questa devozione. In ‘Meraviglie della Madre di Dio’ don Bosco scriveva che l’Ausiliatrice è riconosciuta dalla Chiesa come la Madonna dei tempi difficili, i tempi in cui la Chiesa è attaccata come tale, in cui i cristiani sono perseguitati perché cristiani, perché parlano con franchezza di Dio, perché testimoniano che Gesù è il Signore, perché contestano le idee correnti diventando un segno di contraddizione.

Ricordando la devozione di don Bosco a Maria Ausiliatrice nella celebrazione eucaristica della festa di Maria Ausiliatrice l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia ha messo in rilievo la sollecitudine della Madre di Dio ai bisogni degli altri: “La profonda sollecitudine materna e il concreto aiuto che Maria offre alla giovane famiglia di Cana interpella le nostre comunità, ma anche le istituzioni, le forze politiche, sociali, economiche ed imprenditoriali, a considerare con molta cura i problemi e le esigenze che sempre più impellenti emergono nella vita delle famiglie.

Primo fra tutti il lavoro, da cui dipende per molti la possibilità di sostenere l’affitto della casa, il futuro dei propri figli, la serenità e sicurezza per tutta la famiglia… Cari amici, Maria si è lanciata nella grande avventura dell’amore di Dio e del prossimo senza opporre resistenze e paure, sapendo che il Dio dell’impossibile avrebbe supplito alle sue carenze e debolezze.

Chiediamo a Maria Santissima Ausiliatrice che le nostre comunità siano come lei ospitali e accoglienti verso ogni famiglia e sappiano farle visita nelle sue fatiche quotidiane e nelle necessità che deve affrontare ogni giorno. A Te, Maria Ausiliatrice, affidiamo queste riflessioni e questi auspici, avvalorandoli con la nostra preghiera e devozione: accogli ed esaudisci le nostre suppliche di figli devoti e mostrati, come sempre sei stata per questa terra, Madre di Misericordia e Regina di Pace”.

San Giovanni Paolo II nell’udienza del 27 novembre 1996 così spiegava il termine ‘Theotokos’: “L’espressione ‘Madre di Dio’ indirizza al Verbo di Dio, che nell’Incarnazione ha assunto l’umiltà della condizione umana per elevare l’uomo alla figliolanza divina. Ma tale titolo, alla luce della sublime dignità conferita alla Vergine di Nazaret, proclama, pure, la nobiltà della donna e la sua altissima vocazione.

Dio infatti tratta Maria come persona libera e responsabile e non realizza l’Incarnazione di suo Figlio se non dopo aver ottenuto il suo consenso. Seguendo l’esempio degli antichi cristiani dell’Egitto, i fedeli si affidano a Colei che, essendo Madre di Dio, può ottenere dal Divin Figlio le grazie della liberazione dai pericoli e dell’eterna salvezza”.

Secondo mons. Tonino Bello Maria è veramente la Madre della Misericordia di Dio, perché, come ha scritto nel volume ‘Maria donna dei nostri tempi’ (1993), ha saputo ‘attendere’ la Parola di Dio nel suo grembo: “Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori.

Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia: l’arrivo di un amico lontano, il rosso di sera dopo un temporale, il crepitare del ceppo che d’inverno sorvegliava i rientri in casa, le campane a stormo nei giorni di festa, il sopraggiungere delle rondini in primavera, l’acre odore che si sprigionava dalla stretta dei frantoi, le cantilene autunnali che giungevano dai palmenti, l’incurvarsi tenero e misterioso del grembo materno, il profumo di spigo che irrompeva quando si preparava una culla.

Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza.

Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E’ il Signore che viene”.

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