Dopo Assisi

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Ad Assisi il Papa ha fatto ripartire il dialogo interreligioso che sembrava un po’ offuscato dai grandi temi interni alla Chiesa. Negli anni appena trascorsi del pontificato Benedetto XVI ha affrontato diverse emergenze causate da una Curia a volte “distratta”, ma ad Assisi è emerso anche che c’è una parte di Curia che ha lavorato con efficenza anche se magari nel silenzio. Così l’ Incontro di Assisi, il pellegrinaggio dei cercatori della verità ha funzionato a meraviglia perché è stato un vero incontro, un mettere insieme idee e cuori per offrire al mondo una testimonianza.

Gesti simbolici, ma non esibizioni, parole e pensieri di fede, ma senza sincretismi o spettacolarismi. E meno clamore mediatico di altre volte. Per forza, i contenuti avevano bisogno di essere approfonditi, capiti, ascoltati. Niente scandali, niente gossip, tanti giovani ad Assisi per seguire il Papa che sembrava davvero un fratello tra i fratelli. Dalla giornata di Assisi più che ripartire si continua su un cammino che la Chiesa cattolica non ha mai abbandonato: quello del dialogo profondo e reale con le religioni e con il sapere. Così sembra bello che proprio a pochi giorni dopo in Vaticano si svolga per la prima volta un incontro di studio dedicato alla fisica subnucleare. L’idea è dello svizzero Werner Arber, padre dell’ingegneria genetica e Nobel, nuovo presidente della Pontifica Accademia delle Scienze, e del Cancelliere monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, teologo e sostenitore della scienza galileana.

“Di questa scienza – spiega il fisico Antonino Zichichi- la fisica subnucleare è la vera frontiera. In essa sono impegnati migliaia di fisici e tecnici con strutture gigantesche confrontabili con quelle necessarie per andare sulla Luna e, un giorno, su Marte.” La Ragione che Benedetto XVI pone sempre al centro e alla base di ogni riflessione, porta a saper coniugare le varie parti del sapere perché fanno parte dell’uomo. E porta a mettere nel cuore dell’uomo il desiderio di verità che è il desiderio di Dio. Il Papa ha insistito molto nella attenzione ai non credenti, a coloro che sono in ricerca, anche quando si “arenano” in un illuminismo assoluto e un po’ triste. In fondo la colpa, ha detto, è anche di noi credenti che non sappiamo essere testimoni “della Speranza che è in noi”.

Adesso, dopo Assisi, il cammino è ripreso, tracciato con nuove linee che per i cristiani sono poi sempre le stesse segnate dal Vangelo e dalla Croce.

 

 

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