Caritas e la misericordia del Padre

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‘Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso’, tratto dal Vangelo di san Luca è stato il titolo del 38° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si è svolto a Sacrofano (Roma). Il tema si ricollegava direttamente al Giubileo straordinario, perché la misericordia è la parola chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi e il nostro aprirci a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali.

Questo incontro delle 220 Caritas diocesane in Italia ha avuto un significato particolare perché ha ricordato i 45 anni dalla nascita di Caritas Italiana, e puntava a fare un sintetico bilancio dell’impegno pastorale a servizio dei poveri e della Chiesa in Italia; orientarne il cammino futuro, alla luce delle tematiche legate all’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, all’Anno giubilare, all’enciclica ‘Laudato sì’.

Il convegno si è concluso con l’udienza di papa Francesco, che ai partecipanti ha ricordato il mandato del primo incontro nazionale nel 1972, che era quello di ‘sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi’: “La vostra missione educativa, che mira sempre alla comunione nella Chiesa e a un servizio con ampi orizzonti, vi chiede l’impegno di un amore concreto verso ogni essere umano, con un’opzione preferenziale per i poveri, nei quali Gesù stesso ci domanda aiuto e vicinanza…

La testimonianza della carità diventa autentica e credibile quando impegna tutti i momenti e le relazioni della vita, ma la sua culla e la sua casa è la famiglia, la Chiesa domestica. La famiglia è costituzionalmente ‘Caritas’ perché Dio stesso l’ha fatta così: l’anima della famiglia e della sua missione è l’amore. Quell’amore misericordioso che, come ho ricordato nell’Esortazione Apostolica postsinodale ‘Amoris laetitia’, sa accompagnare, discernere e integrare le situazioni di fragilità”.

E nella prolusione il presidente della Caritas italiana, card. Francesco Montenegro, ha ‘sognato’ una Chiesa di misericordia: “L’ascolto nutre l’unione fraterna. Il pane spezzato e condiviso è testimonianza viva della comunità che, pur nelle diversità, è tenuta unita dalla trama della preghiera.

Questa è la Chiesa di misericordia: è carità, più che fa la carità; compatisce, condivide e compartecipa più che dà cose; esce dal recinto dei buoni e va nelle periferie, nei luoghi che Cristo ha preferito (le piscine, i pozzi, le strade, ecc.) fa la scelta dei poveri; preferisce una carità non da addetti ai lavori, ma di popolo, fedele ai mezzi poveri; propone nuovi stili di vita, economie di comunione e di condivisione. Tutto questo perché è una Chiesa che si riconosce amata”.

Della stessa natura l’intervento del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, che ha sottolineato come priorità l’inclusione sociale dei poveri: “L’inclusione è il contrario dell’esclusione, ma è anche altro rispetto alla logica della separazione e della contrapposizione. La logica del Vangelo è logica dell’incontro. Al n. 272 della ‘Evangelii Gaudium’, ci viene ricordato che fuggire gli altri, nascondersi agli altri e negarsi alla relazione sono altrettanti modi attraverso i quali si vive una vita comoda e non evangelica.

Queste sono le modalità concrete attraverso le quali si esprime la mentalità mondana, che cerca solo il possesso e, se non riesce a dominare, mette in atto strategie di rifiuto e di eliminazione. La sostanza del Vangelo, il centro e la novità dell’annunzio cristiano stanno qui: come Gesù, uscire da se stessi per ricercare il bene e la realizzazione di tutti, assumendo il punto di vista dei poveri, ascoltando il loro grido come fa il Dio di Gesù”.

Il presidente di Caritas Internationalis, card. Luis Antonio Tagle, ha sottolineato il valore delle opere di misericordia: “Se la Caritas vuole essere un agente di guarigione nel mondo di oggi, non dobbiamo avere paura di vedere e toccare le ferite di Cristo nelle persone ferite. Abbiamo paura di vedere e toccare le ferite, perché abbiamo paura di vedere e toccare le nostre ferite, la mortalità, la debolezza, la peccaminosità e la vulnerabilità”.

Concludendo i lavori il direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu, ha tracciato alcune proposte per i prossimi anni: “Sentiamo l’esigenza e l’urgenza di ‘alzare il tiro’ nella qualità delle proposte: che siano in grado, cioè, di andare oltre quei margini che probabilmente relegano ancora il nostro essere e i nostri interventi entro la sfera dell’assistenzialismo.

Proposte alte che, mentre coniugano in maniera coerente annuncio e testimonianza, abbiano la forza di attuare l’inclusione ma attraverso la dilatazione dei confini, dei margini, delle periferie esistenziali creati dall’indifferenza, che è sempre la causa di ogni forma di egoismo e conseguente radicarsi della povertà e della miseria… L’obiettivo è di non fermarci ai bisogni immediati.

Bisogna puntare a rilanciare l’impegno nel campo di tutte le politiche, non solo quelle sociali con maggiore attenzione alla loro efficacia nei confronti dei destinatari, da valutare sulla base di ‘parametri di umanizzazione’ da applicare soprattutto nella dimensione locale. Esemplificando, potrà dirsi valido un intervento se emancipa i poveri, realizza giustizia, suscita libertà, diffonde umanità, promuove accoglienza, stimola partecipazione, sollecita e realizza quell’abbraccio che poi diventa benedizione; partendo dalla contemplazione del Mistero di Cristo che, nell’incontro col fratello bisognoso si fa carne”.

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