Fra Mario: la guida giubilare di Roma

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“Il fascino e il prestigio storico, culturale, artistico e religioso di Roma sono stati sempre percepiti dai grandi spiriti dell’umanità e infinite sono le testimonianze con le quali i vari cantori hanno sottolineato e celebrato l’eccellenza di una città che, in qualche modo, è percepita come appartenente al mondo intero. Potrebbe sembrare singolare o inatteso, invece, che un umile fraticello, senza pretese culturali, abbia conseguito un grande amore e maturato una impressionante competenza nei confronti di Roma da lui sempre entusiasticamente celebrata, ma proprio questa singolare testimonianza può aggiungere qualcosa per capire le meravigliose potenzialità dell’animo umano di fronte a ciò che, obbiettivamente, è grande e bello”:

così ha scritto padre Marziano Rondina, rettore della basilica di san Giacomo maggiore di Bologna, ricordando fra Mario Gentili, mentre si sta raccogliendo notizie per dar inizio al processo di beatificazione nel decimo anniversario della sua morte. Ed in questo anno che a Roma si celebra l’Anno Santo straordinario della Misericordia voluto da papa Francesco, è una preziosa testimonianza ricordare il suo ‘amore’ per Roma cristiana, come lo ricorda padre Rondina:

“Fra Mario Gentili è una singolare persona sviluppatasi all’insegna di ciò che è piccolo. Minuto di statura, cosa sulla quale lui stesso amava ironizzare, umile e modesto, lieto di essere quello che, per natura e per grazia era, senza pretese di nessun genere, incapace di procurare disagio a chiunque. Eppure era una figura che non poteva passare inosservata, per il suo volto sempre sereno e sorridente, per la sua discreta e delicata vivacità, per la sua calorosa accoglienza verso tutti e la sua squisita sensibilità spirituale e culturale.

La sua presenza, affermatasi tra tantissime persone che lo hanno conosciuto, è quella di un umile fraticello agostiniano che, per 50 anni, nella sua identità di religioso, ha trascorso la sua vita di intenso e gioioso servizio a Tolentino nel Santuario di San Nicola dove ha maturato la sua esperienza spirituale e culturale, la sua straordinaria e riconosciuta competenza nell’ accogliere pellegrini, turisti e visitatori, la sua generosa apertura verso tutti.

Da Tolentino, partecipando agli annuali Convegni nazionale dei Rettori dei Santuari, si era confrontato e sensibilizzato con le ricchezze di tanti santuari d’Italia e d’Europa. Cosa, inoltre, che lo ha particolarmente caratterizzato e stato il suo grande amore, insieme alla sua religiosa devozione, nei confronti di Roma, città che, nel sentire comune, si identifica con il messaggio e con la fede cristiana”.

Infatti oltre al grande ‘amore’ per san Nicola da Tolentino, dove ha trascorso la sua esistenza, egli nutriva un grandissimo ‘amore’ per Roma: “Lui sentiva profondamente Roma come la città santa per eccellenza, la sede di San Pietro e del Papa, il centro della Chiesa cattolica e della cristianità, il luogo dei grandi eventi giubilari, insomma, la Città di Cristo che domina glorioso sulla facciata della Basilica di S. Pietro, simbolo confortante, per chiunque, del Mistero salvifico universale.

Fra Mario sentiva il calore di quell’abbraccio, maestoso e solenne, del Colonnato del Bernini che, in maniera stupenda ed efficace, ostenta il corteo dei Santi, tra i quali additava, con agostiniano orgoglio, al n° 18 (nel braccio di Costantino iniziando a contare dalla facciata) la bella statua di San Nicola da Tolentino. La storia di Roma cristiana e precristiana, la storia del Papa e del Papato, le Catacombe, le memorie dei Martiri, il fascino dell’arte cristiana di tantissime chiese… tutti temi e valori che suscitavano in lui forti emozioni spirituali, fervore religioso ed entusiasmo missionario.

Pur non avendovi mai risieduto era felicissimo di soffermarcisi quanto più poteva trovandosi vantaggiato dalle varie presenze di case agostiniane e dal fatto che i suoi familiari si erano trasferiti nel Lazio. Così le sue vacanze, dopo gli adempimenti affettivi, erano dedicate a Roma.

Si organizzava sapientemente per girarsela da solo senza fretta, guadagnandosi selezionate conoscenze e amicizie, felice di scovare gli angoli più reconditi e i dettagli più curiosi, prendendo appunti e raccogliendo stampati, cartoline o immagini significative. E di tutte le sue conquiste faceva generosa elargizione a chiunque gli capitava, animato da sacro contagio per entusiasmare quanti più poteva. Pur nella sua consueta discrezione e riservatezza, spesso veniva riconosciuto o notato da tanta gente per il modo, in cui si presentava e si porgeva, dal quale tutti fiutavano subito il suo intimo e convinto trasporto per Roma e il piacere di condividerne le ricchezze”.

Poi padre Rondina ha stilato un elenco degli appunti di fra Mario:”L’elenco dei titoli ricorrenti può aiutare a rendersi conto del suo lavoro di ricerca e documentazione: San Pietro e il Vaticano, Le Basiliche Patriarcali, La Tomba di S. Pietro, La Basilica costantiniana, La Basilica di Massenzio, L’Anno Santo, Roma e quartieri, Roma cristiana, Roma antica, Le strade consolari di Roma, Roma storia e arte, Lezioni per le Guide di Roma, Le Catacombe, Appia Antica, Reliquie sessoriane della passione di Cristo, Gli Anni Santi, Bernini a Roma, Roma e i Castelli Romani, Elenco dei Musei gratuiti l’ultima domenica del mese. Solamente sulle Strade di Roma ha riempito 16 quaderni. Inoltre aveva raccolto alcune antologie di letteratura qualificata: Testi dei Papi su Roma, Testi patristici sul primato di Pietro, sulla Cattedra di Roma, sulla Chiesa”.

Quindi era un gran conoscitore della ‘Roma cristiana’ anche perché nell’Anno Santo del 1975 aveva frequentato il corso di guida giubilare autorizzata nella Basilica di S. Pietro: “Con il permesso dei Superiori si era iscritto al Corso per guide specializzate, poi, per alcune settimane, poté fare il suo più gradito servizio: guida giubilare autorizzata nella Basilica di S. Pietro.

Qualcosa che gli fece toccare il cielo con le dita e che, in una lunga lettera ai suo familiari, presenta nei dettagli più piacevoli e significativi, con abbondanza di suggestivi aneddoti, concludendo con una fervorosa invocazione al titolare della prima Basilica romana: ‘O San Pietro, quanta gente ho portato presso la tua tomba affinché tu la portassi a Cristo. Ti chiedo la grazia di vivere bene per ottenere quello che Gesù ci ha promesso: Riceverete il centuplo in questo mondo e possederete la Vita Eterna’”.

Ed in un suo appunto così ha scritto di questa esperienza: “La prima volta che ho visto Roma è stato nell’Anno Santo 1950. La Città eterna, specialmente le Basiliche, soprattutto S. Pietro e l’indimenticabile udienza e la canonizzazione di S. Vincenzo Maria Strambi per opera del grande Pio XII, mi sono rimaste nel cuore. Mai avrei immaginato che in questo Anno Santo 1975 avessi avuto l’impareggiabile grazia di fare l’animatore dei Pellegrinaggi a San Pietro. E’ stata veramente una grazia che mi ha fatto il Signore, anche se non l’ho meritata, La commozione che ho provato nell’accompagnare i pellegrini non si può descrivere a parole”.

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