La Resistenza dei cattolici: ribelli per amore

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Nelle settimane scorse si è svolto il convegno ‘Resistenza e Democrazia. Le ragioni del contributo cristiano’, promosso dall’Associazione Nazionale dei Partigiani Cristiani (ANPC) in collaborazione con l’Istituto Sturzo, con il patrocinio della CEI ed il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale. La tavola rotonda presieduta dal presidente nazionale, Giovanni Bianchi, e coordinata dal prof. Paolo Acanfora ha avuto come relatori il prof. Agostino Giovagnoli, docente all’Università del Sacro Cuore di Milano e mons. Paolo Rizzi, postulatore della causa di beatificazione di Teresio Olivelli.

Al convegno è giunto anche un messaggio di papa Francesco che ha rivolto parole di apprezzamento “per l’iniziativa volta ad approfondire l’opera di quanti, sacerdoti religiosi e fedeli laici, seppero portare il loro generoso contributo al bene comune ed alla Patria mossi dai valori cristiani… Il simposio favorisca un sempre più vivo impegno nella promozione dei valori universali della pace, della solidarietà e della convivenza fraterna”.

E proprio nel giorno della Liberazione, lunedì 25 aprile, su Sat2000 alle ore 15.20 (con replica alle ore 00.40) sarà proiettato un documentario, relativo alla lotta partigiana delle brigate cattoliche nell’Italia centrale, dal titolo ‘Ribelli per amore, la Resistenza dei Cattolici’, realizzato da Caterina Dall’Olio e Andrea Postiglione, su testi di Gabriella Sadondo e Massimiliano Miccoli, che hanno intervistato Antonio Cipolloni, il quale ha rievocato la prima Banda Partigiana, nata a Rieti.

Nel documentario sono narrate le ragioni di una scelta dettata dalla fede, la fuga sui monti, le battaglie tra i boschi, la Liberazione, l’oblio dettato dalle divisione politiche. Un gruppo di anziani partigiani cattolici racconta i lunghi mesi di guerra alle armate nazifasciste e torna a rivendicare il valore di un impegno troppo a lungo dimenticato in nome di una ricostruzione storica che ha fatto della Resistenza una ‘vicenda esclusiva della sinistra’.

Il documentario propone il ritratto (purtroppo non valorizzato adeguatamente dai cattolici) di una generazione di giovani cristiani coerenti e convinti, di ‘ribelli per amore’, come scrisse nel 1944 il venerabile Teresio Olivelli nella sua preghiera del ribelle, che oggi conta ormai poche decine di sopravvissuti. Da Rieti a La Spezia, da Brescia a Roma, gli autori di questo intenso documentario storico hanno attraversato l’Italia per incontrarli, per ripercorrere con loro i sentieri battuti durante la Resistenza, per ricostruire il loro impegno nelle Brigate Julie o nella Brigata Cento Croci, per raccogliere la loro richiesta di non essere dimenticati.

Tra le testimonianze proposte anche quelle di Gian Luigi Rondi, giovane partigiano in azione a Roma e protagonista della roccambolesca liberazione di un generale dell’esercito italiano arrestato dai nazifascisti; di don Giulio Cittadini, che ricorda il sacrificio di Gino Pistoni, il giovane dell’Azione Cattolica morto durante uno scontro con i tedeschi nel luglio del 1944; e di Nando Sandroni, che ripercorre l’impegno dei partigiani cattolici per evitare le vendette politiche che insanguinarono l’Italia dopo l’8 settembre.

Molte le storie di sacerdoti o cattolici uccisi solo per ‘dare qualche lezione’ alla Chiesa, come l’uccisione di don Giuseppe Borrea, avvenuta a Piacenza il 9 febbraio 1945 con l’accusa di essere il cappellano dei partigiani. In realtà aveva portato gli ultimi Sacramenti ai giovani feriti dopo uno scontro sanguinoso, avvenuto nella sua parrocchia tra Brigate nere e partigiani.

Ma il Comando delle Brigate nere di Piacenza intendeva dare una lezione alla Chiesa locale: quattro miliziani lo andarono a prendere in canonica. Portatolo in città venne sottoposto a diversi interrogatori in Questura. Don Borea non negò la verità. Inutili gli interventi delle Autorità religiose. Vide la sua mamma, l’abbracciò, poi venne portato all’alba al recinto del cimitero.

Un altro sacerdote era don Gaspare Morello, originario di Mazara del Vallo trasferitosi a Fermo. E’ stato l’unico sacerdote a presiedere il comitato provinciale di Liberazione; ha guidato il passaggio politico-istituzionale dal fascismo alla democrazia nella città di Fermo, indicando come primo sindaco Giuseppe Giammarco. Dal libro di Giuseppe Rossi sulla sua figura si trova la notizia che nel 1919 è stato il primo segretario politico a Mazara su invito personale dello stesso Sturzo.

E concludiamo con la preghiera di Teresio Olivelli, giovanissimo professore universitario, ufficiale degli alpini sul fronte russo, intellettuale, che aveva scelto la resistenza, morto il 17 gennaio 1945 nel campo di prigionia bavarese di Hersbruck, cercando di aiutare un prigioniero ucraino:

“Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni, noi ti preghiamo: sia in noi la pace che tu solo sai dare. Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore… Ribelli, così ci chiamano, così siamo, così vogliamo essere, ma la nostra è anzitutto una rivolta morale.

E’ rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione dell’esistenza. Non vi sono liberatori, ci sono solo uomini che si liberano… Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al tuo innocente e a quello dei nostri morti, a crescere al mondo giustizia e carità”.

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