Il Papa a Lesbo ha invitato l’Europa alle sue radici

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Papa Francesco, congedandosi dagli abitanti di Lesbo, ha fatto un gesto coraggioso per indicare una nuova strada all’Europa, portando con sé tre famiglie di profughi mussulmani (12 persone, di cui 6 minori), che saranno ospitati nella comunità di Sant’Egidio. Questo gesto consente di comprendere meglio questo viaggio, in cui ancora una volta ha lanciato un nuovo monito all’Europa per risvegliarla dal suo torpore.

Infatti nel porto di Mytilene, prima di partire, papa Francesco aveva rivolto questa preghiera a Dio, pieno di misericordia, per coloro che sono morti in cerca di una vita migliore: “Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto. Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole. Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza”.

Riferendosi alla Santa Famiglia, che non fu abbandonata da Dio, papa Francesco aveva implorato Dio di proteggere i profughi: “Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace. Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi. Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle”.

Al porto di Mytilene papa Francesco ha fatto memoria delle vittime delle migrazioni, ringraziando chi lo ha invitato, il presidente greco Pavlopoulos, insieme al patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo ed all’arcivescovo di Atene e della Grecia, Ieronymos: “Vorrei esprimere la mia ammirazione al popolo greco che, nonostante le gravi difficoltà da affrontare, hanno saputo tenere aperti i cuori e le porte. Tante persone semplici hanno messo a disposizione il poco che avevano per condividerlo con chi era privo di tutto.

Dio saprà ricompensare questa generosità, come quella di altre nazioni circostanti, che fin dai primi momenti hanno accolto con grande disponibilità moltissimi migranti forzati. E’ pure benedetta la presenza generosa di tanti volontari e di numerose associazioni, che, insieme alle diverse istituzioni pubbliche, hanno portato e stanno portando il loro aiuto, esprimendo nel concreto una vicinanza fraterna”.

Con forza ha ricordato il compito dell’Europa: “Le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d’Europa, sono comprensibili e legittime. E tuttavia non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie. L’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere. Purtroppo alcuni, tra cui molti bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini”.

Poi si è rivolto agli abitanti di Lesbo, ricordando che la Grecia è la patria della cultura: “Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri”.

Ha affermato con vigore la necessità della messa al bando della vendita di armi per una vera fraternità: “Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza. In questa prospettiva rinnovo l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo”.

Ricordando il passo evangelico dell’accoglienza al forestiero ed all’affamato papa Francesco ha ribadito che insieme si possono realizzare tante soluzioni: “Ed in questo è indispensabile anche il contributo delle Chiese e delle Comunità religiose. La mia presenza qui insieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo Ieronymos sta a testimoniare la nostra volontà di continuare a collaborare perché questa sfida epocale diventi occasione non di scontro, ma di crescita della civiltà dell’amore.

Cari fratelli e sorelle, di fronte alle tragedie che feriscono l’umanità, Dio non è indifferente, non è distante. Egli è il nostro Padre, che ci sostiene nel costruire il bene e respingere il male. Non solo ci sostiene, ma in Gesù ci ha mostrato la via della pace. Di fronte al male del mondo, Egli si è fatto nostro servo, e col suo servizio di amore ha salvato il mondo. Questo è il vero potere che genera la pace. Solo chi serve con amore costruisce la pace. Il servizio fa uscire da sé stessi e si prende cura degli altri, non lascia che le persone e le cose vadano in rovina, ma sa custodirle, superando la spessa coltre dell’indifferenza che annebbia le menti e i cuori”.

Al termine l’arcivescovo Ieronymos ha rivolto una preghiera in memoria delle vittime delle migrazioni: “O Dio di ogni spirito e ogni carne, che hai calpestato la morte, distruggendo il potere del diavolo, donando la vita al cosmo, alle anime dei tuoi servi che hanno lasciato questa vita. Tu stesso, o Signore, dona loro riposo in un luogo di luce, in un luogo di verdi pascoli, in un luogo di ristoro, da cui il dolore e la tristezza e il lutto sono scomparsi. Tu, nostro Dio buono e amorevole, perdona ogni peccato da essi commesso in pensieri, parole od opere, poiché che non c’è alcun uomo che possa vivere senza peccare, perché Tu solo sei senza peccato: la tua giustizia, e la tua legge è verità”.

Ugualmente ha fatto il patriarca Bartolomeo, chiedendo che non ci siano più nemici: “Signore di misericordia, di compassione e di ogni consolazione, Ti preghiamo per i nostri fratelli che vivono in situazioni difficili e ci rivolgiamo alla Tua Bontà: nutri i neonati; istruisci i giovani; accresci le forze degli anziani; infondi coraggio ai deboli; riunisci coloro che sono divisi; naviga insieme ai naviganti; viaggia con i viaggiatori; difendi le vedove; proteggi gli orfani; libera i prigionieri; guarisci gli infermi.

Ricordati, O Signore, di quanti lavorano nelle miniere, sono in esilio, hanno un lavoro duro, tutti coloro che vivono ogni genere di afflizione, di necessità, di pericolo; e di tutti coloro che implorano la tua amorevole bontà; di tutti quelli che ci amano e di quelli che ci odiano; effondi su tutti la tua infinita misericordia, rispondendo alle loro invocazioni per ottenere salvezza”.

A Lesbo la Chiesa europea ha compiuto un chiaro gesto verso l’unità, ora si attende che lo compia anche l’Europa.

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