In Pakistan i cristiani muoiono

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Nel ‘Regina Coeli’, celebrato nel lunedì dell’Angelo, papa Francesco ha ricordato la tragedia che ha colpito Lahore, in Pakistan, che ha causato 72 morti, tra cui 7 donne e 29 bambini (sono stati finora identificati 14 vittime cristiane e 44 mussulmane):

“La Santa Pasqua è stata insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti, per la maggior parte famiglie della minoranza cristiana, specialmente donne e bambini, raccolte in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale”, con un appello “alle Autorità civili e a tutte le componenti sociali di quella Nazione, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza e serenità alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili”.

Ed appena subito l’attentato mons. Sebastian Francis Shah, arcivescovo di Lahore, ha visitato l’ospedale, dove ha visitato gli oltre 300 feriti, dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre: “Dopo l’attentato dello scorso anno alle due Chiese cristiane nel quartiere di Youhanabad temevamo che potesse verificarsi un attacco e per questo il governo ci aveva fornito tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere le Chiese, ma nessuno aveva pensato al parco…

Ai miei fedeli ho detto di non perdere la speranza, perché anche se affrontiamo un periodo di grave difficoltà, dobbiamo imparare a rialzarci così come Cristo ha saputo rialzarsi pur portando la croce. E così noi, pur portando la nostra croce dobbiamo riuscire ad andare avanti. Perché Dio è e sarà sempre con noi”.

Infatti alcuni giorni dopo l’attentato centinaia di persone, cristiani e musulmani, si sono radunati all’entrata del Gulshan-i- Iqbal Park, a pochi passi da dove è avvenuto l’attentato, per ricordare con una veglia a lume di candela i morti ed i feriti, che giocavano nel parco.

Accusato di indebolire la fede islamica con l’apertura all’Occidente e agli infedeli di altre religioni come quella cristiana, che in Pakistan conta poco più del 2%, il presidente Sharif ha reagito con parole di sfida: “Il nostro obiettivo non è solo quello di eliminare l’infrastruttura del terrore ma anche la mentalità estremista, che è una minaccia al nostro modo di vivere”.

Però la ong ‘Porte Aperte’ sottolinea che il Paese asiatico è salito al 6^ posto della graduatoria mondiale per le violenze contro i cristiani, denunciando che estremisti islamici chiedono l’impiccagione di Asia Bibi (il governo ha fermato 5000 attivisti contro la donna cristiana), detenuta dal 19 giugno 2009:

“Al contempo ad Islamabad andava in scena una manifestazione di islamisti sostenitori di Qadri (l’uomo che assassinò il governatore Taseer, giustiziato dalle autorità e considerato dai radicali islamici un martire, durante la quale non sono mancati cori del tipo: ‘Impiccate Asia Bibi’, che è in carcere, in isolamento, poiché potenzialmente bersaglio di attentati”.

Su questa vicenda è intervenuta anche l’Unione europea con il vicepresidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, che in un’interrogazione scritta rivolta all’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, ha chiesto che si intervenga ‘per scongiurare l’esecuzione’: “In quale modo e attraverso quali misure politiche e diplomatiche il servizio europeo per l’azione esterna si sta adoperando per evitare l’esecuzione di Asia Bibi e se sono previste iniziative volte a promuovere la libertà di espressione e di religione in Pakistan, condannando ogni legge che limiti tale diritto”.

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