Mons. Twal: i cristiani siano luce del mondo

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Nel messaggio di auguri ‘Urbi et Orbi’ per la Santa Pasqua papa Francesco ha ribadito la verità della Resurrezione: “Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita”.

Un particolare riferimento è stato fatto dal Pontefice alle ‘cronache giornaliere’ che quotidianamente “si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove”. Tra le nazioni martoriate, la prima menzione è andata alla ‘cara Siria’, segnata dal suo “triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile”.

La speranza del Papa è che la Resurrezione “sconfigga la durezza dei cuori e promuova un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare in Iraq, nello Yemen e in Libia”. Papa Francesco ha espresso “vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun e Costa d’Avorio”.

Per l’Africa ha espresso speranza in particolare per le ‘prospettive di pace’ in Burundi, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan; mentre per l’Ucraina ha invocato una ‘soluzione definitiva’, anche attraverso ‘iniziative di aiuto umanitario’, tra cui ‘la liberazione di persone detenute’. Per gli Israeliani e i Palestinesi, papa Francesco ha auspicato un ‘negoziato diretto’ che ponga le basi per una ‘pace giusta’:

“Cristo risorto indica sentieri di speranza alla cara Siria, Paese dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile. Alla potenza del Signore risorto affidiamo i colloqui in corso, affinché con la buona volontà e la collaborazione di tutti si possano raccogliere frutti di pace e avviare la costruzione di una società fraterna, rispettosa della dignità e dei diritti di ogni cittadino.

Il messaggio di vita, risuonato per bocca dell’Angelo presso la pietra ribaltata nel sepolcro, sconfigga la durezza dei cuori e promuova un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare in Iraq, nello Yemen e in Libia”.

E nell’omelia pasquale il patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine mons. Fouad Twal, ha sottolineato come l’Amore spinge le donne, nonostante la paura di essere uccise, a recarsi al Sepolcro “con fiori e aromi, per terminare di ungere il Corpo del loro Signore sepolto in fretta il venerdì. E non trovano il corpo di Gesù: la Tomba è vuota! Ancora oggi, fratelli e sorelle, e noi ne siamo testimoni come le migliaia di pellegrini e visitatori che vengono qui tutti i giorni, la Tomba è vuota! Cristo ha vinto la morte!

Come le sante donne, anche noi cerchiamo il volto di Cristo, abbiamo sete della sua Parola, della sua Presenza e della sua Pace. Il nostro cuore è inquieto, senza riposo, perché sembra che Lui non sia là dove vorremmo trovarlo, nelle nostre città, nelle nostre famiglie spesso distrutte, nei nostri paesi vittime della guerra e della violenza. Come le sante donne, anche noi ci lasciamo invadere dall’angoscia del vuoto, dell’assenza, ma non lasciamoci vincere dalla paura!”

Il messaggio che Cristo risorto ha lasciato in eredità alle donne è rivolto oggi a tutti gli uomini e le donne che sono in cerca di prove concrete: “L’uomo di oggi esige sempre prove visibili e concrete. Ma nulla apparentemente riesce a convincerlo, neppure le prove più tangibili: una Tomba vuota, un lenzuolo sacro, dei morti che risuscitano, dei malati che guariscono… Niente riesce a convincerlo, perché la fede non è una questione di certezze: è un dono di Dio che produce frutto nel cuore dell’uomo.

Il primo miracolo della Resurrezione di Cristo è quello accaduto nel cuore delle sante donne: un cambiamento, una conversione, che le ha trasformate, da donne spaventate quali erano, in missionarie e testimoni audaci. Come loro, anche noi siamo chiamati a superare le nostre paure e i nostri pregiudizi per portare al mondo intero il messaggio che aspetta”.

Mons. Twal ha esortato i credenti ad essere “luce del mondo accanto a tutti coloro che il Signore mette sul nostro cammino, vicino a queste migliaia di pellegrini e di turisti che vengono tutti i giorni in questo Santo Luogo, in cerca di Dio, e accanto a tutte queste popolazioni divise, martoriate, in preda alla guerra e alla violenza, che attendono un mondo migliore…

Fratelli e sorelle, il mondo attende molto da noi, che siamo i successori degli apostoli e della prima comunità cristiana. Oggi il Signore ci invita a seppellire in questa Tomba i nostri desideri mondani, le nostre divisioni, la nostra violenza, la nostra mancanza di fede e di amore, il nostro egoismo, per poter resuscitare e rinascere con Lui ad una vita nuova, una vita di Misericordia!

Lasciamo il nostro ‘uomo vecchio’, che vive nella paura e nell’insicurezza, rivestiamoci dell’uomo nuovo, che crede al bene e alla pace, e al quale Dio ha promesso ‘la vita in abbondanza’. Custodiamo una speranza salda e sincera e preghiamo, preghiamo senza stancarci, perché venga infine la pace in Terra Santa e nel mondo intero”.

E nel messaggio di Pasqua le Chiese locali di Gerusalemme hanno sottolineato che tale messaggio oltrepassa i muri: “La città di Gerusalemme, in quanto città della resurrezione è la città della Speranza per la Terra Santa e per il mondo intero. Oggi, la nostra speranza è quella di una pace giusta per il popolo di Terra Santa e per tutto il Medio Oriente.

La città di Gerusalemme merita di vivere in pace divenendo una città in cui il popolo di Dio viva insieme e rispetti ogni essere umano. Crediamo che la luce della Pasqua debba brillare al disopra di ciascuno di noi. Dio ha riconciliato il mondo a sé attraverso Gesù Cristo, e noi siamo chiamati al ministero della riconciliazione essendo ambasciatori di Cristo nel mondo”.

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