La Croce di Cristo di fronte a un grande campo di battaglia!

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Ci sono delle preghiere che, per una specifica struttura narrativa, possono rivolgersi ad una o più realtà in maniera garbatamente generica. La preghiera composta da Papa Francesco in occasione della Via crucis del venerdì santo, celebrata al Colosseo, non segue questo sommario stile narrativo, ma entra nel dettaglio, lasciando al lettore l’intelligenza di accostare ad ogni realtà (in negativo e in positivo) il nome e cognome di chi, in qualche modo, ne è responsabile.

Così, il Pontefice, invoca la Croce di Cristo «simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana… patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria». Attraverso l’immagine più rappresentativa del Cristianesimo, Papa Francesco ricorda i «fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco», i «volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze» che «spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate».

I «dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita» che, senza misericordia, «minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto»; i ministri infedeli che, fermi nelle loro ambizioni, «spogliano perfino gli innocenti della propria dignità»; coloro che sanno solo giudicare, «senza mai accorgersi dei propri peccati e colpe»; i fondamentalismi e il terrorismo di alcune religioni «che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze».
Ai piedi della Croce di Cristo, anche coloro che si adoperano per togliere il simbolo del Cristianesimo dai luoghi pubblici, «nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza» insegnata da Cristo. E poi, in drammatica successione: i potenti, i venditori di armi, i traditori, i ladroni e i corrotti «che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità».

Il Golgota – in questa drammatica e veritiera immagine rievocata dal Pontefice – si popola di altri personaggi: gli «stolti che costruiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte», i «distruttori della nostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni», i familiari che abbandonano gli anziani, i «disabili e i bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società», mentre il Mediterraneo e l’Egeo – «divenuti un insaziabile cimitero» – diventano «immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata».

Davanti all’immagine sofferente di Cristo, vi sono però anche coloro «che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri»; i «ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi»; le suore e i consacrati che con amore curano «le ferite delle povertà e dell’ingiustizia». E poi, come in un’armoniosa danza i misericordiosi, le persone semplici «che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti»; i perseguitati, i beati, i santi, i volontari, i convertiti, le «famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale».
Ci sono anche i «sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto», mentre l’odio «spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro preferiscono le tenebre alla luce».
«O Croce di Cristo» – conclude Papa Francesco – «salvaci dal male e dal maligno! …Svegliaci dalle seduzioni della vanità! …Suscita in noi il desiderio di Dio, del bene e della luce. O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte. O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire. Amen!».

Il bene e il male – potremmo dire – s’incontrano sulla terra del Golgota, bagnata dal sangue di Cristo; gli uni sono di fronte agli altri, in attesa del grande “duello” che la liturgia annuncia nel giorno di Pasqua: «Mors et vita duello conflixere mirando…», “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto: ora, vivo, trionfa”.

Foto: CTV

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