Card. Betori: la bellezza è misericordia

Condividi su...

Per la preparazione alla Pasqua, il vescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, ha scritto una lettera alle famiglie con l’invito a riflettere sulla misericordia di Dio, commentando l’affresco che è nel duomo ‘Ecce homo’:

“Nella luce di questo Giudice di misericordia, le nostre ginocchia si piegano in adorazione, e le nostre mani e i nostri piedi si rinvigoriscono… E’ la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche di quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. E’ il ‘misericordiae vultus’”.

Il cardinale invita le famiglie a contemplare questo volto: “Guardando il suo volto che cosa vediamo? Innanzitutto il volto di un Dio ‘svuotato’, di un Dio che ha assunto la condizione di servo, umiliato e obbediente fino alla morte. Il volto di Gesù è simile a quello di tanti nostri fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro volto. E quel volto ci guarda. Dio diventa sempre più grande di sé stesso abbassandosi. Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo volto. Non vedremo nulla della sua pienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato”.

Da tale contemplazione elenca tre sentimenti, scaturite dal convegno della Chiesa, svoltosi proprio a Firenze. Il primo sentimento riguarda l’umiltà: “L’ossessione di preservare la propria gloria, la propria ‘dignità’, la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamo perseguire la gloria di Dio, e questa non coincide con la nostra. La gloria di Dio che sfolgora nell’umiltà della grotta di Betlemme o nel disonore della croce di Cristo ci sorprende sempre”.

Il secondo sentimento coincide con il disinteresse, che dà forma all’umanesimo cristiano: “Dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale. Quando il nostro cuore è ricco ed è tanto soddisfatto di sé stesso, allora non ha più posto per Dio. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi. E’ lì che trascende sé stessa, che arriva ad essere feconda”.

L’ultimo sentimento che permea la vita cristiana riguarda la beatitudine: “Il cristiano è un beato, ha in sé la gioia del Vangelo. Nelle beatitudini il Signore ci indica il cammino. Gesù parla della felicità che sperimentiamo solo quando siamo poveri nello spirito. Per i grandi santi la beatitudine ha a che fare con umiliazione e povertà.

Ma anche nella parte più umile della nostra gente c’è molto di questa beatitudine: è quella di chi conosce la ricchezza della solidarietà, del condividere anche il poco che si possiede; la ricchezza del sacrificio quotidiano di un lavoro, a volte duro e mal pagato, ma svolto per amore verso le persone care; e anche quella delle proprie miserie, che tuttavia, vissute con fiducia nella provvidenza e nella misericordia di Dio Padre, alimentano una grandezza umile”.

Poi rivolge un caloroso invito alle famiglie fiorentine a riscoprire la bellezza artistica, che è anche caritativa, della città: “Quanta bellezza in questa città è stata messa a servizio della carità! Penso allo Spedale degli Innocenti, ad esempio. Una delle prime architetture rinascimentali è stata creata per il servizio di bambini abbandonati e madri disperate.

Spesso queste mamme lasciavano, insieme ai neonati, delle medaglie spezzate a metà, con le quali speravano, presentando l’altra metà, di poter riconoscere i propri figli in tempi migliori. Ecco, dobbiamo immaginare che i nostri poveri abbiano una medaglia spezzata. Noi abbiamo l’altra metà. Perché la Chiesa madre ha in Italia metà della medaglia di tutti e riconosce tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati.

E questo da sempre è una delle vostre virtù, perché ben sapete che il Signore ha versato il suo sangue non per alcuni, né per pochi né per molti, ma per tutti”.

In conclusione il card. Betori ha invitato le famiglie ad un costante dialogo, che non significa necessariamente ‘negoziare’, ma accompagnare alla ricerca del bene comune per costruire ‘piazze ed ospedali da campo’:

“Questo amore misericordioso di Dio è ciò che Simon Pietro riconosce sul volto di Gesù. Lo stesso volto che noi siamo chiamati a riconoscere nelle forme in cui il Signore ci ha assicurato la sua presenza in mezzo a noi: nella sua Parola, che illumina le oscurità della nostra mente e del nostro cuore; nei suoi Sacramenti, che ci rigenerano a vita nuova da ogni nostra morte; nella comunione fraterna, che lo Spirito Santo genera tra i suoi discepoli;

nell’amore senza confini, che si fa servizio generoso e premuroso verso tutti; nel povero, che ci ricorda come Gesù abbia voluto che la sua suprema rivelazione di sé e del Padre avesse l’immagine dell’umiliato crocifisso… Dio e l’uomo non sono due estremi di una opposizione:essi si cercano da sempre, perché Dio riconosce nell’uomo la propria immagine e l’uomo si riconosce solo guardando Dio. Questa è la vera sapienza”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50