L’Azione Cattolica si schiera a favore dello sviluppo sostenibile

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Nel mese di febbraio l’Azione Cattolica Italiana ha ricordato i 36 anni dell’assassinio di Vittorio Bachelet, dedicando il convegno annuale dell’Istituto Bachelet al welfare: ‘Ridurre le disuguaglianze: nuovi paradigmi per vivere insieme’ come ha ribadito in apertura del convegno il presidente nazionale, Matteo Trufelli:

“Non vogliamo formare buon soci per l’Ac, ma buoni cittadini al servizio del nostro Paese”. Secondo il prof. Lorenzo Caselli, docente all’Università di Genova la crisi ha lasciato “sul terreno ‘inequità’ crescenti che minano la credibilità delle istituzioni democratiche, depotenziano i corpi intermedi, frenano le possibilità di una ripresa economica consistenza ed equilibrata, producono guasti ambientali che rischiano di essere insanabili”.

La situazione odierna, per l’economista, sta smascherando una serie di pseudo-verità: che la cosa più importante sia sacrificare il welfare attraverso il taglio della spesa pubblica, che i mercati si autoregolano, che la speculazione avrebbe effetti positivi e che le diseguaglianze esprimono il buon funzionamento dell’economia perché premiano il merito.

Al direttore dell’Istituto ‘Vittorio Bachelet’, Ilaria Vellani, docente di filosofia presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena, abbiamo rivolto alcune domande: a 36 anni dalla sua uccisione quale ricordo resta di Vittorio Bachelet?
“Credo che la memoria di Vittorio Bachelet oggi abbia due dimensioni. Da un lato c’è il ricordo di quanti hanno condiviso una parte della propria vita con lui: i suoi allievi, i suoi colleghi, chi ha lavorato con lui nell’Associazione e nelle diverse Istituzioni in cui ha prestato il suo servizio.

E’ una memoria di esistenza e di vita vissuta, di parole dette e di stile di vite. Dall’altro c’è la memoria di quello che Bachelet è stato, del suo modo di intendere la chiesa e il servizio al paese, delle sue attenzioni e sensibilità. Questa memoria è quella che anima sia chi lo ha conosciuto sia le generazioni che non hanno avuto la fortuna di incontrarlo direttamente. E’ una memoria che tiene vivo il ricordo di una vita donata fino alla fine, una vita non risparmiata ma investita, spesa con generosità e con una gratuità che ha saputo mettere in conto anche il dono della vita stessa”.

Perché promuovere un seminario sulla riduzione delle diseguaglianze?
“Il tema che il Convegno ha scelto quest’anno è nato dalla lettura della Laudato sì di papa Francesco. Nel testo, infatti, il Santo Padre, ha introdotto un neologismo, inequità, che trasforma il consueto iniquità da una accezione giuridica a una sfumatura maggiormente attenta alla dimensione economica e sociale.

E’ a partire da questo sfondo non solamente ecclesiale, ma anche rilanciato dalla Conferenza di Parigi Cop21, così come da alcune opere di importanti economisti (Deaton, Stigliz, Picketty) che ha preso origine il Convegno. Il problema delle diseguaglianze (sociali, politiche, economiche, ambientali) è un problema che si intreccia con la effettiva realizzazione del bene comune.

Il fatto che, come spesso i mass media sottolineano, la forbice tra ricchi e poveri si allarghi ogni anno di più sia a livello mondiale che nazionale impone di ripensare ai modelli che permettono di misurare la vita buona delle persone, che non può avere nel PIL il suo metro di giudizio.

Ripensare a questi modelli significa avere strumenti per immaginare scelte etiche e politiche conseguenti, significa trovare nuovi paradigmi per vivere insieme. Forse le diseguaglianze non si possono eliminare completamente, sicuramente si possono ridurre”.

‘Se sentissimo che in ogni povero c’è Cristo tutto il resto verrebbe da sé’: quale era il pensiero sociale del professore?
“Il pensiero sociale di Bachelet è molto articolato e ricco. Ogni anno cerchiamo, tra i suoi scritti, alcune pagine che si riferiscano al tema del Convegno dell’anno e ogni anno scopriamo testi ricchi, profondi e ancora attuali. Mi sembra che la frase sopra indicata esprime in modo pieno il suo pensiero sociale:

guardare il mondo con gli occhi del vangelo, osservare la realtà come una realtà che è tutta amata dal Signore e per la quale occorre benedire e spendere la vita. Mi sembra che la sua sensibilità sociale sia plasmata sul modo in cui Cristo stesso ha vissuto con un legame speciale per i piccoli e i poveri nella convinzione che il proprio lavoro dovesse essere una risposta al loro grido”.

Dal seminario quali proposte sono emerse?
“Nella tavola rotonda del sabato mattina mi sembra che siano emerse una pluralità di proposte tutte accomunate dall’idea che per ridurre le diseguaglianze si siano azioni sia dall’alto, istituzionali, sia esperienze apparentemente semplici e piccole ma efficaci. Penso alla proposta di Caritas e Acli del reddito di solidarietà, così come all’esperienza di Rondine, Cittadella della Pace, ma anche ai gemellaggi tra diocesi come quello tra Senigallia e una parrocchia di Sarajevo o come i cammini di educazione alla cittadinanza e alla legalità”.

Nelle conclusioni è stato rivolto ai cittadini un invito per utilizzare meglio gli strumenti fiscali; ridurre il grado di monopolio e i protezionismi corporativi; regolare i mercati finanziari e i movimenti di capitale (Tobin tax); eliminare i paradisi fiscali; rafforzare la democrazia economica e la partecipazione dei lavoratori al governo delle imprese; rafforzare la soggettività della società civile, promuovere l’economia sociale e il Terzo settore, promuovere la parità economica delle donne e i loro diritti; istituire una base minima di tutela sociale universale (è di particolare interesse la proposta del Reis (reddito di inclusione sociale) avanzata dall’Alleanza contro la povertà.

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