Caritas e Banco Alimentare: un manuale per recuperare cibo

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Caritas Italiana e Banco alimentare hanno presentato il manuale per le corrette prassi operative per le organizzazioni caritative, nell’ambito del recupero, della raccolta e della distribuzione del cibo ai fini di solidarietà sociale. Presentando il manuale Marco Lucchini, direttore generale della Fondazione Banco Alimentare onlus, ha affermato:

“Grazie all’utilizzo del Manuale nel medio periodo, riusciremo ad incrementare le tonnellate di alimenti che quotidianamente recuperiamo da aziende, supermercati, ristorazione ed eventi. Stimiamo infatti che il ‘Sistema del Recupero’, formato dall’insieme delle Organizzazioni Caritative, potrà recuperare almeno altre 30.000 tonnellate in più, solo di alimenti facilmente deperibili. Un altro passo concreto per affrontare il tema dello spreco alimentare…

Fino ad ora l’incertezza ci ha fatto (tutti compresi) donare, recuperare e ridistribuire solo prodotti estremamente sicuri. Il Manuale, meglio il suo utilizzo, permetterà di rendere più autonomi le organizzazioni del ‘terzo settore’, nella valutazione del rischio delle proprie attività, cioè recuperare e ridistribuire cibo. Autonomi non nel senso di isolati ma più coscienti e competenti nel prendere le decisioni corrette, responsabili del proprio agire in rapporto con gli interlocutori.

Il Manuale aiuterà a recuperare più cibo, perché più competenti e la formazione dei nostri volontari e addetti sarà il pilastro fondamentale del successo di questo Manuale, ci farà superare le colonne d’Ercole del recupero di alimenti”. Il Manuale, primo in Italia, ha l’obiettivo di rispondere a due domande fondamentali: garantire la sicurezza degli alimenti recuperati per gli indigenti e, nel contempo, incentivare i donatori a recuperare alimenti, riducendo così gli sprechi.

Partendo dall’ultima ricerca del Politecnico di Milano presentata ad Expo Milano 2015 nell’ottobre scorso, secondo cui tra i donatori c’è ancora il timore di una scarsa tracciabilità e poca capacità di gestire in sicurezza il prodotto donato alle Organizzazioni Caritative, Lucchini ha evidenziato che “la passione e la cura con cui operano le Organizzazione Caritative spesso non è sempre sufficiente garanzia per i donatori… Il manuale aiuterà a fugare in modo più trasparente e condiviso questi timori da parte dei potenziali donatori”.

Per raggiungere questo obiettivo Fondazione Banco Alimentare Onlus, Caritas Italiana, in collaborazione con docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Università degli Studi di Milano hanno redatto il Manuale per corrette prassi operative per le Organizzazioni Caritative, che è stato validato dal Ministero della Salute, come ha esposto il prof. Pier Sandro Cocconcelli, docente di microbiologia degli alimenti all’Università Cattolica di Milano:

“Il Manuale, pur rispettando le disposizioni legislative, apporta significative novità al ‘Sistema del recupero’. Al centro vi è l’analisi del rischio, un processo che parte da una valutazione scientifica dei pericoli e dei rischi, definisce le modalità operative e comunica agli operatori delle Organizzazioni Caritative come gestire la sicurezza e l’igiene degli alimenti”.

La prof.ssa Claudia Balzaretti (medico veterinario dell’Università degli Studi di Milano) ha insistito sulla ‘seconda vita’ dei cibi: “Abbiamo verificato sperimentalmente che esiste una ‘seconda vita’ per gli alimenti, delle volte brevissima, ma tale da consentire un recupero di cibo con criteri di accettabilità. Questo permetterà di massimizzare il recupero di eccedenze alimentari, quali ad esempio:

prodotti con difetti di etichettatura che quindi ne precludono la vendita ma non la sicurezza, non commerciabilità dell’alimento dovuta all’avvicinarsi della data di scadenza, prodotti derivanti dal non consumo in fase di somministrazione nella ristorazione collettiva…”. Nella sua relazione, don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha ricordato che in Italia oltre 4.000.000 di persone vivono in povertà assoluta.

Si stima poi in 5.500.000 il numero degli italiani in condizioni di povertà alimentare, di cui 1.300.000 minori. Ma le famiglie che non hanno denaro sufficiente per garantirsi un pasto proteico almeno ogni due giorni sono addirittura il 14,5% del totale:

“Dentro questi numeri vivono storie di persone e famiglie, spesso con bambini e anziani, che non hanno ‘accesso a una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente in modo da soddisfare i bisogni dietetici e le preferenze alimentari per garantire una vita sana e attiva’ (FAO, 1996).

Sono volti e storie accolti ogni giorno dai tantissimi operatori e volontari, rappresentati oggi solo in piccolissima parte, impegnati soprattutto a livello parrocchiale, per i quali l’aiuto alimentare rappresenta una delle tessere del percorso di ascolto, orientamento e accompagnamento delle persone in povertà…

Non dimentichiamo mai allora che accanto agli sforzi doverosi per aiutare chi ha bisogno e ridurre gli sprechi è necessaria la messa in discussione profonda della rotta che si sta seguendo nel progredire dell’umanità e un cambiamento nel modello di sviluppo.

E’ dunque un appello alla più ampia mobilitazione, per rimuovere le cause della fame e le fonti di una disuguaglianza sempre più profonda, per porre un freno alle derive di un sistema finanziario fuori controllo, per rispondere alla domanda di giustizia ed alla necessità di perseguire il bene comune.

Occorre rimettere al centro le relazioni tra gli uomini, fondandole sul riconoscimento della dignità umana come codice assoluto, e che richiama ad una responsabilità, diretta e indiretta, nella cura di tali relazioni che dal micro deve allargarsi al macro”.

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