Anatema del Pontefice contro gli schiavisti dei nostri giorni

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L’importanza del dialogo e dell’incontro, per favorire migliori alternative e opportunità di confronto. È questo il tema principale sviluppato da Papa Francesco durante l’incontro riservato al mondo del lavoro, nel Colegio de Bachilleres dello Stato di Chihuahua. «Ovviamente – ha precisato il Pontefice – non è abbastanza, ma oggi non possiamo permetterci il lusso di tagliare qualsiasi possibilità di incontro, di discussione, di confronto, di ricerca. È l’unico modo che abbiamo per poter costruire il domani, per tessere relazioni durature in grado di generare quell’assetto necessario che, poco a poco, ricostruirà i legami sociali logorati dalla mancanza di comunicazione, logorati dalla mancanza di rispetto minimo richiesto da una sana convivenza».

Ciudad Juárez – dove si svolge l’incontro con Papa Francesco – si trova nello Stato settentrionale di Chihuahua, al confine con gli Stati Uniti. Una città tristemente nota per la piaga del narcotraffico, dello sfruttamento sessuale e per il dramma dell’immigrazione dal Centroamerica. A partire dagli anni novanta, inoltre, Juárez è stata teatro di violenti femminicidi. In quest’ultima giornata di visita apostolica in Messico, Papa Francesco, dopo aver fatto visita ai detenuti nel Penitenziario di Cereso, incontra il mondo del lavoro. Ad ascoltare la voce del Successore di Pietro ci sono diverse organizzazioni di lavoratori e rappresentanti di camere e associazioni imprenditoriali, quelli che – afferma Francesco – «a prima vista potrebbero essere considerati come antagonisti, ma condividono una stessa responsabilità: cercare di creare opportunità di lavoro dignitoso e veramente utile alla società e soprattutto ai giovani di questa terra».

E uno dei principali problemi riguarda proprio i giovani, che soffrono la mancanza di opportunità di istruzione e di lavoro che permetta loro di fare progetti e di vivere dignitosamente. La povertà, invece, – dichiara il Papa – «diventa il terreno favorevole per cadere nella spirale del narcotraffico e della violenza», e il lavoro diventa «un lusso che nessuno si può permettere; non può essere lasciato solo e abbandonato il presente e il futuro del Messico».

Le parole del Papa si fanno sempre più schiette e senza mezzi termini ricorda che il tempo attuale «ha imposto il paradigma dell’utilità economica come principio delle relazioni personali. La mentalità dominante propugna la maggior quantità possibile di profitti, a qualunque costo e in modo immediato». Tale strategia provoca la perdita della dimensione etica delle imprese, «ma dimentica che il miglior investimento che si può fare è quello di investire sulla gente, sulle persone, sulle loro famiglie. Il miglior investimento è quello di creare opportunità». Il flusso di persone al servizio dei flussi di capitale, è questo il dramma e il limite della mentalità dominante, che porta allo sfruttamento dei dipendenti, visti solo come oggetti da usare e gettare. «Dio – afferma il Papa – chiederà conto agli schiavisti dei nostri giorni, e noi dobbiamo fare tutto il possibile perché queste situazioni non si verifichino più. Il flusso di capitale non può determinare il flusso e la vita delle persone».

Papa Francesco sottolinea il ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa, che alcuni vedono come una minaccia per trasformare le aziende in organizzazioni di beneficenza. Mentre l’unica pretesa che ha la Dottrina Sociale della Chiesa – precisa il Pontefice – «è quella di porre attenzione all’integrità delle persone e delle strutture sociali. Ogni volta che, per vari motivi, questa è minacciata, o ridotta a un bene di consumo, la Dottrina Sociale della Chiesa sarà una voce profetica che aiuterà tutti a non perdersi nel mare seducente dell’ambizione. Ogniqualvolta l’integrità di una persona viene violata, l’intera società in qualche modo, comincia a deteriorarsi. E questo non è contro nessuno, ma a vantaggio di tutti. Ogni settore ha l’obbligo di preoccuparsi del bene di tutti; siamo tutti sulla stessa barca».

Tra gli orizzonti e gli obiettivi, per i quali il Papa invita ad unirsi e a lavorare, c’è il futuro delle nuove generazioni: «Che cosa vuole lasciare il Messico ai suoi figli? Vuole lasciare un ricordo di sfruttamento, di salari inadeguati, di molestie sul lavoro? O vuole lasciare la cultura della memoria del lavoro dignitoso, di un tetto decoroso e della terra per lavorare? In che cultura vogliamo vedere la nascita di quelli che ci seguiranno? Che atmosfera respireranno? Un’aria viziata dalla corruzione, dalla violenza, dall’insicurezza e dalla sfiducia o, al contrario, un’aria in grado di generare alternative, generare rinnovamento e cambiamento?».

Non è un progetto facile, precisa il Papa, «ma so che è peggio lasciare il futuro nelle mani della corruzione, della brutalità, della mancanza di equità»; non è facile andare d’accordo in un mondo sempre più competitivo, «ma è peggio lasciare che il mondo competitivo determini il destino dei popoli. Il guadagno e il capitale non sono beni al di sopra dell’uomo, ma sono al servizio del bene comune. E quando il bene comune è piegato al servizio del profitto e il capitale è l’unico guadagno possibile, questo si chiama esclusione».

Al termine dell’incontro con il mondo del lavoro, Papa Francesco raggiunge l’Area fieristica di Ciudad Juárez per celebrare con i migranti – a ridosso del muro costruito sulla frontiera – la Santa Messa, che conclude il suo dodicesimo viaggio apostolico internazionale.

Foto: CTV

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