La festa del Beato Giovanni Paolo II

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“Non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nella nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corriggerete”. Il computer ha tentato più volte di correggere automaticamente quella famosa e indimenticabile espressione di Giovanni Paolo II che – in un italiano ancora incerto, durante il primo saluto da pontefice alla folla radunata in piazza San Pietro – lo rese subito simpatico a tutto il mondo. Oggi la Chiesa – come stabilito dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – celebra la prima memoria liturgica del Papa mistico, nel giorno in cui viene ricordata la Messa d’inizio Pontificato di Karol Wojtyła. I Santi hanno visto la santità di Dio entrare nel loro tempo, “c’è festa, c’è santità – osservano i teologi – se un po’ di eternità entra nel tempo”, e Giovanni Paolo II questa santità è riuscito a raccontarla con la sua stessa vita. Permettere a Dio di entrare nel nostro tempo, abbattendo gli ostacoli, superando le paure che talvolta si accalcano nel cuore dell’uomo lasciandolo nello sconforto e nella disperazione.

Questa era probabilmente la condizione interiore di molti popoli sul finire degli anni ’70. Umiliate e soffocate da un certo tipo di potere ideologico, intere generazioni di uomini e donne avevano perso ogni fiducia, mentre il potere del mondo li stava educando a fare a meno di Dio! Le parole di Giovanni Paolo II, così, pronunciate all’inizio del suo ministero petrino, piovvero come una provvidenziale benedizione e rimasero impresse nella storia per sempre: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”. “Il suo ‘Non abbiate paura’ – ha ricordato qualche anno fa Papa Ratzinger – non era fondato sulle forze umane, né sui successi ottenuti, ma solamente sulla Parola di Dio, sulla Croce e sulla Risurrezione di Cristo. Via via che egli veniva spogliato di tutto, da ultimo anche della stessa parola, questo affidamento a Cristo è apparso con crescente evidenza.

Come accadde a Gesù, pure per Giovanni Paolo II alla fine le parole hanno lasciato il posto all’estremo sacrificio, al dono di sé. E la morte è stata il sigillo di un’esistenza tutta donata a Cristo, a Lui conformata anche fisicamente nei tratti della sofferenza e dell’abbandono fiducioso nelle braccia del Padre celeste”. Ieri sera, a Roma “i giovani di Wojtyła” si sono radunati davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano per prendere parte alla veglia di preghiera organizzata dalla diocesi in occasione di questa prima memoria liturgica. Al termine della veglia è stata celebrata la Messa, presieduta dal cardinale vicario di Roma Agostino Vallini. Analoga iniziativa è stata patrocinata da moltissime diocesi del territorio nazionale, in Polonia e in tutto il mondo.

Qualche giorno fa, invece, il segretario di Stato, mons. Tarcisio Bertone, ha deposto e venerato le reliquie del sangue di Giovanni Paolo II nella cappella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Furono proprio i medici di questo ospedale, infatti, a prelevare il sangue di Papa Wojtyła per effettuare delle analisi, negli ultimi giorni del suo pontificato. Nel corso della funzione, il card. Bertone, ha affermato che Giovanni Paolo II “è nel cuore di tutti, cattolici e non”.

 

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