Papa Francesco invita a stare in prima linea

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Ancora un bagno di folla nella seconda giornata del papa in Messico, celebrando la messa nel Centro Studi ad Ecatepec, città di periferia molto vicina a Città del Messico e base logistica dei ‘cartelli’ dei narcotrafficanti, per accogliere più di 400.000 fedeli, che lo hanno acclamato lungo le strade.

Nella prima domenica di Quaresima il papa ha invitato di nuovo i messicani a rinascere nel battesimo e non riporre la propria fede nel ‘cassetto del ricordo’, perché Dio è Padre di una grande famiglia: “Questo tempo di Quaresima è un buon momento per recuperare la gioia e la speranza che ci dà il sentirci figli amati dal Padre. Questo Padre che ci aspetta per toglierci le vesti della stanchezza, dell’apatia, della sfiducia e rivestirci con la dignità che solo una vero padre e una vera madre sanno dare ai loro figli, i vestiti che nascono dalla tenerezza e dall’amore.

Il nostro Padre è il Padre di una grande famiglia, è Padre nostro. Sa avere un amore, ma non sa generare e creare ‘figli unici’. E’ un Dio che sa di famiglia, di fraternità, di pane spezzato e condiviso. E’ il Dio del ‘Padre nostro’, non del ‘padre mio’e ‘patrigno vostro’”. Papa Francesco insiste sulla bellezza di essere figli di Dio, che è il Suo sogno: “Sogno testimoniato dal sangue di tanti martiri di ieri e di oggi”.

Per vivere questo sogno ci è stato dato il tempo di Quaresima, che è un “tempo di conversione perché quotidianamente faccio esperienza nella nostra vita di come quel sogno si trova sempre minacciato dal padre della menzogna, da colui che vuole dividerci, generando una società divisa e conflittuale”. La Quaresima apre la porta ad una società per tutti:

“Quante volte sperimentiamo nella nostra carne, o nella nostra famiglia, in quella dei nostri amici o vicini, il dolore che nasce dal non sentire riconosciuta quella dignità che tutti portiamo dentro. Quante volte abbiamo dovuto piangere e pentirci, perché ci siamo resi conto di non aver riconosciuto tale dignità negli altri. Quante volte, e lo dico con dolore, siamo ciechi e insensibili davanti al mancato riconoscimento della dignità propria e altrui”.

Inoltre la Quaresima è un tempo per vincere le tre tentazioni, concatenate tra loro, che ha vinto Cristo: “Tre tentazioni che cercano di degradare e di degradarci. La ricchezza, impossessandoci di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per ‘i miei’. E’ procurarsi il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui. Quella ricchezza che è il pane che sa di dolore, di amarezza, di sofferenza. In una famiglia o in una società corrotta è il pane che si dà da mangiare ai propri figli”.

La seconda tentazione da combattere è la vanità, che è la ricerca di gloria, a cui si aggiunge l’orgoglio; tre tentazioni che si possono sconfiggere scegliendo Gesù per vivere la speranza: “Abbiamo scelto Gesù e non il demonio; vogliamo seguire le sue orme, ma sappiamo che non è facile. Sappiamo che cosa significa essere sedotti dal denaro, dalla fama e dal potere. Perciò la Chiesa ci dona questo tempo, ci invita alla conversione con una sola certezza: Lui ci sta aspettando e vuole guarire il nostro cuore da tutto ciò che lo degrada, degradandosi o degradando”.

Quindi ha invitato tutti a rivolgersi al vero nome di Dio, che è misericordia, in cui confidiamo, citando il primo paragrafo dell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’: “Che in questa Eucaristia lo Spirito Santo rinnovi in noi la certezza che il Suo nome è misericordia e ci faccia sperimentare ogni giorno che il Vangelo ‘riempie il cuore e la vita intera di coloro che si
incontrano con Gesù’ sapendo che con Lui e in Lui ‘sempre nasce e rinasce la gioia’”.

Al termine della celebrazione eucaristica mons. Oscar Couttolenc Roberto Dominguez, vescovo di Ecatepec, ha ringraziato il papa della visita: “Santo Padre, come in molti altri luoghi, dove sperimentiamo la povertà, la violenza, la fame, la miseria e tutte le manifestazioni del male, che porta al deterioramento della nostra ‘casa comune’; ma nell’armonia con Dio, sperimentiamo la capacità di trasformare la realtà in Gesù nel nuovo cielo e della nuova terra in cui regna la giustizia e la pace”.

Nell’Angelus papa Francesco ha ripreso la prima lettura nella raccomandazione di Mosè al popolo: “Nel momento in cui possiamo rendere grazie a Dio perché la terra ha dato il suo frutto e così possiamo produrre il pane, Mosè invita il suo popolo ad essere memore enumerando le situazioni difficili attraverso le quali è dovuto passare”.

Poi si è rivolto ai fedeli, che hanno fatto tante ‘camminate’: “Quanto avete dovuto ‘camminare’ per fare di questo giorno una festa, un’azione di grazia! Quanto hanno camminato altri che non sono potuti arrivare, ma grazie a loro noi abbiamo potuto andare avanti”. Ha anche ricordato ai fedeli l’importanza di essere un ‘popolo della memoria viva’:

“Vogliamo guardare i nostri figli sapendo che erediteranno non solo una terra, una lingua, una cultura e una tradizione, bensì erediteranno il frutto vivo della fede che ricorda il passaggio sicuro di Dio per questa terra. La certezza della sua vicinanza e solidarietà. Una certezza che ci aiuta ad alzare il capo e attendere con desiderio vivo l’aurora”.

Riprendendo le parole di papa Paolo VI nel radiomessaggio al popolo messicano nel 75° anniversario dell’incoronazione della Beata Vergine di Guadalupe, ha invitato il popolo ad essere in ‘prima linea’: “Desidero invitarvi nuovamente oggi a stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l’opportunismo di pochi.

Una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte. Questa terra ha il sapore della Guadalupana, colei che sempre ci ha preceduto nell’amore”.

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