Il papa e la misericordia verso i migranti

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“Gran parte delle cause delle migrazioni si potevano affrontare già da tempo. Si sarebbero così potute prevenire tante sciagure o, almeno, mitigarne le conseguenze più crudeli. Anche oggi, e prima che sia troppo tardi, molto si potrebbe fare per fermare le tragedie e costruire la pace.

Ciò significherebbe però rimettere in discussione abitudini e prassi consolidate, a partire dalle problematiche connesse al commercio degli armamenti, al problema dell’approvvigionamento di materie prime e di energia, agli investimenti, alle politiche finanziarie e di sostegno allo sviluppo, fino alla grave piaga della corruzione. Siamo consapevoli poi che, sul tema della migrazione, occorra stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza.

Essi dovrebbero da un lato aiutare effettivamente l’integrazione dei migranti nei Paesi di accoglienza e, nel contempo, favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza con politiche solidali, che però non sottomettano gli aiuti a strategie e pratiche ideologicamente estranee o contrarie alle culture dei popoli cui sono indirizzate”:

così si è espresso papa Francesco durante il discorso al Corpo Diplomatico. Un discorso molto profondo, anticipando la 102^ giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata ieri, con la ‘Croce’ di Lampedusa, realizzata con le assi di legno provenienti dai barconi su cui hanno viaggiato i migranti, nella basilica di san Pietro; e le ostie realizzate al carcere di massima sicurezza di Opera da tre detenuti per omicidio. In questa giornata è celebrato il Giubileo, alla presenza di 6000 rifugiati con il passaggio nella Porta santa.

Il messaggio del papa è ‘Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia’, dove si chiede direttamente alle parrocchie accoglienza: “Non cessano di moltiplicarsi i dibattiti sulle condizioni e sui limiti da porre all’accoglienza, non solo nelle politiche degli Stati, ma anche in alcune comunità parrocchiali che vedono minacciata la tranquillità tradizionale”.

Papa Francesco, nel messaggio, ha posto alcune domande fondamentali per la convivenza sociale, ma soprattutto sull’operato della Chiesa: “Di fronte a tali questioni, come può agire la Chiesa se non ispirandosi all’esempio e alle parole di Gesù Cristo? La risposta del Vangelo è la misericordia”. Ed invita i cristiani ad abbandonare l’indifferenza ed il silenzio, considerando il migrante una persona:

“In questa prospettiva, è importante guardare ai migranti non soltanto in base alla loro condizione di regolarità o di irregolarità, ma soprattutto come persone che, tutelate nella loro dignità, possono contribuire al benessere e al progresso di tutti, in particolar modo quando assumono responsabilmente dei doveri nei confronti di chi li accoglie, rispettando con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del Paese che li ospita, obbedendo alle sue leggi e contribuendo ai suoi oneri.

Comunque non si possono ridurre le migrazioni alla dimensione politica e normativa, ai risvolti economici e alla mera compresenza di culture differenti sul medesimo territorio. Questi aspetti sono complementari alla difesa e alla promozione della persona umana, alla cultura dell’incontro dei popoli e dell’unità, dove il Vangelo della misericordia ispira e incoraggia itinerari che rinnovano e trasformano l’intera umanità”.

In tale prospettiva la Chiesa opera nei Paesi di provenienza dei migranti ed “affianca tutti coloro che si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignità, anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d’origine. Questo processo dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessità di aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi.

Così si conferma che la solidarietà, la cooperazione, l’interdipendenza internazionale e l’equa distribuzione dei beni della terra sono elementi fondamentali per operare in profondità e con incisività soprattutto nelle aree di partenza dei flussi migratori, affinché cessino quegli scompensi che inducono le persone, in forma individuale o collettiva, ad abbandonare il proprio ambiente naturale e culturale.

In ogni caso, è necessario scongiurare, possibilmente già sul nascere, le fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla povertà, dalla violenza e dalle persecuzioni”. Ed invita a non chiudere gli occhi davanti alle nuove schiavitù per un maggior profitto: “Quanti minori sono tutt’oggi costretti ad arruolarsi nelle milizie che li trasformano in bambini soldato! Quante persone sono vittime del traffico d’organi, della mendicità forzata e dello sfruttamento sessuale!”

Infine rivolge un appello ai migranti ed ai rifugiati per lasciarsi accarezzare dalla misericordia di Dio sotto la protezione della santa Famiglia: “Non lasciatevi rubare la speranza e la gioia di vivere che scaturiscono dall’esperienza della misericordia di Dio, che si manifesta nelle persone che incontrate lungo i vostri sentieri!”

Ed in questa giornata dei migranti è opportuno citare un pensiero di madre Francesca Cabrini, che invita a praticare le opere di misericordia, corporali e spirituali, nella preghiera: “La misericordia, la clemenza ottenuta colla potenza della preghiera farà sempre sperimentare ai popoli, per cui si prega, le larghe dovizie, i salutari effetti…

Sarà la misericordia come un ammasso di scintille sfolgoranti, che dall’incendio vastissimo dell’Amor Divino, andranno a cadere, come raggi luminosi, a confortare i figli suoi. La preghiera quindi sia il nostro conforto, nei limiti tanto ristretti in cui ci troviamo, per aiutare tutte quelle anime che pur già tutte abbracciamo col cuore e coll’affetto”.

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