Papa Francesco, una Epifania nel segno del dialogo

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Un pensiero per i fratelli della Chiese cristiane d’Oriente, che celebrano il Natale il 7 gennaio; un messaggio sulle intenzioni di preghiera tutto dedicato al dialogo interreligioso; e i discorsi centrati sui Re Magi, sul fatto che provenissero da lontano e che si fossero messi in cerca della stella. Una stella che per il cristiano non può che essere il Vangelo. Questa l’Epifania di Papa Francesco, scandita dalla celebrazione della mattina nella Basilica di San Pietro, l’Angelus e il video sulle intenzioni di preghiera del mese.

È quest’ultima la vera novità dell’anno. Durante tutto il Giubileo, Papa Francesco comparirà in un breve video in cui commenterà le intenzioni di preghiera del mese. Per il mese di gennaio, le intenzioni di preghiera (sono di tre tipi: universale, per l’evangelizzazione, e per i vescovi) chiedevano che “il dialogo sincero tra uomini e donne di religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia”; che “mediante il dialogo e la carità fraterna, con la grazia dello Spirito Santo, si superino le divisioni tra i cristiani”; e infine si pregava per “la conversione dei fautori di ogni forma di terrorismo, di corruzione e di illegalità”.

In controluce, vi si possono anche leggere i possibili temi del tradizionale discorso di inizio anno del Papa al Corpo Diplomatico, che avrà luogo il prossimo 11 gennaio. Da sempre, Papa Francesco ha promosso quella che lui chiama “la cultura dell’incontro”, portando avanti una “diplomazia della preghiera”, come dimostra la preghiera per la pace nei giardini vaticani del giugno 2014 e anche la giornata di digiuno per la pace in Medio Oriente e in particolare in Siria proclamata a settembre 2013. La dove la diplomazia tradizionale non può arrivare, deve arrivare la preghiera, possibilmente la preghiera comune.

Il videomessaggio del Papa è stato letto in spagnolo e tradotto in dieci lingue, e presentava anche esponenti cattolici, ebrei, musulmani, buddisti che professavano la fede nel loro Dio e la credenza comune nell’amore.

Nel messaggio Papa Francesco afferma che il dialogo interreligioso è “una condizione necessaria per la pace del mondo”, sottolinea che “solo attraverso il dialogo potremo eliminare l’intolleranza e la discriminazione” e aggiunge che “non dovremmo smettere di pregare per questo e collaborare con chi la pensa diversamente”.

Con la certezza che “siamo tutti figli di Dio”, il Papa chiede a quanti lo ascoltano di diffondere la richiesta del mese affinché “il dialogo sincero fra uomini e donne di religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia”.

In fondo, siamo tutti figli di Dio, e siamo tutti in cerca di Dio. Come i Re Magi, centro della liturgia dell’Epifania. Nell’omelia della Messa, Papa Francesco ha detto che la storia dei Re Magi ci invita ad andare “alla ricerca di Dio”, ad interpretare i suoi segni. Ma ci racconta anche che, seppur i Magi provenissero da tempi diversi “davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel bambino, tutta l’umanità trova l’unità”. Perché “è Cristo la vera luce che rischiara”, ci si deve lasciare illuminare da lui, come la luna dal sole. In fondo, i padre della Chiesa non parlavano del myterium lunae?

Papa Francesco afferma che “la Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria,” ricorda che “come diceva Sant’Ambrogio, la Chiesa è come “la luna” che “rifulge non della propria luce ma di quella di Cristo”, e quindi “abbiamo bisogno di questa luce che viene dall’alto, per corrispondere in maniera coerente alla vocazione che abbiamo ricevuto”, perché “annunciare il Vangelo di Cristo “non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione”.

Essere missionari non significa “fare proselitismo”, ma riflettere “la luce di Gesù”. E i Magi, per il Papa, “sono testimonianza vivente del fatto che i semi di verità sono presenti ovunque, perché sono un dono del Creatore che chiama tutti a riconoscerlo come Padre buono e fedele”. Insomma, “i Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio”, perché “davanti a Gesù non esiste più alcuna divisione di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.

Durante l’Angelus, Papa Francesco ricorda che i Magi vengono dall’oriente, e che
proprio la loro provenienza – afferma Papa Francesco – “conferisce alla festa dell’Epifania un respiro di universalità” e “questo è il respiro della Chiesa, la quale desidera che tutti i popoli della terra possano incontrare Gesù, fare esperienza del suo amore misericordioso”, e “questo è il desiderio della Chiesa, trovare la misericordia di Gesù, del suo amore”.

I Magi come i pastori, perché entrambi vivevano con gli occhi rivolti al cielo. Insomma, “per incontrare Gesù è necessario saper alzare lo sguardo al cielo, non essere ripiegati su se stessi, ma avere il cuore e la mente aperti all’orizzonte di Dio che sempre ci sorprende”. E infatti i Magi che provarono consolazione nel vedere la stella, dice il Papa. Che poi aggiunge: anche noi dovremmo provare consolazione nel “sentirci guidati e non abbandonati al nostro destino”. La stella – afferma Papa Francesco – è il Vangelo, e senza di quello non sarebbe possibile incontrare Gesù. In più, l’esperienza dei Magi esorta a “scrutare con passione il grande mistero della vita”, ma anche “a non scandalizzarci della piccolezza e della povertà, ma a riconoscere la maestà nell’umiltà, e a saperci inginocchiare di fronte ad essa”.

Nei saluti al termine dell’Angelus, il Papa si rivolge anche “ai fratelli e alle sorelle dell’Oriente cristiano, cattolici e ortodossi, molti dei quali celebrano domani il Natale del Signore”. Nelle chiese orientali, infatti, il Natale si celebra il 7 gennaio, perché si segue il calendario giuliano.

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