La visita di Papa Francesco a Greccio, con gli occhi puntati alla stella

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Ai giovani ha detto di “seguire la stella”, quella “stella speciale che mi spinge a fare qualcosa di più, qualcosa di buono”, la stessa stella che ha portato i Magi davanti alla mangiatoia, in una umile stalla. Una stella che i Magi hanno seguito senza rimanere abbagliati dalla magnificenza del palazzo di Erode. Un discorso a sorpresa, un po’ improvvisato, quello di Papa Francesco il 4 gennaio ai giovani riuniti per il meeting della diocesi a Greccio. E a Greccio, Papa Francesco era arrivato per seguire una stella, quella che lo portava nei luoghi francescani, lì dove il Presepe è nato.

Una stella che si era materializzata nella persona del vescovo di Rieti Domenico Pompili, un passato da numero 3 della Conferenza Episcopale Italiana, il quale ha raccontato al Sir che “il Papa ha realizzato il desiderio, che gli avevo espresso appena ordinato vescovo, di visitare questa terra francescana di adozione. Una giornata breve ma intensa. Solamente in questi ultimi giorni mi ha precisato che sarebbe venuto oggi. Dovendo tenere la cosa riservata, anche i frati sono stati colti di sorpresa”.

Colpisce la straordinaria attenzione data da Papa Francesco al vescovo Pompili. La Sala Stampa della Santa Sede spiega che il Papa prima è andato a visitare il vescovo, e poi si è recato al “Santuario del Presepe” di Greccio. E dato che lì c’era un incontro di giovani, il vescovo Pompili ha chiesto al Papa se “poteva fare ai giovani una sorpresa”. E il Papa ha acconsentito. È il segnale di una attenzione particolare nei confronti del giovane vescovo che proviene dai ranghi della CEI. E chissà che questa stima non si trasformi in qualche cosa di concreto.

Il Papa ha pranzato con il vescovo e dopo si è recato verso il Santuario del Presepe. C’era con lui solo la scorta. Lo stesso rettore del Santuario non era stato avvisato, perché era necessario mantenere la notizia riservata. Il padre guardiano del Santuario di Greccio, padre Alfredo Silvestri, ha sottolineato che si è trattato di “una visita del tutto inaspettata”, e ha raccontato che il Papa “è arrivato al santuario intorno alle 15.20 – racconta –. Il giorno prima il santuario era pieno, quando è arrivato il Santo Padre c’erano pochissime persone. Abbiamo aperto il cancelletto del santuario per farlo entrare nella grotta scavata nella roccia in cui San Francesco ha allestito il primo presepe”.

Quindi Francesco si è raccolto in preghiera silenziosa. “Entrato in chiesa – continua padre Alfredo – il Papa si è fatto il segno della croce e ha baciato, commosso, l’altare sul quale celebriamo tutte le mattine alle 8”.

L’altare è quello costruito sul masso che servì da mangiatoia, mentre il “cuore” dell’attuale complesso di costruzioni a Greccio è la grotta dove fu realizzato il primo Presepe della storia. L’ispirazione, a Francesco d’Assisi, era venuta in Palestina, perché quei luoghi gli erano rimasti nel cuore e gli avevano generato una particolare predilezione per il Natale.

E nel 1223 poté realizzare il suo desiderio di ricreare in qualche modo la scena della nascita di Gesù. Era un anno particolare, Francesco era tornato da Roma, dove aveva ottenuto l’approvazione definitiva della Regola Francescana da parte di Papa Onorio III, e da lui ebbe anche il permesso di poter rappresentare la natività. Viveva nel reatino dal 1209, in una capanna tra due carpini del monte Lacerone e la sua presenza fece miracolosamente cessare le aggressioni dei lupi che infestavano la zona. Gli abitanti della zona lo amavano, e Giovanni Velita, signore di Greccio, era uno dei suoi migliori amici. A lui chiese di scegliere una grotta dove far costruire una mangiatoia, portarvi un bue e un asinello, e ricreare la scena della Natività. Fu il primo Presepe della storia, e da allora Greccio è stata la “nuova Betlemme”.

Papa Francesco si è riferito proprio a Betlemme di fronte ai giovani. Il vescovo Pompili ha raccontato al Sir che l’impatto del suo arrivo è “stato enorme: c’era chi piangeva, chi si stropicciava gli occhi, chi cercava di capire di capire cosa stesse accadendo. Il Papa è stato molto efficace, trovandosi a suo agio in un ambiente a dimensione umana, ha parlato della stella e del Bambino. La stella che rappresenta il desiderio che ciascuno deve coltivare – quando manca la stella significa che qualcosa non va – e il Bambino segno dell’incarnazione”.

Il Papa si è poi soffermato a pregare davanti all’immagine della Madonna che allatta, e il vescovo Pompili si è detto “colpito dall’intensità del suo sostare a lungo davanti all’immagine, quasi a ricreare la scena della Natività attraverso l’immaginazione, così come voleva san Francesco quando inventò il presepe”.

Infine, il Papa ha scritto una preghiera sul libro dei visitatori, in cui esortava a mettere sempre in primo piano la stella e il bambino.

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