Greccio, la Betlemme di Francesco

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A circa 2 km dal borgo di Greccio, arroccato e incastonato nel Monte Lacerone si erge imponente  il Santuario del Presepe, luogo nel quale San Francesco, nella notte del Natale del 1223 rappresentò con personaggi viventi la nascita di Gesù.  Il “cuore” dell’attuale complesso di costruzioni  è la grotta in cui fu realizzato l’evento: qui fu costruita una cappella e,  sul masso che servì da mangiatoia, un piccolo altare.

Sul fondo della cappella, sopra l’altare, si ammira un affresco del 1400 di scuola Giottesca attribuito al Maestro di  Narni del 1409 che rappresenta, a destra, la Natività di Betlemme e, a sinistra, il Presepe di Greccio.

San Francesco giunse a Greccio  intorno al 1209. In quegli anni  la zona era infestata da grossi lupi che divoravano anche le persone ed ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine.

Dall’arrivo del Santo cessarono miracolosamente tutte queste aggressioni! 
San Francesco si era costruito una povera capanna tra due carpini sul Monte Lacerone  e da lì si recava, durante la giornata, a predicare alle popolazioni della campagna. Gli abitanti di Greccio lo presero a ben volere e non volevano che lui abbandonasse  quei luoghi rigenerati dalla sua presenza.

Il signore di Greccio Giovanni Velita  divenne uno dei migliori amici di Francesco e faceva del suo meglio  per onorarlo. Un giorno Giovanni Velita si recò nella capanna di Francesco e  gli chiese di scegliere una dimora più vicina per confortare lui e il suo popolo con la sua parola. Francesco accettò tale richiesta dicendo che avrebbe rimesso la scelta della nuova dimora, non alla sua volontà, ma ad un tizzo lanciato in aria da un fanciullo. Così avvenne e i Grecciani si recarono, con Francesco e con Giovanni Velita, al luogo ove era caduto il tizzo e qui si ubicò la nuova dimora del Santo.
Nell’autunno del 1223 Francesco si trovava a Roma dove ottenne a Papa Onorio III l’approvazione della Regola definitiva scritta per i suoi frati: il 29 Novembre ebbe in mano  la regola munita di bolla pontificia.  In questa circostanza chiese al Papa  la licenza di poter rappresentare a Greccio la natività.

Dopo il viaggio in Palestina, Francesco era rimasto molto impressionato da quei luoghi  e aveva conservato una speciale predilezione per il Natale.  Greccio, come dichiarò lui stesso, gli ricordava emotivamente Betlemme e chiese a Giovanni Velita di scegliere una grotta dove far costruire una mangiatoia ed ivi condurre un bove ed un asinello

Il cavaliere Velita riuscì a realizzare il pio desiderio del poverello di Assisi e Greccio divenne una “nuova Betlemme”

Tommaso da Celano scrisse: “fu talmente commosso nel nominare Gesù Cristo, che le sue labbra tremavano, i suoi occhi piangevano e, per non tradire troppo la sua commozione, ogni volta che doveva nominarlo, lo chiamava il Fanciullo di Betlemme. Con la lingua si lambiva le labbra, gustando anche col palato tutta la dolcezza di quella parola e a guisa di pecora che bela dicendo Betlemme, riempiva la bocca con la voce o meglio con la dolcezza della commozione”.
Si narra ancora come Francesco vedesse realmente il bambino sulla mangiatoia.  Un cavaliere di grande virtù e degno di Fede, il signore ” Giovanni da Greccio” riportò di aver visto quella notte un bellissimo bambinello dormire in quel presepio e Francesco stringerlo al petto con tutte e due le braccia.

La narrazione di tale  visione fu confermata anche dai miracoli che ne seguirono: come quello della paglia di quel presepio, che si utilizzò  per sanare in modo prodigioso le malattie degli animali e per allontanare le pestilenze.

Dal 1972 si realizza a Greccio la Rappresentazione Storico-teatrale del Primo Presepe del Mondo, realizzato nel 1223 da San Francesco di Assisi con l’aiuto del Nobile Signore di Greccio Giovanni Velita,  grazie alla devozione, all’impegno e alla tenacia degli abitanti e della Pro Loco di Greccio: una spettacolare scenografia, la bellezza della natura e  i personaggi in costumi medievali rendono ogni anno molto suggestiva questa rievocazione.

Il lavoro si articola in sei scene.

Nella prima scena, si parte dall’anno 1246: i  frati francescani di Greccio tornano al loro romitorio dopo la dura giornata di lavoro nei campi e si fermano  nella chiesetta del borgo per la consueta preghiera della sera. Si vede  il piccolo borgo di Greccio: le case che si illuminano, i giovani che festeggiano in taverna mentre popolani e bambini accorrono in piazza. I frati, uscendo dalla chiesa,  conversano con gli abitanti.

Nella seconda scena frate Silvestro e frate Egidio raccontano come Francesco fu accolto ed amato dai grecciani, definiti da lui stesso, “gente rozza e selvaggia”. Frate Leone racconta uno dei tanti episodi della vita di Francesco  quando lui incontra  un bimbo con un leprotto salvato dal  laccio e di come nel 1209 i frati avevano trovato  rifugio con Francesco presso un romitorio posto in una zona impervia a 1200 metri  di altezza sul Monte Lacerone chiamata “La Cappeletta”

Nella terza scena si vede il signore di Greccio, Giovanni Velita che con i suoi araldi fanno visita a Francesco sul Monte Lacerone, pregandolo di scendere al borgo per vivere più vicino alla gente e portare la parola di Cristo.
Francesco accetta e lascia scegliere alla volontà divina la nuova dimora: un tizzone acceso lanciato dalle mani di un fanciullo indicherà il punto preciso.

La quarta scena rappresenta la convocazione pontificia nel novembre 1223 e si vede la nobildonna Jacopa dei Settesoli ,  il Cardinali Ugolino, Papa Onorio III  che ricevono  alla corte papale in Roma Francesco ed il suo gruppetto di fraticelli. Il poverello di Assisi ormai quasi cieco per aver contratto in Oriente una grave malattia agli occhi, chiede l’autorizzazione alla predicazione del Vangelo e la bolla papale che riconosca la Regola da lui scritta.
Francesco richiede, inoltre, l’autorizzazione per realizzare un presepe a Greccio in una grotta del tutto simile a quella di Betlemme che ricordi la povertà in cui nacque il Bambino Gesù. Il Papa accoglie la prece e consegna la tanto sospirata Regola Bollata “Solet Annuere” a Francesco.

Nella quinta scena si assiste al ritorno al borgo di Greccio  di Francesco e si vede lui che incontra Giovanni Velita.  Questi  promette di aiutarlo a realizzare il presepe , nella grotta dove Francesco si raccoglieva sempre in preghiera,  portando un asino,  un  bue e una povera mangiatoia per accogliere il bambinello Gesù.

Nella scena sesta,  Madonna Alticama, moglie di Giovanni Velita,  confeziona con le sue  mani un’immagine del bambino e tutti gli abitanti si preparano alla processione verso la grotta per venerare Gesù nell’umile mangiatoia.

Una rievocazione, questa di Greccio, autentica e fedele alla vita del povero di Assisi. E’ grazie a quella notte Santa  del 1223 che  Greccio divenne la nuova Betlemme e che, da allora, in tutte le case si ripete,  si interpreta e si rinnova questo tipo di rappresentazione della nascita di Gesù!
La pietà di San Francesco di Assisi ha portato a Greccio e nel mondo la  mistica rievocazione dell’incarnazione del Salvatore del Mondo avvenuta  nella grotta di Betlemme.

 

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