Il Natale di Papa Francesco, dai bambini all’ Ostello Caritas

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É la porta della povertà quella che apre Papa Francesco nel pomeriggio di un venerdì prima di Natale. La Porta Santa dell’ Ostello della Caritas alla Stazione Termini di Roma è stata aperta dal Papa prima della celebrazione della messa.

“Dio viene a salvarci non trova miglior maniera per farlo che camminare con noi, fare la nostra vista. Nel momento di scegliere, non sceglie una grande città, un grande impero, non sceglie una principessa per madre, non sceglie un palazzo di lusso. Sembra che tutto sia stato fatto intenzionalmente quasi di nascosto.” Il Papa ha proposto una semplice riflessione a braccio. “Maria è una ragazzina, un villaggio sperduto nelle periferie dell’Impero Romano che nessuno conosceva. Giuseppe è un ragazzo che amava Maria, un falegname che guadagnava il pane ogni giorno: tutto semplicità, di nascosto. E anche il rifiuto perché erano fidanzati e in un villaggio così piccolo, sapete come sono le chiacchiere. Vanno in giro e Giuseppe se ne accorse che era incinta ma lui era giusto. Tutto di nascosto, anche con la calunnia, con le chiacchiere. L’Angelo spiega a Giuseppe il mistero: quel Figlio è opera di Dio. Giuseppe fece quello che aveva detto l’Angelo. Le grandi città del mondo non sapevano nulla”.

“Così – ha aggiunto Francesco – è Dio tra noi. Se tu vuoi trovare Dio cercalo nell’umiltà, nella povertà, dove Lui è nascosto, nei bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati. E Gesù quando ci predica la vita ci dice come sarà il nostro giudizio. Non dirà vieni perché avete fatto offerte alla Chiesa, l’entrata in Cielo non si paga con i soldi. Non dirà sei importante, hai studiato, le onorificenze non aprono la porta del Cielo. cosa ci dirà? Mi avete dato una casa, da mangiare, mi sei venuto a trovare. Gesù è nell’umiltà. L’amore di Gesù è grande per questo oggi lo Spirito Santo aprisse il cuore dei romani e gli facesse vedere la strada della salvezza: non c’è lusso, la strada della ricchezza, del potere, c’è la strada dell’umiltà. I più poveri, i malati, i carcerati… Gesù dice di più: i peccatori che si pentono ci precederanno in Cielo. Loro hanno le chiavi. Quello che fa la carità è quello che si lascia abbracciare dalla misericordia del Signore”. 

“Noi oggi – ha proseguito il Pontefice – apriamo questa porta e chiediamo due cose. Primo, il Signore ci apra la porta del nostro cuore, ne abbiamo bisogno perché siamo peccatori e abbiamo bisogno della parola del Signore. Secondo, il Signore ci faccia capire che la strada della sufficienza della ricchezza della vanità dell’orgoglio non sono strade di salvezza. Il Signore ci faccia capire che la sua carezza di padre, la sua misericordia è quando noi ci avviciniamo a chi soffre, a chi è scartato. Lì è Gesù. questa porta è la porta della carità, la porta dove sono assistiti tanti scartati ci faccia capire che sarebbe bello che ognuno di noi, ogni romano si sentisse scartato e sentisse il bisogno dell’aiuto. Oggi noi pregiamo per Roma e i romani, incominciando da me perché dio ci dia la grazie di sentirci scartati perché noi no abbiamo meriti. Lui ci da misericordia e grazia e per avvicinarci dobbiamo avvicinarci a chi ha bisogno. Su questo avvicinamento saremo giudicati. Il Signore dia questa grazia a Roma e ai romani per avere l’abbraccio della misericordia: Dio è ferito di amore e per questo è capace di salvarci tutti”. 

Canti di Natale, voci di bambini e ovviamente profumo d’ abete invece questa mattina nell’ aula Paolo VI dove il Papa Francesco ha ricevuto le Delegazioni provenienti dal Trentino e dai Comuni bavaresi di Hirschau, Schnaittenbach e Freudenbergche hanno donato il presepio e dell’albero di Natale allestiti in Piazza San Pietro. Gesù, ha detto il Papa non è “semplicemente apparso sulla terra, non ci ha dedicato solo un po’ del suo tempo, ma è venuto a condividere la nostra vita e accogliere i nostri desideri. Perché ha voluto, e vuole tuttora, vivere qui, insieme a noi e per noi. Gli sta a cuore il nostro mondo, che a Natale è diventato il suo mondo. Il presepe ci ricorda questo: Dio, per la sua grande misericordia, è disceso verso di noi per rimanere stabilmente con noi”.

Papa Francesco ha ringraziato Mons. Voderholzer e Mons. Bressan, la Signora Merk, il Signor Falk e il Signor Thun, le Autorità dei Comuni bavaresi di Hirschau, Schnaittenbach e Freudenberg, che hanno donato l’albero natalizio; i Rappresentanti della Provincia di Trento, che insieme all’Arcidiocesi ha allestito il presepe e i piccoli “artisti” che hanno decorato l’albero: “siete ancora molto giovani, ma esponete già le vostre opere in piazza San Pietro!”.

E il Presepe di che Gesù “non si impone mai con la forza” ma è “venuto in tutta semplicità, umiltà, mitezza. Dio non ama le imponenti rivoluzioni dei potenti della storia, e non utilizza la bacchetta magica per cambiare le situazioni. Si fa invece piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile; per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare i falsi tesori di questo mondo”

Il Papa ricorda il presepe di San Francesco che “desiderava «fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme», per poter «in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato»”. E per concludere il Papa ricorda una speciale figura: “quel personaggio che compie un’opera di bene, chinandosi per porgere aiuto ad un anziano. Egli non soltanto guarda Dio, ma anche lo imita, perché, come Dio, si china con misericordia verso chi ha bisogno”.

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