Nostra Aetate: una riflessione sui rapporti ebraico cristiani

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Lo scorso 28 ottobre il Vaticano ha festeggiato il 50^ anniversario della pubblicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, uno dei tanti frutti del Concilio Vaticano II. Mentre il 16 dicembre al quartier generale delle Nazioni Unite di New York si è svolta una commemorazione della Dichiarazione conciliare, promossa dall’International Jewish Committee on Interreligious Consultations (IJCIC) e dall’Osservatorio Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.

Tra le date sono stati presentati due importanti documenti, che ribadiscono il cammino compiuto in questi anni. Una riflessione su questioni teologiche preparata dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo nel nuovo documento, ‘Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili’, pubblicato a firma del presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, card. Kurt Koch.

Il documento, non magisteriale, offre una riflessione cattolica sulla Chiesa cattolica ed il popolo ebraico, inserendola in un contesto teologico, affinché il suo significato possa essere approfondito a vantaggio di entrambe le tradizioni di fede. Esso vuole essere un punto di partenza per un ulteriore approfondimento teologico, teso ad arricchire e ad intensificare la dimensione teologica del dialogo ebraico-cattolico.

Alla base del nuovo documento è il quarto articolo della dichiarazione conciliare, definito il ‘fulcro’ della Dichiarazione conciliare, che fa spazio ‘anche alla relazione tra la Chiesa cattolica e le altre religioni’; esso ‘s’incentra sulla nuova relazione teologica con l’ebraismo’:

“Il dialogo tra ebrei e cristiani può essere definito solo per analogia ‘dialogo interreligioso’, ovvero dialogo tra due religioni intrinsecamente separate e differenti. Non si tratta infatti di due religioni aventi natura fondamentalmente diversa, che si sono sviluppate l’una indipendentemente dall’altra senza reciproca influenza”.

Il documento sottolinea l’unità dei ‘primi tempi’: “ Nei primi tempi della Chiesa, vi erano i cosiddetti giudeo-cristiani ed i cristiani gentili, la ‘ecclesia ex circumcisione’ e la ‘ecclesia ex gentibus’, una Chiesa di origine giudaica, l’altra di origine pagana, ma che, insieme, costituivano l’una ed unica Chiesa di Gesù Cristo”.

Ed ecco che ebraismo e cristianesimo, “così come sono presentati nel Nuovo Testamento, sono due modi in cui il popolo di Dio può far proprie le Sacre Scritture di Israele. Le Scritture che i cristiani chiamano Antico Testamento sono dunque aperte ad entrambi i modi. Una risposta alla Parola salvifica di Dio che sia conforme all’una o all’altra tradizione può dunque dischiudere l’accesso a Dio, sebbene spetti all’intervento divino determinare in che modo egli intenda salvare gli uomini in ciascuna circostanza”.

In base a questa unità tra Cristo e Parola di Dio la parte finale del documento è dedicata all’impegno comune ‘a favore della giustizia, della pace, della salvaguardia del creato e della riconciliazione in tutto il mondo’, evidenziando che ‘soltanto quando le religioni dialogano con successo la pace può essere realizzata anche a livello sociale e politico:

“Quando ebrei e cristiani, attraverso un’assistenza umanitaria concreta, apportano insieme il loro contributo alla giustizia ed alla pace nel mondo, offrono testimonianza dell’amorevole premura di Dio. Non più in discordante contrapposizione, ma cooperando a fianco gli uni degli altri, ebrei e cristiani dovrebbero adoperarsi per un mondo migliore”.

A questo si aggiunge anche un altro documento, ‘Fare la volontà del nostro Padre in cielo: verso un partenariato tra ebrei e cristiani’, sottoscritta da 25 rabbini ortodossi, in cui si riconosce che dal concilio Vaticano II gli insegnamenti ufficiali della Chiesa cattolica sull’ebraismo sono cambiati in modo fondamentale:

“La promulgazione di Nostra aetate ha dato avvio al processo di riconciliazione tra le nostre due comunità. Nostra aetate e i successivi documenti ufficiali della Chiesa da essa ispirati rifiutano in modo inequivocabile ogni forma di antisemitismo, affermano l’eterna Alleanza tra Dio e il popolo ebraico,

respingono il deicidio e sottolineano il rapporto unico tra cristiani ed ebrei, definiti ‘nostri fratelli maggiori’ da papa Giovanni Paolo II e ‘nostri padri nella fede’ da papa Benedetto XVI… Oggi gli ebrei sperimentano amore sincero e rispetto da parte di molti cristiani, espressi attraverso numerose iniziative di dialogo, incontri e conferenze in tutto il mondo”.

Il documento riconosce che sono più le cose in comune di quelle che dividono: “il monoteismo etico di Abramo; la relazione con l’unico Creatore del cielo e della terra, che ama e si prende cura di tutti noi; le sacre Scritture ebraiche; la fede in una tradizione vincolante; e i valori della vita, della famiglia, della rettitudine compassionevole, della giustizia, della libertà inalienabile, dell’amore universale e della somma pace nel mondo…

Nell’imitare Dio, ebrei e cristiani devono dare esempio di servizio, amore incondizionato e santità. Siamo tutti creati a immagine santa di Dio, ed ebrei e cristiani rimarranno dediti all’Alleanza svolgendo insieme un ruolo attivo nel redimere il mondo”.

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