Alla scoperta degli eremi dimenticati: Grotta di Sant’Angelo in Ripe – Civitella del Tronto

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Al confine tra Abruzzo e Marche, nel cuore della Montagna dei Fiori, è nascosto un tesoro scoperto dallo studioso Concezio Rosa alla fine dell’800: la Grotta di Sant’Angelo, riconosciuta come la più grande e importante delle cavità rupestri dei Monti della Laga. Da Ripe, frazione del comune di Civitella del Tronto, una stradina conduce al santuario solitario posto a circa 600 metri di altezza e bagnato dalle acque del fiume Salinello.

Entrando, ci si trova di fronte ad un ampio corridoio (di circa 30x30x15 metri) che si estende verso sinistra in una caverna suddivisa in varie piccole grotte, che venivano utilizzate come celle dagli eremiti benedettini. Verso destra si arriva nella grotta adibita a chiesa (di circa 25x10x10 metri) dedicata al culto di San Michele Arcangelo in cui vi sono due altari, uno dei quali in marmo risalente al 1200. Una scala di pietra conduce ad un enorme finestra naturale che affaccia sul mare.

Solo negli anni ’60 gli scavi archeologici condotti dall’Università di Pisa, hanno portato alla luce molti reperti che vanno dal Paleolitico superiore fino al Medioevo, quando la Grotta fu di nuovo adibita a culti con l’avvento del Cristianesimo. Sono stati ritrovati strumenti in pietra, punteruoli, lame, punte di frecce, resti faunistici dell’orso delle caverne e frammenti di ceramica impressa o dipinta più antica d’Italia. Tutto ciò ha portato alla realizzazione di un vero e proprio museo all’interno della grotta, che attraverso pannelli ed immagini raccontano la storia di questo luogo fatato.

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