La Chiesa e la dignità delle persone disabili

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Il 3 dicembre si celebre la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, istituita nel 1981, anno Internazionale delle Persone Disabili, per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza.

Dal luglio del 1993, questa giornata è diventata anche Giornata Europea delle Persone con Disabilità. Secondo quanto riportato dalla ‘Convenzione sui diritti delle persone con disabilità’, il fine da perseguire dovrebbe essere quello di proteggere ed assicurare il godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo, promuovendo la loro effettiva partecipazione ed inclusione all’interno della società.

Questa giornata aiuta a porre al centro la dignità, l’autonomia, l’indipendenza, la libertà di scelta, la partecipazione e l’inclusione sociale, il rispetto e la valorizzazione delle differenze e la disabilità come parte della diversità umana. Anche la Chiesa nel recente Sinodo della famiglia ha posto in evidenza la necessità di creare una rete di sussidiarietà per le famiglie che hanno persone con disabilità:

“Meritano grande ammirazione le famiglie che accettano con amore la difficile prova di un figlio disabile. Esse danno alla Chiesa e alla società una testimonianza preziosa di fedeltà al dono della vita. La famiglia potrà scoprire, insieme alla comunità cristiana, nuovi gesti e linguaggi, forme di comprensione e di identità, nel cammino di accoglienza e cura del mistero della fragilità. Le persone con disabilità costituiscono per la famiglia un dono e un’opportunità per crescere nell’amore, nel reciproco aiuto e nell’unità”.

Durante il giubileo del 2000 san Giovanni Paolo II nell’omelia per la giornata delle persone disabili disse che la Chiesa desiderava essere casa accogliente: “A quanti hanno responsabilità politiche a tutti i livelli, vorrei chiedere, in questa solenne circostanza, di operare affinché siano assicurate condizioni di vita e opportunità tali per cui la vostra dignità sia effettivamente riconosciuta e tutelata.

In una società ricca di conoscenze scientifiche e tecniche, è possibile e doveroso fare di più, nei vari modi che la convivenza civile richiede: dalla ricerca biomedica per prevenire la disabilità, alla cura, all’assistenza, alla riabilitazione, alla nuova integrazione sociale. Se i vostri diritti civili, sociali e spirituali vanno tutelati, è però ancor più importante salvaguardare le relazioni umane: relazioni di aiuto, di amicizia e di condivisione. Ecco perché vanno promosse forme di cura e di riabilitazione che tengano conto della visione integrale della persona umana”.

Nell’Enciclica ‘Evangelii Gaudium’ papa Francesco ha ribadito l’accoglienza delle persone disabili nella società gridando contro la ‘cultura dello scarto’: “Così come il comandamento ‘non uccidere’ pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire ‘no a un’economia dell’esclusione e della inequità’. Questa economia uccide…

Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello ‘scarto’ che, addirittura, viene promossa”. E nella visita al Cottolengo ha ribadito che il disabile è parte integrante della società: “Sono stati fatti grandi progressi nella medicina e nell’assistenza sociale, ma si è diffusa anche una cultura dello scarto, come conseguenza di una crisi antropologica che non pone più l’uomo al centro, ma il consumo e gli interessi economici…

Tra le vittime di questa cultura dello scarto vorrei qui ricordare in particolare gli anziani, che sono accolti numerosi in questa casa. La loro longevità non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa.

Questa mentalità non fa bene alla società, ed è nostro compito sviluppare degli ‘anticorpi’ contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non più degne di essere vissute. Con che tenerezza invece il Cottolengo ha amato queste persone! Qui possiamo imparare un altro sguardo sulla vita e sulla persona umana!”.

La Chiesa ha sempre chiesto dignità per le persone disabili, come è stato ribadito al n^ 2258 del Catechismo della Chiesa cattolica: “La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente”.

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